Milano
PFAS, riflettori accesi anche in Lombardia. Pd e M5S ne chiedono il bando
Focus sulle aree tra il Serio e l'Adda e tra Lambro, Seveso e Olona. La richiesta di Pd e M5S in Commissione Ambiente di Regione Lombardia. FdI: "No allarmismi"
PFAS, allarme anche in Lombardia. Pd e M5S ne chiedono il bando
"Stop ai veleni": l'inchiesta di Presa Diretta andata in onda lunedì 18 marzo su Rai Tre ha riacceso i riflettori sulla contaminazione da PFAS, ovvero i composti chimici poli e perfluoroalchilici dannosi per l'essere umano. Un inquinamento diffuso e particolarmente pervasivo laddove sono presenti dei poli chimici. I PFAS sono utilizzati in particolare in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili.
PFAS: le aree critiche in Lombardia
L'allerta interessa anche la Lombardia: oggi se ne è parlato in Commissione Ambiente di Regione. Come riporta l'agenzia Dire, le preoccupazioni riguardano in particolare l'area tra il fiume Serio ed il fiume Adda, a cavallo tra bassa Bergamasca, Cremonnese e Lodigiano. Dove in particolare sono stati trovati fino a mille nanogrammi di sostanze inquinanti per litro nelle acque potabili di Crespiatica (Lodi). Oltre alla zona tra Adda e Serio, l'altra area critica è quella del bacino del Lambro, del Seveso e dell'Olona, con le sua attività industriali nel tessile. Preoccupa la correlazione tra le sostanze e l'insorgenza di alcune gravi patologie.
In particolare, nella zona tra Serio ed Adda, molto industrializzata, il problema è legato soprattutto a moltissimi impianti di trattamento dei rifiuti, perché, ha spiegato Stefano Polesello dell'Istituto di ricerca sulle acque del CNR, "spesso il gestore stesso è lo stesso che gestisce gli impianti di depurazione, e riceve magari scarichi da aziende o da impianti di trattamento rifiuti, ma non riesce a trattarli perché i PFAS, sappiamo, sono sostanze che non vengono abbattute negli impianti di depurazione tradizionali". Vengono scaricati nel fiume, "quest'ultimo usato in quell'area a scopo irriguo".
Questa l'analisi di Lorenzo Baio di Legambiente Lombardia: "Abbiamo dei casi a livello nazionale molto importanti che sono puntiformi, cioè si sa più o meno in che zone agiscono delle industrie molto importanti, mentre qui- precisa- abbiamo se volete la fortuna di non avere queste grosse industrie, quindi questi grossi impatti. Ma abbiamo però un inquinamento ubiquitario, quindi i PFAS vengono trovati un po' dovunque, e questa è la cosa che ci preoccupa".
"Quello che chiediamo alla Regione- ha aggiunto Baio - è aumentare l'attenzione riguardo a come viene gestito e come viene tracciato il percolato di discarica, verificare la qualità degli effluenti che vengono dagli impianti autorizzati al trattamento dei percolati, monitorare delle discariche per capire qual è la loro tenuta, monitorare anche gli aeroporti, perché per tanti anni, sono state fatte prove antincendio e ritardati di fiamma, come anche gli estintori, contenevano sostanze PFAS al loro interno".
PFAS, i possibili rischi per la salute e la mancanza di certezze scientifiche
In seduta è intervenuto anche Francesco Bertola, medico per l'ambiente e consulente dell'associazione mamme No PFAS, che ha evidenziato le questioni sanitarie legate all'inquinamento da PFAS: "In tutti questi anni qua non solo non sono stati smentiti gli effetti sanitari, ma anzi sono stati sempre più rafforzati quelli già denunciati, rafforzandone l'intensità e la causalità, e ne sono emersi di nuovi. Più si va avanti, più probabilmente è verosimile che si troveranno ancora altre correlazioni e che quelle già note saranno sempre più forti. Un esempio per tutti il tumore al rene, che ha spinto lo Iarc a classificare i PFAS come cancerogeni di prima classe, quindi cancerogeni sicuri. Tra quattro-cinque o sei anni, quando ci sarà la certezza scientifica che naturalmente richiede studi epidemiologici lunghi, ci saremmo mangiati sei anni di prevenzione che avremmo potuto fare per la nostra popolazione",
PFAS, la richiesta di Pd e M5S: "Metterli al bando in Lombardia"
La questione ha anche delle ricadute politiche. Se il Veneto ha chiesto la messa al bando dei PFAS, in Lombardia sono Pd e M5S ad essersi fatti promotori della medesima iniziativa. L'obbligo di verifica dei PFAS nelle acque potabili sarà, in base al decreto legislativo che recepisce la direttiva europea, da gennaio 2026. Lo ha ricordato la dem Roberta Vallacchi, auspicando un cambio di marcia della Lombardia già da oggi. Spiega Paola Pollini dei Cinque Stelle: "Presenteremo in Consiglio regionale una risoluzione per chiedere a Regione Lombardia di aderire al manifesto per l’abolizione dei PFAS. Esattamente come è stato fatto in Veneto la scorsa settimana. Chiederemo che la nostra Regione resti al passo con altri Paesi europei quali: Germania, Danimarca, Olanda, Svezia e Norvegia. In Lombardia, così come nel resto d’Italia, i PFAS non vengono più prodotti se non in rari casi, ma sono presenti in una moltitudine di cicli produttivi. L’OCSE ha reso noto che le alternative, meno dannose per la salute, esistono."
La nota dei pentastellati prosegue: "Motivo per cui chiederemo alla Giunta di attivarsi presso il Governo sia per la messa al bando dei PFAS, sia che per la promozione e il sostegno a filiere produttive alternative. Gli esperti intervenuti oggi hanno ribadito l’esigenza di uno studio idrogeologico sui terreni della Lombardia, una richiesta che il Movimento Cinque Stelle ha presentato in Consiglio regionale due anni fa. Dal 2017, in seguito al disastro veneto, ARPA ha avviato un monitoraggio dei PFAS, ma limitarsi a fotografare la realtà non basta, serve introdurre contromisure valide a tutela della nostra salute. A cominciare da uno screening gratuito per il monitoraggio delle concentrazioni di PFAS nel sangue dei cittadini lombardi. Rispetto a quanto abbiamo potuto ascoltare oggi, Regione Lombardia deve attivarsi al più presto per la messa al bando dei PFAS".
Zamperini (Fratelli d'Italia): "Agire senza inutili allarmismi"
Il consigliere FdI Giacomo Zamperini ha invece commentato: "Bisogna agire senza inutili allarmismi, chiarendo però in modo netto che non ci siano pericoli per la salute dei lombardi, come parrebbe dalle analisi degli anni 2021-22. In caso contrario, debbono essere fatti interventi tempestivi e circoscritti nei luoghi di maggiore criticità, per bonificare i siti contaminati ed interrompere le fonti di emissione, con una particolare attenzione e sensibilità alla cittadinanza nella comunicazione e nelle informazioni su come comportarsi in caso di necessità, predisponendo anche una sorta di vademecum e sfatando alcune fake news". "Massima attenzione al monitoraggio che va fatto con estrema trasparenza e collaborazione delle società che gestiscono le acque lombarde ed il supporto di Arpa ed Ats: i dati ci sono, vanno messi assieme ed analizzati con attenzione all'interno della commissione ambiente", ha aggiunto Zamperini. E chi fa un uso improprio dei PFAS "dovrà rispondere dei danni all'ambiente ed alle persone"