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Peluffo: "Con Roggiani in Lombardia un Pd aperto e inclusivo"
Vinicio Peluffo

Peluffo: "Con Roggiani in Lombardia un Pd aperto e inclusivo"

"Quella di Silvia Roggiani è una proposta aperta e inclusiva, che è riuscita a raccogliere un consenso molto ampio". In Lombardia domani sarà una giornata di elezioni per il Pd. L'attuale segretario regionale, il deputato Vinicio Peluffo, in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano esprime soddisfazione per l'accordo sulla candidatura unica scelta per il suo successore, ossia quella di Roggiani. Originario di Rho, voterà per l'ex sindaco Pietro Romano al congresso cittadino e sarà chiamato a scegliere anche per il nuovo segretario metropolitano di Milano, dove si sfidano Santo Minniti e Alessandro Capelli: "Minniti è un bravo amministratore, ma sosterrò Capelli che ho imparato a conoscere e apprezzare da vicino nel partito da vicesegretario provinciale". Quanto al suo mandato, sono stati anni "particolarmente intensi". Dalla pandemia alla ottime vittorie alle amministrative fino alla sconfitta alle ultime regionali, quando il Pd rifiutò la candidatura di Letizia Moratti, che ha recentemente annunciato il suo rientro nel centrodestra: "Quell'operazione era nata solo per colpire il Pd. In Lombardia le opposizioni devono trovare la forza di costruire davvero un'alternativa".

Peluffo, in che stato di salute lascia il Pd lombardo?
Domani sarà una bella giornata di discussione e di confronto. Scenderà in campo tutta la classe dirigente che guiderà il Pd in Lombardia. Qui abbiamo 23mila tesserati, con un 10% in più di nuove iscrizioni negli ultimi mesi. Si voterà in 723 circoli e saranno a lavoro anche 2500 volontari.

Trovare un accordo su Roggiani è stata la scelta giusta?
Roggiani ha proposto una piattaforma aperta, inclusiva e convincente, intorno alla quale è riuscita a raccogliere un consenso molto ampio, un testimonianza anche del valore della sua esperienza di dirigente di questo partito che ha dimostrato sul campo. Ha guidato l'importante federazione di Milano con risultati ottimi a partire dalla riconferma di Giuseppe Sala. E poi Roggiani fa parte di una classe dirigente nuova e giovane.

A Milano non si è riusciti a fare la stessa cosa.
In Lombardia, dieci federazioni su dodici hanno trovato un accordo su un'unica candidatura, frutto di ascolto e dialogo a livello territoriale. A Milano e Varese ci sono due competizioni, evidentemente sono maturati punti di vista diversi, ma sono confronti legittimi. Io sono contento di votare Romano nel mio circolo e Capelli come segretario metropolitano, anche per il percorso che ha fatto nel partito.

Un bilancio del suo mandato?
Anni particolarmente intensi, in cui ha inciso tantissimo tutto quello che è successo in Italia a livello politico. Come Pd siamo stati prima all'opposizione poi al governo con i 5Stelle e dopo in un esecutivo tecnico appoggiato anche da Lega e Forza Italia. Non si riuscivano mai a sedimentare le scelte, prevaleva sempre la quotidianità.

Dopo sono arrivate le regionali.
Abbiamo cercato di coinvolgere tutte le opposizioni alla giunta di Attilio Fontana, un percorso interrotto da quanto è successo a livello nazionale. Abbiamo provato a mettere la Lombardia al centro della partita costruendo un'alternativa. C'è stato un dialogo non semplice che ha ottenuto la condivisione del M5s, poi il Terzo polo ha fatto un'altra partita.

Moratti ha annunciato un suo rientro nel centrodestra. Rivendica quel 'no' a una sua candidatura?
La sua candidatura è nata solo per colpire il Pd. Una scelta dettata da dinamiche nazionali, senza interessarsi a quello che accadeva in Lombardia. Rompere quel fronte che stavamo costruendo è stato un errore. Il risultato che abbiamo avuto è stato negativo, ma da questo si deve ripartire. Chiedendo finalmente alle forze di minoranza se vogliono provare a costruire davvero un'alternativa senza stare sempre all'opposizione.

E il suo percorso politico come continua?
Sono capogruppo del Pd nella commissione Attività produttive della Camera e continuerò a dare una mano come ho sempre fatto. Il nostro impegno non dipende solo dal nostro ruolo politico, ma dalla passione che abbiamo dentro. E io questa passione la sento ancora molto forte.

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