Omicidio Macchi, riesame Milano: inammissibile ricorso difesa
Il tribunale ha dichiarato 'inammissibile' "per carenza di interesse" il ricorso presentato da Binda
Il tribunale del Riesame di Milano ha dichiarato 'inammissibile' "per carenza di interesse" il ricorso presentato nei giorni scorsi dagli avvocati di Stefano Binda, accusato di aver ucciso Lidia Macchi il 5 gennaio 1987 con 29 coltellate a Cittiglio (Varese). I legali, in particolare, erano contrari alla proroga di tre mesi della custodia cautelare concessa dal gip Anna Giorgetti su richiesta del procuratore generale Carmen Manfredda e chiedevano di far cadere il pericolo di inquinamento probatorio prorogato dal gip di altri tre mesi.
Nel provvedimento, i giudici del Riesame sottolineano che, anche se dovesse venir meno l'inquinamento probatorio, Binda resterebbe lo stesso in carcere sussistendo i pericoli di fuga e reiterazione del reato individuati dal gip. Ne consegue, secondo i giudici, che Binda "non ha un interesse alla proposizione del ricorso in quanto deve trattarsi di interesse consistente in un vantaggio immediato e concreto riconducibile alla liberazione o alla sostituzione con una misura cautelare meno gravosa". Il tribunale si richiama a "una assestata giurisprudenza della Cassazione che ha ritenuto la carenza di interesse a impugnare un provvedimento cautelare alloquando viene messa in discussione la sussistenza di una sola delle esigenze cautelari". Binda resta quindi recluso nel carcere di San Vittore in cui si trova dall'11 gennaio scorso.