Milano
Omesso sgombero del Leoncavallo, il ministero vuole chiedere i 3 milioni di risarcimento agli occupanti
Il ministero è stato condannato a risarcire tre milioni alla famiglia Cabassi per il mancato sgombero del centro sociale milanese. Ora il Viminale vuole chiedere la somma agli occupanti
Omesso sgombero del Leoncavallo, il ministero vuole chiedere i 3 milioni di risarcimento agli occupanti
Se obbligato a pagare, il ministero dell'Interno si rivarrà sul Leoncavallo. È il senso della raccomandata del 9 dicembre 2024 che l'Avvocatura dello Stato ha inviato per conto del Viminale all'Associazione delle mamme antifasciste del Leoncavallo, dopo la condanna a risarcire 3 milioni di euro alla famiglia Cabassi per il mancato sgombero della sede via Watteau. Lo riferisce Il Giorno. A novembre la Corte d'appello ha condannato il Viminale a risarcire la società Orologio, dei Cabassi, per il mancato sgombero dello stabile, il cui rilascio era stato deciso nel 2003 e confermato dalla Cassazione nel 2010. Nella raccomandata i legali Maria Gabriella Vanadia e Riccardo Montagnoli hanno scritto: "Atteso che l'indisponibilità dell'immobile donde deriva la pretesa risarcitoria deriva dall'inosservanza della sentenza di condanna al rilascio da parte di codesta Associazione, si comunica sin d'ora che il Ministero dell'Interno intende rivalersi nei confronti dell'Associazione stessa e delle persone che hanno agito in nome e per conto di essa delle somme che dovesse essere costretto a corrispondere alla srl L'Orologio in adempimento della sentenza numero 2282/2024".
Il 24 gennaio al Leoncavallo la "giornata antisfratto
Nel frattempo, riferisce Ansa, il Leoncavallo si prepara alla giornata antisfratto del 24 gennaio e indice una assemblea pubblica nella sua sede il 18 gennaio alle 18, con una convinzione, ovvero che "la speculazione immobiliare" continua a "snaturare l'identità di Milano". "La mappa di Milano degli spazi sgomberati negli ultimi anni - spiega il centro sociale su Instagram - è una tappa ben visibile di un processo assai più ampio. Risultato dell'espansione immobiliare e di una politica che strappa dal tessuto della città esperienze storiche e diffuse di autogestione così come ha espulso decine di migliaia di abitanti".
Il Leoncavallo e tutti gli spazi pubblici, centri sociali, hanno prodotto da anni una storia politica, sociale e culturale nella città: tutto ciò - hanno sottolineato - rischia di andare distrutto in conseguenza della speculazione immobiliare, la quale incessante continua a snaturare l'identità di Milano annebbiandola di cemento, disuguaglianze, zone rosse". Lo storico spazio pubblico autogestito riporta una propria dichiarazione del 1993 che ritiene ancora attuale: "non ci interessano i lustrini del lusso e del 'decoro' ma reali opportunità di autodeterminazione individuale e collettiva. "Andare oltre oggi vuol dire ridisegnare la città sui bisogni della gente e non sui profitti dei padroni" e invita "per il coro delle voci di Milano" all'assemblea pubblica del 18 gennaio.
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