Milano

Partito Lgbt? I Sentinelli “Politica e diritti fuori da orientamento sessuale”

Luca Paladini (I Sentinelli): "Partito gay a Milano? Un passo indietro sulla questione dei diritti. Una riproposizione di Forza Italia in sala Lgbt+"

Partito Lgbt? I Sentinelli “Politica e diritti fuori da orientamento sessuale”

“È un passo indietro sulla questione dei diritti", un “partito settoriale” così “ poco attento all'intersezionalità”. Non usa mezze parole Luca Paladini, fondatore e portavoce dei Sentinelli di Milano, per commentare la nascita del "Partito gay per i diritti Lgbt+" in corsa alle Comunali milanesi del 2021 il cui referente è l'avvocato 46enne, Mauro Festa, che si è concesso in un'intervista al Corriere della Sera per spiegare i motivi della genesi della nuova formazione politica identificata con l'orientamento sessuale. Per il portavoce dei Sentinelli, movimento da anni impegnato nelle battaglie su diritti e discriminazioni, la nascita della lista elettorale Lgbt+ che potrebbe avere un proprio candidato sindaco in corsa per Palazzo Marino il 10 e 11 ottobre è tutt'altro che una buona notizia. “Non mi faccio ovviamente bastare che una persona abbia il mio stesso orientamento sessuale per votarlo. Un partito mi deve dire cosa ne pensa del diritto alla salute, della sanità pubblica o privata, di immigrazione, del diritto alla casa, dei diritti umani in generale” dichiara il leader dei Sentinelli ad Affaritaliani.it Milano. “Ho letto che si definiscono liberali” dice Paladini. “Che cosa sono allora: la riproposizione di Forza Italia in salsa Lgbt?” si domanda polemicamente.

 

E lancia una stoccata: il partito gay? “In realtà è fuori dai partiti” perché “essere gay non identifica quanto una persona sia sensibile su determinate questioni” e non vorrei che ”i media cadessero nell'errore per cui il partito gay diventa l'interlocutore di fronte a fatti di cronaca o battaglie, perché nessun partito può rappresentare in toto il variegato mondo Lgbt+. È una riflessione che all'interno dei Sentinelli stiamo facendo in tanti”.

 

Il consenso? Si dice scettico anche sulla capacità concrete del neonato cartello elettorale di rompere le uova nel paniere nel campo del centrosinistra o della sinistra, portando via i voti ai due candidati sindaco oggi in corsa: Beppe Sala e l'architetto e ingegnere Gabriele Mariani, candidato della sinistra con Milano in Comune e i comitati ambientalisti, che a sua volta è omosessuale ma ha deciso di non farne una bandiera politica per la propria campagna elettorale.

 

“C'è un mondo fuori – dice Paladini ad Affaritaliani.it Milano – fatto di storico associazionismo, di genitori con figli omosessuali, di reti legali di avvocati, l'universo trans da anni impegnati in battaglie trasversali”. L'idea che si possa racchiudere tutto ciò in una sigla elettorale “rischia di far perdere di valore nel momento in cui si vuole prendere una posizione anche apartitica” come “noi abbiamo più volte fatto nel criticare Beppe Sala o apprezzandolo”.







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