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Outlet Serravalle: licenziato perché non parla arabo
L'Outlet di Serravalle

Outlet Serravalle: licenziato perché non parla arabo

IMPRESE-LAVORO.COM Milano - Il racconto di Maurizio Minnucci su Rassegna Sindacale. “Sulle prime sono rimasto basito. Mi sembrava uno scherzo, davvero non capivo. Oggi, dopo qualche giorno, passo da uno stato d’animo all’altro, vivo tra lo stordimento e la rabbia”. A parlare è Alexander Delnevo, 37 anni, licenziato da un giorno all’altro dal negozio della Lardini, marchio di alta sartoria all’interno dell’Outlet di Serravalle Scrivia (Alessandria). Il suo, però, non è un licenziamento come gli altri. O almeno così sembra, se mettiamo insieme vari indizi: due anni fa, infatti, come delegato della Filcams fu in prima linea nella famosa battaglia contro le aperture estive in quel centro commerciale; successivamente è stato in distacco sindacale con la Filcams per la gestire la contrattazione di filiera dell’Outlet di Mc Arthur Glen. Quando, infine, decide di tornare al lavoro nel negozio per motivi personali (“sono appena diventato papà e voglio dedicarmi il più possibile alla mia famiglia”, spiega), ecco arrivare il benservito. Difficile non legare la sua storia recente con il fatto che oggi sia stato messo alla porta.

“Avevo un appuntamento per venerdì scorso – racconta il diretto interessato a Rassegna Sindacale – ed ero certo di avere tutto in regola, anche le comunicazioni preventive da parte mia e del sindacato. Praticamente aspettavo solo la divisa e i turni, però mi hanno detto di non presentarmi al mattino e poi nel pomeriggio è arrivata la lettera col preavviso di licenziamento. Con loro non ho neppure avuto modo di parlare”. È qui, in questa lettera, la motivazione che più fa rabbia. Tra le ragioni della sua esclusione ci sarebbe il fatto che Alexander non parla l'arabo. “Loro sostengono di essere alla ricerca di personale che conosce arabo, russo e francese. Guarda caso, però, l'unica lingua che non citano è l’inglese, che io parlo perfettamente. Vi posso dire che negli anni non ho mai avuto la necessità di interloquire in altre lingue; si fa tutto tranquillamente con l’inglese, specie con la clientela asiatica della Corea e del Giappone che è la nostra principale. Quindi questa cosa dell’arabo e del russo proprio non la capisco. In più, a quanto ne so, l’azienda è sana e infatti negli ultimi anni non hanno fatto licenziamenti. Soltanto una collega se n’è andata, ma è stata una sua scelta personale. Poi è vero che adesso hanno costo maggiore legato alla presenza di un nuovo responsabile, ma è anche vero che ne hanno uno in meno per la collega che dicevo prima”.

Insomma, aggiunge Alexander, “quello della lingua mi sembra un po’ un pretesto se lo colleghiamo al mio impegno sindacale, prima con la protesta di Pasqua di due anni fa, poi con il distacco alla Filcams durante il quale mi sono occupato proprio di relazioni sindacali e della contrattazione di filiera. Il mio mattoncino per i nostri diritti di lavoratori l’ho messo, lo rivendico e ne sono orgoglioso. E oggi, a miei occhi, questo licenziamento era completamente inaspettato”. La prima contromossa è una manifestazione che si terrà domani (4 luglio) alle 17 davanti al centro commerciale, cui seguirà una conferenza stampa in vista dell’incontro tra le parti all’Ispettorato del lavoro che è stato fissato al prossimo 11 luglio per dirimere la questione.

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