Milano
Pelucchi (Pd): "Campo largo? Uniti si vince. Ma lavorando sui territori"
La vicesegretaria del Pd milanese Giulia Pelucchi sul dibattito relativo al campo largo dopo la Sardegna: "Risultati nonostante le differenze". L'intervista
Pelucchi (Pd): "Campo largo? Uniti si vince. Ma lavorando sui territori"
“Credo che l’idea delle alleanze debba nascere da presupporti territoriali. Nonostante le differenze riusciamo ad ottenere dei risultati”. La vicesegretaria del Pd Milano e presidente del Municipio 8 Giulia Pelucchi, raggiunta da Affaritaliani.it Milano, commenta la vittoria dell’ampia coalizione di centrosinistra che ha portato alla vittoria della pentastellata Alessandra Todde come presidente della Regione Sardegna, oggi definitivamente confermata a riconteggio concluso. L'intervista.
Cosa rappresenta l’esito dell’ultimo voto in Sardegna?
La Sardegna dimostra che uniti di vince. La nostra parte politica è quella più brava a creare divisioni, ma ogni volta gli appuntamenti elettorali dimostrano il contrario: riusciamo a stare insieme. Alessandra Todde è stata eletta con 1600 voti di scarto, ma l’importante è che abbiamo strappato il governo della Regione alla destra e non accadeva dal 2015 di strappare una Regione al centrodestra. Il risultato, al di là dei voti, ha una portata e un significato molto importante.
La ricetta per tornare a vincere è dunque coalizzarsi e puntare su un campo largo? Potrebbe essere replicato questo risultato con il voto in Abruzzo tra cinque giorni?
L’Abruzzo è un altro esempio di campo ancora più largo, ci sono tutte le opposizioni come alternativa alla destra che governa. Credo che sui territori le scelte vadano fatte con il criterio della competenza, dei valori, ma anche della rappresentanza territoriale. Altrimenti si rischia, come spesso fanno le forze politiche più centriste, di concentrarsi sulle divergenze a livello nazionale, per non stringere le alleanze sui territori. Quando ci sono persone valide come Todde in Sardegna occorre farlo.
A Milano e in Lombardia i tentativi in questa direzione hanno dato risultati alterni.
Qui a Milano abbiamo una coalizione ampia con altre forze. Abbiamo tentato di farlo con le Regionali in Lombardia. Azione e Italia Viva anche in quell’occasione avevano scelto di intraprendere un percorso diverso che non ha portato ai risultati sperati. Confidiamo che si possa costruire sempre di più un’alternativa simile a quella che sta avvenendo in Abruzzo, che ha un campo ancora più largo. L’importante è che questa alternativa tenga conto del territorio e che sia veramente valida. Perché questo è quello che viene premiato.
Protagonisti di questa formula di campo largo sono i 5 Stelle. Che tuttavia hanno delle divergenze importanti con il Pd. Come fare?
È molto più facile trovare convergenza lavorando su ogni singolo territorio piuttosto che concentrarsi sulle differenze a livello nazionale. Credo che le divergenze su temi nazionali con i 5 Stelle ci siano dal momento in cui si appartiene a forza politiche diverse. Credo che sui temi importanti come quello della pace l’obiettivo sia comune; poi le due forze sono diverse alla fine. Le differenze ci sono anche nei partiti che compongono l’area di destra però loro sono molto più bravi a celarle soprattutto nelle elezioni amministrative.
Il campo largo potrà essere riproposto per le prossime regionali in Lombardia?
È tutto da vedere. Sicuramente abbiamo un grande lavoro da fare in Lombardia. Sono 30 anni che governa la destra. L’obiettivo del Partito democratico è trovare una candidata o candidato credibile. Farlo con il maggior numero di forze possibile che credano nel progetto di una Lombardia diversa è sfidante ed è quello a cui il Pd lavorerà.