Milano
Pd, Roggiani: “Subito un laboratorio per Regione Lombardia”
La neosegretaria lombarda dei dem: “Differenze non annullate. Ora obiettivo elezioni 2028, tra i protagonisti Del Bono”. L'intervista
Pd, Roggiani: “Subito un laboratorio per Regione Lombardia”
Fresca di elezione come nuova segretaria regionale del Pd in Lombardia, Silvia Roggiani è già a lavoro in vista dei prossimi obiettivi: "A partire da quello più importante, le elezioni in Lombardia del 2028, con un laboratorio che partirà da subito e che avrà tra i protagonisti Emilio Del Bono" spiega in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano. Per quanto riguarda il partito, secondo Roggiani adesso è importante "partire dalla ricchezza che abbiamo nei circoli e negli amministratori".
Anche perché "non credo che in questa campagna abbiamo annullato le differenze, che ci sono e che devono essere un’opportunità e non un limite". La deputata dem augura anche buon lavoro al nuovo segretario metropolitano di Milano, Alessandro Capelli, e assicura che chi ha votato Santo Minniti "continuerà a essere parte del Pd che oggi ha bisogno di tutti".
Roggiani, per la segretaria regionale c'era solo il suo nome in campo. Come è riuscita a raccogliere questo consenso?
È stato un percorso collettivo che non ho fatto da sola e in cui ci sono stati tanti protagonisti. Con molte persone ci siamo messi insieme a lavorare sui temi e sugli obiettivi e attorno a questo, e a partire dal percorso fatto a Milano, è nata la candidatura. Avere avuto un'unica candidatura non vuol dire che abbiamo annullato le differenze. Che ci sono e che dobbiamo trasformare in ricchezza, non in un limite. Uso una frase che ha utilizzato anche Capelli per il Pd a Milano: da oggi siamo tutti sotto la stessa bandiera.
Alle scorse regionali qualcuno ha criticato il Pd per aver scelto troppo tardi il candidato. Questa volta, invece, volete partire con largo anticipo.
Non siamo così ingenui da pensare di avere da subito delle candidature blindate. Il tema è partire con un progetto condiviso e mettere in campo un laboratorio per rafforzare leadership, proposte e progetti. Ricostruendo una coalizione civica e sociale, con le tante forze produttive e sociali che ci sono in Lombardia. Anche per provare a essere i rappresentanti del più grande partito che c’è in Italia, quello degli astenuti, di chi crede che la politica non possa più essere una risposta ai loro bisogni e ai loro sogni.
Quale sarà il ruolo di Del Bono?
Intanto voglio sottolineare che il nostro gruppo regionale, che ho incontrato questa mattina, ha al suo interno una competenza straordinaria, dal capogruppo Pierfrancesco Majorino a tutti i consiglieri. Del Bono è una di queste grandissime risorse, ha preso oltre 30mila preferenze nel suo territorio. Abbiamo chiesto a lui di guidare il laboratorio verso il 2028 perché pensiamo possa mettere a fattor comune le sue capacità e competenze in un progetto sinergico con il partito.
La sanità sarà sempre l'oggetto di contesa in Lombardia?
In Lombardia ci sono moltissime eccellenze nel campo sanitario. Ma non hanno niente a che vedere con come la sanità è governata. A livello nazionale stanno definanziando la sanità pubblica e lo vediamo anche nella Nadef. Nella nostra Regione tagliano le nuove case di comunità e non sono garantiti servizi dignitosi per curarsi con il sistema sanitario regionale. Non c'è una programmazione né la volontà di mettere al centro la sanità territoriale. Il privato ha un ruolo importante ma credo sia giusto anche che pubblico e privato abbiano gli stessi diritti e gli stessi doveri. E non capisco perché la destra abbia voluto negare ai cittadini la possibilità di esprimersi sul referendum.
Dalla maggioranza rispondono che la sanità è stata al centro anche dell'ultima campagna delle regionali. E che i lombardi in quel momento hanno avuto occasione di giudicarla.
Ma se hanno questa convinzione perché non fanno esprimere i cittadini? Se hanno una convinzione così solida, perché non far parlare gli elettori? Hanno deciso che era meglio non conoscere il loro pensiero. Io la definisco paura o forse codardia.
Che tipo di rapporto vuole impostare con le imprese? La percezione diffusa è quella di un partito lontano dalle istanze del mondo produttivo.
C'è chi fa del rapporto con le imprese degli slogan vuoti e chi lavora per tutelarle. Penso ad esempio al rapporto con l'Europa. Giorgia Meloni è venuta all'assemblea di Assolombarda parlando dell'Europa come colpevole di 'imposizioni' verso il comparto produttivo. Peccato, però, che nessuno in Europa della destra ha lavorato per provare a fare interloquire le nostre imprese rispetto ai provvedimenti messi in campo per una crescita sostenibile che oggi è imprescindibile. Per il Pd lo ha fatto l’europarlamentare Patrizia Toia che ringrazio. Proprio questa mattina col gruppo Pd parlavamo del fatto che vorremmo intraprendere un viaggio col mondo imprenditoriale, ascoltando quali sono le esigenze e raccontando il lavoro fatto. E sapendo anche che la nostra Regione, che si fa grande paladina del rapporto con le imprese, poi non riesce nemmeno a distribuire loro i fondi.
Nel Pd milanese c'è stata una competizione a due per scegliere il nuovo segretario metropolitano. Che messaggio vuole mandare agli sconfitti?
Il messaggio che ha dato il nuovo segretario eletto è stato chiaro: il Pd ha bisogno di tutte e di tutti. Le persone che hanno scelto Minniti in questo congresso sono parte integrante del nostro partito e sono certa che daranno il loro contributo. Il Pd è forte quando è unito.
Tra qualche anno si voterà anche a Milano. Pensa che il Pd dovrà ritrovare un po' di protagonismo anche in città, visto che il sindaco Sala non si ricandiderà?
Sarà Capelli a impostare il percorso. Ma ha già detto che serve un partito autonomo e forte. Anche qui lo cito: derby non ci sono e non servono, perché non fanno bene a nessuno. Sono convinta che, in un rapporto positivo tra tutti, si potrà lavorare per ritessere una coalizione civica e sociale con un ruolo sempre più forte del Pd che sta già portando grandi contributi a questa città.