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Milano
Paderno, il 17enne: "Ho deciso di ucciderli la sera della festa". Convalidato l’arresto

Strage famigliare a Paderno Dugnano

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È stato convalidato l’arresto per il 17enne, reo confesso della strage familiare compiuta nella notte fra il 31 agosto e il primo settembre a Paderno Dugnano, nel Milanese.  Parla di "singolare ferocia e accanimento nei confronti delle vittime", ma anche di "preordinazione dei mezzi" e di "propensione a cambiare e 'aggiustare' la versione dei fatti", la gip per i minori di Milano che ha disposto la custodia in carcere minorile per il 17enne che ha compiuto la strage di Paderno Dugnano, nel Milanese, e accusato di triplice omicidio pluriaggravato anche dalla premeditazione. Premeditazione riconosciuta dalla gip Pietrasanta. La giudice evidenzia anche la "pericolosità sociale" del ragazzo e la sua "incapacità" a "controllare i propri impulsi". Nel frattempo la difesa del ragazzo sta lavorando alla nomina di un consulente per accertamenti psicologici e psichiatrici. Nei prossimi giorni il legale Amedeo Rizza depositerà la nomina del consulente agli atti del procedimento. Un lavoro utile per un'eventuale richiesta di perizia psichiatrica al Tribunale per i minorenni di Milano per accertare se il ragazzo fosse capace o meno di intendere e di volere al momento dei fatti. 

Il racconto del 17enne: "Quando si sono addormentati sono sceso a prendere il coltello"

Nella giornata di giovedì 5 settembre il giovane ha raccontato nei dettagli la strage familiare e come sarebbe stata concepita nella sua mente.  "Quando si sono addormentati sono sceso, ho preso una maglietta nera e l'ho divisa a metà per impugnare il coltello, perché avevo intenzione di pulire il coltello per fare incolpare altri". Evidenze, come confermato dalla gip Pietrasanta, che si sarebbe trattato di un triplice omicidio premeditato. Il ragazzo ha anche fatto mettere a verbale che, dopo aver aggredito il fratello con decine di coltellate, è andato "in camera dei miei genitori". Loro, ha proseguito, "hanno acceso la luce, io ero davanti a loro con il coltello in mano. Loro mi hanno detto di stare calmo, sono venuti in camera con me e lì li ho aggrediti".

Il verbale del 17enne di Paderno: "Nessun conflitto con i famigliari ma clima relazionale competitivo"

Nelle relazioni, allegate agli atti, di psicologi, che si stanno occupando del suo caso, si mette in luce che il ragazzo parla di un "clima competitivo" che c'era in famiglia, ma anche nello sport e più in generale nella società. Un "clima relazionale - scrivono - percepito come critico e competitivo". Delle ultime sue vacanze estive, con familiari e amici, dice che erano state "serene", o almeno così le ha descritte. In famiglia, ha detto ancora nei colloqui, "se c'era il pretesto di litigare io cercavo di non farlo". Ha riferito di non ricordare alcun "episodio di conflittualità con i propri famigliari". E ha raccontato che quell'estate leggeva libri sulla "seconda guerra mondiale" e pensava, anche quando sentiva i propri familiari lamentarsi per "cose materiali", "che c'erano altri che pativano sofferenze maggiori".

"Ho deciso di uccidere la mia famiglia la sera della festa"

"E' la sera della festa che ho pensato di farlo, non avevo ancora ideato questo piano, pero' avevo pensato di usare comunque il coltello perche' era l'unica arma che avevo a disposizione in casa. Se ci avessi pensato di piu' non l'avrei mai fatto, perche' e' una cosa assurda". Ha spiegato anche che gia' da "qualche anno" in lui era maturata "l'idea di vivere piu' a lungo delle persone normali, anche per conoscere il futuro dell'umanita'".

"Ho compiuto questo gesto perché pensavo in quel momento che potesse essere la soluzione a un malessere che provavo da giorni, ma non ce l'avevo con la mia famiglia, non ci pensavo dal giorno prima, anzi pensavo anche ad altre soluzioni come andarmene di casa". E' quanto avrebbe detto, come ha sintetizzato il suo legale, il 17enne autore della strage di Paderno Dugnano, nell'interrogatorio davanti al gip per i minorenni durato circa un'ora e mezza.

"Era da questa estate che stavo male, mi sentivo un estraneo"

Il ragazzo che ha ucciso genitori e fratello ha spiegato agli inquirenti che ai genitori che gli chiedevano "se c'era qualcosa che non andava perche' mi vedevano silenzioso" rispondeva che "andava tutto bene" anche se era da questa estate che stava male. "Ero un po' a disagio. Nel vivere quotidianamente mi sentivo un estraneo anche con le altre persone. Non ne ho parlate con nessuno. Anche con i miei amici mi sentivo estraneo. E' da questa estate che sto male, ma gia' negli anni scorsi mi sentivo distaccato dagli altri. Forse il debito in matematica puo' avere influito. Percepivo gli altri come meno intelligenti e spesse non mi trovavo in certi ragionamenti e ritenevo che si occupassero e preoccupassero di cose inutili. Tendevo a distaccarmi da queste situazioni".

L'avvocato del 17enne: "La misura più idonea sarebbe la comunità"

"La misura piu' idonea per un fatto grave per un ragazzo che quando uscira' sara' ancora giovane sarebbe quella di una comunita'". Lo ha detto Amedeo Rizza, l'avvocato del 17enne. Attesa per il pomeriggio la decisione del Gip Laura Margherita Pietrasanta.  "Chiederemo un incontro per i prossimi giorni con i nonni che non vogliono abbandonarlo", ha spiegato ai cronisti Rizza.

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