Milano

Ortomercato, fallimento dei sindaci. Moratti e Pisapia. E Sala...

Fabio Massa

L'Ortomercato è uno dei fallimenti della giunta Moratti, della giunta Pisapia e anche della giunta Sala. Ecco perché

Partiamo da qui. "Il problema del mercato ortofrutticolo è che noi lavoriamo in un'area infrastrutturale nata nel 1965 e pensata per il tipo di lavoro che si faceva 50 anni fa". E ancora: "Questa struttura porta a un'organizzazione del lavoro poco funzionale e problematica. Se si entra oggi in un centro logistico con un camion questo attacca a una ribalta. Ecco da noi la ribalta non c'è. Questo implica un'organizzazione del lavoro anacronistica con se società e 500 persone che lavorano di notte. Una situazione che comporta logiche e prassi del passato". Le parole sono quelle di Cesare Ferrero, presidente dell'Ortomercato, a Luca De Vito di Repubblica. Diciamolo chiaro, e poco diplomatico.

L'Ortomercato è uno dei fallimenti della giunta Moratti, della giunta Pisapia e - in quota parte - della giunta Sala. Fallimenti, senza ombra di dubbio. Anche se di intensità diverse. Letizia Moratti, ad esempio, aveva almeno ipotizzato di spostare il mercato, e stava facendo passi concreti. Era il 2007 e si parlava di Cittadella del Gusto, insieme alla Cittadella della Giustizia. E invece nulla, nisba. E dire che i presupposti c'erano tutti: si sarebbe liberata un'area ampia di "una superficie complessiva di 445.000 mq., suddivisa in 4 padiglioni di esposizione e vendita. Ovviamente in via Lombroso, a due passi da Corso Lodi e da viale Forlanini. Insomma, centro città, là dove nell'ultima ricerca di Confedilizia un metro quadro di un appartamento costa di media 6mila euro. Un paio di moltiplicazioni e il gioco è fatto: se davvero l'area dell'Ortomercato fosse ceduta ai privati si tratterebbe di un affare da centinaia di milioni di euro". (Affaritaliani.it ne scriveva qui: http://www.affaritaliani.it/milano/ortomercatoCITTADELLAMI1004.html?refresh_ce). Allo spostamento e alla creazione di un museo del gusto e di un'area nuova e attrezzata concorreva l'opportunità politica: Milano era in corsa per Expo 2015, tema centra il cibo. Non se ne fece nulla, tra gli strepiti di chi disse che quello era un ulteriore sacco da parte degli immobiliaristi.

Poi, Pisapia. Il 20 gennaio 2012 Franco D'Alfonso, l'ideologo arancione, ai tempi assessore al Commercio, spiegava ad Affari: "Che ci debba essere un ripensamento strategico sui mercati generali è fatto notorio. Per quanto riguarda le aree, è il Comune che decide perché la Sogemi non ha aree". E ancora: "La mia opinione è che l'Ortomercato sarebbe meglio spostarlo. Prima di tutto perché costruire un nuovo Ortomercato, in termini di struttura societaria e immobili, funzionale a un nuovo piano strategico significa tagliare la continuità con il passato. Questo è un bene. E poi il costruire ex novo piuttosto che ristrutturare è più semplice. Secondo me bisogna spostarsi da un'area che adesso è molto centrale verso Nord. Così ci si potrebbe peraltro raccordare con i trasporti su ferro, anche in un'ottica di export".

Leggiamo il programma di Beppe Sala, fumoso sul punto. " È tempo di lanciare gli Stati generali dell’agricoltura metropolitana: da un lato, confermando l’attenzione e l’orientamento strategico dell’amministrazione nel consolidare la produzione agricola metropolitana, anche rimettendo in gioco il ruolo dell’Ortomercato e la sua impattante logistica, dall’altro orientando l’attività colturale verso prodotti ad alto valore aggiunto e non a mere commodities". Fumoso: spostamento o non spostamento? Non si capisce. Il 10 maggio 2017 Ilaria Carra su Repubblica parlava di un progetto di demolizione e ricostruzione del padiglione del 1965. Niente spostamenti: "Due lunghe stecche al posto dei quattro padiglioni che, con mezzo secolo d'età, verrebbero demoliti. Un progetto da realizzare nei prossimi tre anni, se avrà il via libera potrebbe essere dunque portato a termine entro la fine del mandato Sala", scrive la giornalista. Il 19 febbraio 2018, quasi un anno dopo, il Consiglio comunale ha approvato la “Proposta per il nuovo Padiglione Ortofrutta” di via Cesare Lombroso-viale Molise, presentata da SoGeMi. Quindi, inizia la ristrutturazione. Da quel 2007 in cui la Moratti parlava di spostamento sono passati la bellezza di 11 anni. E che cosa è successo spostando il fuoco dalla cronaca politica a quella giudiziaria e nera? Di tutto.

Iose Dioli, "storico" ispettore di Sogemi, dieci anni fa ha avuto la casa bruciata. Il 28 maggio una busta con proiettili. In mezzo tutto il repertorio di intimidazioni. Andiamo in ordine sparso. Nel 2013 addirittura il presidente Predeval aveva dovuto usare la scorta, dopo le minacce. La Stampa, 27 gennaio 2017: "Scrivono i giudici calabresi nell’ordinanza che ha portato i Ros dei carabinieri ad eseguire 33 ordini di custodia tra Calabria e Lombardia: «E’ stato accertato come la P&P Foods attraverso la Oropiazzola e La Polignanese, aziende inserite nel mercato ortofrutticolo milanese, per il tramite del consorzio Copam di Varapodio in Calabria, assicurasse la fornitura dei prodotti garantendo con le tradizionali tecniche di intimidazione, prezzi di acquisto vantaggiosi e il buon esito delle operazioni commerciali»". 22 dicembre 2004, Corriere della Sera: "L’esplosione di una bomba carta provoca però attimi di terrore, alle 6.45 di ieri, tra i capannoni dell’ortomercato. «Abbiamo sentito un botto – raccontano grossisti e clienti al lavoro – siamo usciti, ma non abbiamo visto nessuno». Mentre riprendono gli scambi di frutta e verdura, arrivano le volanti della polizia, poi gli investigatori della Squadra mobile. Partono le indagini, senza escludere alcuna ipotesi: vendetta per uno sgarro tra rivenditori, avvertimento alla Sogemi (società comunale che gestisce i mercati), petardo lanciato a caso".

Una lunga via crucis, con più stazioni della Transiberiana. E' ora di fare in fretta, perché l'Ortomercato è una sfida che la Milano del post Expo non può perdere.

fabio.massa@affaritaliani.it







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