Palazzina esplosa, 30 anni a Pellicanò: pena ridotta, niente ergastolo
Uccise la compagna da cui si stava separando e due vicini di casa, confessando poi i fatti.
Niente ergastolo per Pellicanò: 30 anni di carcere all'uomo che fece saltare in aria la palazzina di via Brioschi
Non più l'ergastolo, ma 30 anni di carcere. La Corte d'Appello di Milano ha ridotto la condanna di Giuseppe Pellicanò, il pubblicitario accusato di strage e devastazione per avere provocato un'esplosione in un palazzo di via Brioschi, causando la morte della ex compagna e di una coppia di vicini di casa.
ll sostituto procuratore generale Daniela Meliota aveva chiesto di confermare la condanna al carcere a vita per Pellicanò. L'imputato aveva letto una lettera, prima che i giudici della Corte d'Assise d'Appello si ritirassero in camera di consiglio, spiegando di essere venuto in aula per guardare in faccia le persone a cui ha fatto del male e assumendosi tutte le responsabilità di quanto accaduto. Dopo la lettura del verdetto ha stretto la mano ai suoi legali.
A causa dell'esplosione, il 12 giugno del 2016, persero la vita Micaela Masella, dalla quale Pellicanò si stava separando, e la coppia di vicini di casa marchigiani, Chiara Magnamassa e Riccardo Maglianesi, entrambi 27enni. Nello scoppio rimasero anche ustionate le due figlie della coppia Pellicanò-Masella, di 7 e 11 anni.
Processo svolto con rito abbreviato: sconto di un terzo della pena
Il processo si è svolto col rito abbreviato, quindi con lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. Il 19 giugno del 2017 il gup Chiara Valori aveva condannato all'ergastolo in primo grado Pellicanò, disponendo anche la pena accessoria della sottrazione della potestà genitoriale. Secondo le indagini, il movente della strage fu la depressione nella quale piombò Pellicanò alla prospettiva della separazione dalla compagna e madre dei suoi figli. Una perizia svolta in primo grado aveva stabilito che l'uomo era affetto da un vizio parziale di mente quando, nella notte tra l'11 e il 12 giugno del 2016, svitò il tubo del gas nel suo appartamento causando la deflagrazione, circostanza confessata da Pellicanò subito dopo l'arresto. Davanti agli inquirenti, aveva spiegato di ricordare solo "per fotogrammi" quello che era successo, anche a causa degli psicofarmaci assunti contro l'ansia e l'insonnia.
"Noi siamo già stati condannati all'ergastolo da Pellicanò, l'ergastolo del dolore". Lo ha detto la madre di Riccardo, una delle vittime dell'esplosione. "L'ergastolo l'abbiamo avuto noi - ha proseguito la signora Francesca - la cosa si è ribaltata. L'avvocato ha parlato di speranza, ma noi quale speranza abbiamo? Nessuna. Pellicanò che cosa ci ha lasciato?". La signora Francesca ha ricordato inoltre la brillante carriera del figlio e della sua fidanzata, ma poi ha constatato che "l'unico protagonista di questa sera è il dolore. A noi la sentenza di oggi non cambia niente, la giustizia ha fatto il suo corso, ci sta bene anche così". Da parte sua però anche parole di speranza: "La speranza c'è: la dà la fede che un giorno in qualche modo Chiara e Riccardo ci verranno restituiti. Non sappiamo in che maniera ma sarà meravigliosa". Ad oggi l'unica esigenza è quella di "cercare di dimenticare tutto e vivere in questa attesa. Vivremo nel nostro dolore però a testa alta", ha concluso.
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