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Milano
Perdonare certe frasi ai nonni, e dunque anche al Papa
Papa Francesco ai Stati Generali della Natalità

Perdonare certe frasi ai nonni, e dunque anche al Papa

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E così, il Papa se ne è uscito con un'altra delle sue. "Il chiacchiericcio è da donne, noi uomini dobbiamo dire le cose". Ancora una volta, la frase è stata detta durante un incontro a porte chiuse. Dal che ne discendono due considerazioni. La prima è che se fossi il Papa caccerei via tutti quelli che mi sono vicino: se uno non può parlare, anche sbagliando, anche dicendo qualche cosa di inopportuno, senza finire sui giornali, allora vuol dire che il cerchio più che magico è un cerchio di serpi. La seconda è che se si sbeffeggia un Papa così, facendolo finire sui giornali un giorno sì e l'altro pure (e diamo a Dagospia, quel che è di Dagospia!), forse questo Papa non è davvero per nulla rispettato, e questo è un problema sia per la persona che - ed è peggio - per il ruolo. Ma c'è un ultimo punto. Visto che il Papa è una persona, ed è una persona nata nel 1936, dunque 87 anni fa, è logico che abbia una mentalità, o quantomeno una espressività semantica di un quasi novantenne. Che tra l'altro, usa una lingua straniera rispetto alla sua. Ora, mio nonno era del 1928: diceva un sacco di cose inaccettabili. Patriarcali? Sì. Non inclusive? Sì. Sconvenienti? Sì. Era un uomo buono, che mai toccò sua moglie per farle del male, buono con i figli e con i nipoti. Amava gli animali. Onesto fino al midollo. Ma sentirlo parlare era come vedere quelle vecchie pubblicità degli anni '80, o i film comici nei quali nessuno si stupiva se c'era il "n...o", il "fr...o" e roba del genere. Anzi, si rideva senza sensi di colpa al cinema. Oggi io non mi sognerei mai di ridere, ma io ho 43 anni. Ecco, al nonno lo perdonavamo perché "vabbè è vecchio, ai suoi tempi usava così". Forse occorre iniziare a pensare al Papa come a un nonno, che ogni tanto qualche scemenza semantica la può anche dire, ma che in effetti è buono con tutti. Ed è questa l'unica cosa che conta.


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