Milano

Parisi: “Fi è morta e Sala stravincerà se il cdx non torna a fare proposte”

Amelia Cartia

In un'intervista rilasciata ad Affaritaliani.it Milano, Stefano Parisi analizza lo scenario politico milanese in vista dell'elezione del sindaco nel 2021

Parisi: “Fi è morta e Sala stravincerà se il cdx non torna a fare proposte”

La destra, per come la conosceva Milano, non esiste più. Al suo posto un nucleo forte di sovranismo, che si appresta a far la parte del leone alle prossime amministrative. L’analisi di Stefano Parisi, candidato dell’area liberale alle amministrative del 2016 è chiara: se la destra vuol pesare qualcosa, riparta dai contenuti. Questo il punto centrale dell'intervista che Parisi ha rilasciato ad Affaritaliani.it Milano.

Parisi, quali sono le prospettive per il centrodestra su Milano?
Il panorama è completamente cambiato rispetto al 2016: allora i partiti liberali e moderati avevano il 40% e la Lega il 10, oggi la situazione è radicalmente modificata. Anche se Milano non è in tutto come il resto d’Italia, la riduzione del peso dell’area liberale e moderata si farà sentire alle amministrative del 2021, il tema sarà capire su quale candidato si intenderà puntare.


Non conta di essere lei quel candidato?
Attualmente io mi ritrovo di meno all’interno di un centro destra a guida radicale e populista.
Infatti abbiamo costruito Piattaforma Milano per rivitalizzare l’area liberale: vedremo se nel prossimo anno saranno in grado di farcela.


Lei vede dunque il centro destra squilibrato verso un’area estrema?
Non sono io a dirlo, è una realtà nazionale: Forza Italia sta al 7%, quell’area non ha più peso. 


Forza Italia è al capolinea?
Non essendo stata in grado di rinnovarsi, e avendo minacciato chiunque volesse provare a fare qualcosa di nuovo, è destinata a finire. Occorre ripartire dai valori fondamentali: è l’idea che abbiamo lanciato con Piattaforma Milano, che ha raccolto 5.000 votanti già al coordinamento, numeri che non si vedevano neanche ai congressi di FI. 

Qual è secondo lei il futuro di Milano?
Bisogna fare. Prendiamo il caso dello stadio: Albertini non avrebbe avuto dubbi a demolire lo stadio e riqualificare tutta l’area come è avvenuto con la zona Garibaldi: invece adesso abbiamo la proposta di fare di San Siro un patrimonio dell’Unesco. Si tratta di innovazione contro conservazione, sono proprio due destre diverse. Albertini e Moratti erano dinamici, se non torniamo a quel modello faremo come la peggior sinistra conservatrice.

Sinistra conservatrice? Quasi controtendenza.
Come controtendenza? Ma no, è così: non ci sono stati veri scatti. Pisapia non ha fatto nulla di significativo: bastava togliersi gli occhiali rosa e guardare la realtà. E Sala ha solo vinto l’assegnazione per le Olimpiadi, la Sinistra fa fatica a cambiare. Milano ha bisogno di concentrare su di se capacità innovativa, riqualificare le periferie ricostruendo le case popolari in una cultura moderna di housing sociale inclusivo. La Sinistra ha fatto molta retorica, ma di fatto Milano sfrutta ancora un’immagine positiva guadagnata ai tempi di Albertini.

Milano può vivere di rendita?
Insomma. Certo, Sala è equilibrato. Ed probabile che Sala rivincerà, davanti al nulla del centro destra.

A suo tempo, la Lega pesò molto sulle amministrative.Senza la Lega, adesso, racconteremmo una Milano diversa?
Ci sono tre anime della Destra. Oggi Forza Italia non c’è più, e il tema vero è questo: se la Lega e Fratelli d’Italia sono in grado di capire che per vincere non basta illudere l’elettorato di cose che non vengono fatte, ma governare cambiando l’assetto della città, allora saranno loro a prendere in mano il futuro. Come sta succedendo in effetti per mano di Salvini, perché in FdI sono più moderati: se Salvini non sarà in grado di prendere quella tradizione e non cambierà nulla, rischiamo di perdere. Anche perché le amministrative non sono come le politiche: la Lega stessa ha dimezzato i voti quando si è presentata contestualmente alle Europee e alle comunali. Il centrodestra deve solo capire che se vuole governare deve riprendere in mano se stesso.

Lei ha il nome del candidato ideale?
No, e se lo avessi non glielo direi.

Ci abbiamo provato.
Non è facile. Sala vive di una forte spinta positiva. Posso dire che il candidato del centrodestra non dovrebbe essere un dirigente della Lega, perché in quel caso Sala vincerebbe a mani basse.

Quindi un politico, non un tecnico?
Io, non per parlare di me, ma allora sono arrivato molto vicino alla vittoria. Lo scontro fra Sala e Parisi è stato di qualità, due figure che riuscivano a interpretare professionalità e serietà e anche visione politica alternativa. I milanesi sono molto concreti quando si tratta di Palazzo Marino, non si fanno prendere da ideologie, vogliono che risolvano i problemi. La proposta deve essere di contenuto: se la battaglia sarà basata solo sugli slogan, Sala vincerà a mani basse.
 








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