Milano

Park Hyatt Milano, ecco Simone Giorgi: intervista esclusiva al General Manager

di Krystel Lowell

Il poliedrico Simone Giorgi racconta ad affaritaliani.it Milano i segreti della sua professione

Park Hyatt Milano, ecco Simone Giorgi: intervista esclusiva al General Manager

Direttore, ci racconti la sua carriera professionale…

La mia carriera è maturata tra studi, viaggi e passioni, mi definirei un professionista poliedrico. Dopo la scuola alberghiera ho iniziato a fare esperienza all’Enoteca fiorentina Pinchiorri di via Ghibellina. Una palestra eccezionale dove i Maestri Giorgio Pinchiorri e Anne Feolde mi hanno dato l’impostazione per il mio lavoro, per la mia vita. Ora, con una storia di 50 anni, questo luogo magico vanta ben tre stelle Michelin. Una cantina conosciuta in tutto il mondo. Da lì poi ho iniziato a viaggiare, prima in Inghilterra, poi in Costa Smeralda e all'Argentario dove, tra l'altro, venne girato il film capolavoro “Non ci resta che piangere” con Troisi e Benigni. Poi in Svizzera a St. Moritz e a Madonna di Campiglio. La mia curiosità per l’enologia e cocktail, mi ha portato a diplomarmi a Siena come sommelier AIS professionista. Con il lavoro mi sono finanziato gli studi. La mia grande passione per i cocktail mi fa vincere nel 1992 il Campionato del mondo di Bartender IBA (International Bartender Association) Martini Grand Prix ad Otard in Francia con 60 partecipanti da 40 Paesi.

Una passione che crea una nuova figura, quella del “Food and Beverage manager” che la lancia verso i vertici dell’hotellerie…

Esattamente. Negli anni 90, anche da noi in Italia, prende piede, sull’esempio americano, la figura del “Food and Beverage manager”. Mi reco quindi negli USA alla “Cornell University” per imparare questo lavoro. Dopo ad aver conseguito il diploma inizio ad appassionarmi anche agli champagne e divento “ambassador champagne”. Mi trasferisco in Francia per studiare tutte le Cantine più importanti e le viticulture. Mi chiama quindi il Gruppo “Orient Express” per il “Belmond” di Portofino e “Villa San Michele” a Firenze.  Negli anni 2000 vengo poi selezionato da Leonardo Ferragamo come “Food and Beverage manager” per la sua catena di ospitalità di lusso “Lungarno Collection”. Un grande imprenditore che per primo ha unito la moda con l’ospitalità. Nel 2003 vengo chiamato qui al “Park Hyatt” come Direttore Food & Beverage. Resto per 5 anni e poi vado in StarHotel come Direttore Operativo Italia ed Estero. Mi occupo in particolare di Parigi e New York e di tutta la Collection italiana che oggi rappresenta gli alberghi  “Michelangelo” di New York, lo “Splendid Venice” di Venezia e il “Grand Hotel Rosa” a Milano. Nel 2008 accetto la sfida di aprire il “Salviatino” di Firenze come Direttore Generale che dirigo per 4 anni, poi il coronamento del sogno di una vita, dirigere il JK Palace a Capri. Tre anni di luna di miele finché, per problemi di famiglia, devo tornare a Firenze come Direttore del “Villa Cora”. Dal 2018 dirigo il Park Hyatt qui a Milano.

Ma questo amore quando e dove nasce?

L’amore per il mio lavoro nasce in tenera età. Ero attratto della serie televisiva “The Love Boat” dove ammiravo persone di classe, lusso, donne e uomini bellissimi, e lì capisco che quello è un settore che mi piacerebbe conoscere e sognavo, un giorno, di poter lavorare in un posto così.

Quali gli elementi fondamentali del Suo lavoro?

Innanzitutto sono la serietà che sembra una cosa ovvia, ma non lo è. Professionalità, esperienza e dedizione al lusso in tutte le sue sfaccettature. Ho iniziato a lavorare a 14 anni, sono quindi più di 40 anni che mi occupo di ospitalità. Come dico ai più giovani, senza il sacrificio non si arriva a niente.

Perché venire al Park Hyatt a Milano?

Chi viene al Park Hyatt è alla ricerca del lusso a 360 gradi. Io penso che esistano due tipi di lusso, un lusso fatto di cose e un lusso fatto di persone e di servizi. Sono complementari. All’Hyatt di via Tommaso Grossi, 1 ci sono entrambi, c’è un lusso fatto di dettagli e di servizi, ma in particolar modo di persone. Io credo molto nelle persone. Sono loro che fanno la differenza. E qui da noi la fanno.

Come sono cambiate le abitudini degli ospiti negli ultimi anni?

Ci sono stati più cambiamenti negli ultimi anni che in 50 anni di storia. Innanzitutto quello che si riscontra maggiormente è che gli ospiti di oggi si aspettano molto di più di ieri. Oggi c'è molta più scelta, c'è anche molta più selezione, c'è anche la possibilità di essere molto più critici, perché abbiamo ormai un'informazione velocissima, anche attraverso i social, che ci mette di fronte a situazioni anche delle volte un po' scomode. E’ tutta questione di aspettative, sono cambiate moltissimo le quelle degli ospiti, sono molto più elevate. I clienti sono molto più esigenti, più attenti rispetto a prima e meno tolleranti. Rispetto a qualche anno fa però trovare professionisti adeguati per fare questo tipo di lavoro è sempre più difficile.

Un’ultima domanda. Si parla tanto di sostenibilità, voi in che modo lo siete?

La sostenibilità è un concetto ampio che investe numerosi ambiti, non solo quello ambientale. La sostenibilità implica un benessere ambientale, sociale ed economico costante e crescente. Ecco allora la grande attenzione del nostro Gruppo al tema del lavoro e del rispetto e salvaguardia dei lavoratori e delle persone.  Per quanto riguarda l’ambiente cerchiamo di evitare lo spreco energetico e siamo attenti nella scelta dei fornitori che devono attenersi a particolari requisiti. Anche il rispetto del cibo è un tema che ci sta particolarmente a cuore.  Il nostro hotel è poi 100% Plastic Free, a partire dagli spazzolini da denti, fino alla bottiglietta dell'acqua.








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