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Pazzali: "L'ospedale è quasi pronto. Questo il conto per donare"

Pazzali: "L'ospedale è quasi pronto. Questo il conto per donare"

Enrico Pazzali, il presidente di Fondazione Fiera, in una intervista ad Affaritaliani.it Milano assicura: "L'ospedale si farà. Avremo il via libera tra stasera e domani. L'obiettivo è di arrivare in dieci giorni a portare i primi malati. Chi vuole donare può farlo". TUTTE LE INFORMAZIONI PER DONARE QUI:

IBAN: IT18Y0306909606100000162571
causale: Fondo Fondazione Fiera per la lotta al coronavirus - Ospedale in fiera
INTESTAZIONE: Fondazione di Comunità di Milano Città, Sud Ovest, Sud Est e Adda Martesana Onlus

Enrico Pazzali, l'ospedale si farà? Quando vedremo i primi pazienti?
L'ospedale si farà dopo che avremo avuto il via libera sul progetto tecnico. Penso tra stasera e domani. L'obiettivo è di arrivare entro 10 giorni a portare i primi malati nei monoblocchi. Questa è la sfida. Ma non il mio auspicio: il mio auspicio è che abbiamo lavorato inutilmente. Perché vorrebbe dire che il coronavirus si è fermato, che la curva si è interrotta. Non vorremmo doverlo utilizzare, questo ospedale.

Pensa che ci sia stato un contrasto sinistra destra sull'ospedale in Fiera?
No. Non penso. C'è un gruppo granitico in Regione di persone che stanno lavorando al progetto notte e giorno. C'è solo supporto e nessun individualismo, personalismo. E' un gruppo dove non ci sono né colori, né opinioni politiche, né pensieri diversi: c'è solo l'impegno a cercare di salvare vite umane.

Avevate annunciato 400 posti. Adesso ne prevedete 200. Perché?
Perché è cambiato il progetto. Avevamo pensato a un ospedale da campo con un numero di letti pari a 400. Ma in due giorni di riflessione è diventato un vero ospedale temporaneo, non da campo. Parliamo di un ospedale con radiologia, tac, sala operatoria. Abbiamo riprogettato tutto da capo. Abbiamo riposizionato i moduli, ognuno dei quali conterrà 7-8 letti, perché siano indipendenti e per limitare la mobilità tra i blocchi. Ogni modulo avrà docce, bagni, punto di ristoro. Il catering li rifornirà autonomamente. Ogni blocco vivrà di vita propria. Alla fine i letti saranno pari a 200-250.

Ma la fiera è grande. Potreste dover usare anche gli altri padiglioni?
Speriamo proprio di non doverli usare.

Come è il rapporto con Bertolaso?
Lo conosciamo tutti, Guido Bertolaso. Non devo raccontare io che cosa fa. Sicuramente ha dato basi solide al progetto. E soprattutto ha dato fiducia a tutti. E' con noi, lavora nell'ufficio a fianco al mio, lo vedo operare dalla mattina presto a notte fonda. Ma sono due cose che mi hanno colpito. La prima è la sua determinazione. E la seconda è la sua umanità. Il primo giorno ha visitato Lodi e Cremona. E' un uomo che ha visto terremoti, emergenze. Eppure è tornato con una emozione particolare, segno di un tratto umano profondo.

Torniamo all'ospedale. Il punto dolente è il personale.
Questa è la sfida più grande. Personalmente seguo le strutture, poiché non mi sono mai occupato di gestire il personale sanitario. Ma in Regione ci sono l'assessore Gallera, il direttore generale Caiazzo e i primari, che sono una forza della natura. Stanno gestendo loro questa parte. E lo stanno facendo bene. Basti ricordare che da quando è partita questa follia del virus le unità di terapia intensiva sono passate da 750 a 1300. E con le nuove apparecchiature raddoppierà in un mese. Non basta ancora, perché il virus è maledetto. Ma la capacità di operare c'è.

Dal governo qual è stato il supporto?
Dei rapporti con il Governo si occupa la Regione. Noi facciamo l'ospedale. Ed è per l'ospedale che invitiamo tutti, e soprattutto le aziende a donare. Come Fondazione Fiera ci abbiamo messo già un milione.

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