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Milano
Piano civico per la riconquista della Lombardia. Relazione di Franco D’Alfonso


Veniamo da anni di politiche governative che hanno avuto come effetto collaterale principale la distruzione sistematica delle autonomie locali operata con la creazione di una vera e propria gabbia normativa che ha privato di qualsiasi autonomia nell’uso delle risorse pur disponibili, per Comuni , Province e, in misura minore, Regioni. Le politiche di riduzione delle tasse “lineare” unita alla politica di elargizione di “bonus” sostanzialmente indiscriminata, alla ricerca del rilancio dei consumi interni e l’incremento dei trasferimenti alle imprese come misura di rilancio degli investimenti hanno dato risultati modesti o negativi, comportando però  una massiccia utilizzazione di fondi pubblici, questa sì “senza precedenti” almeno recenti: si tratta di almeno 44 miliardi di euro in tre anni, di cui più o meno la metà ricavata da un taglio lineare e non certo selettivo di risorse al comparto degli enti locali ed i restanti utilizzando i margini di flessibilità (anch’essi senza precedenti post crisi del 2007 ) concessi dalla commissione Merkel, pardon Juncker, al governo italiano ……….

In Italia siamo nella fase immediatamente precedente al verificarsi dell’irreparabile . Si , è vero , la strategia di Renzi è franata sul referendum , i Cinque Stelle inanellano disastri da incapacità politica non solo a Roma senza pagare apparentemente pegno elettorale, economia ed Europa non migliorano la situazione, ma la sensazione è che la partita sia compromessa ma non persa . 
Ma per vincere serve innovazione  politica. Una innovazione coraggiosa, che non si affidi alla fortuna o alle rivincite giocate con le stesse modalità delle sconfitte appena subite  o che non spacci il vecchio per nuovo e la radice per la fronda…..

Accanto ai protagonisti delle sconfitte seriali della cosiddetta “Seconda Repubblica “, sono tornati a voler recitare un ruolo da protagonisti gli unici due esponenti  della sinistra ad aver tentato innovazione politica e vinto qualche elezione significativa negli ultimi cinque anni,  vale a dire Matteo Renzi e Giuliano Pisapia . Lo hanno fatto con toni, stile e concezione del tempo molto differenti.

La sensazione o meglio la speranza è che questi due tentativi siano però ancora ai titoli iniziali e che non abbiano espresso, diciamo così, che una piccola parte della loro potenzialità, essendo impegnato il primo in un Congresso molto rivolto all’interno del Pd e l’altro con qualche problema di posizionamento di partenza……..
Ma una nuova proposta non potrà nascere senza fare i conti con questa esigenza . E questi conti si fanno a Milano ed in Lombardia.

E’ per questo che persone, liste, associazioni che hanno vissuto in questi anni esperienze legate al territorio, esterne ai partiti ma profondamente politiche, si trovano oggi qui. ……
Gli elementi, certo non unici, che pensiamo debbano essere centrali in una proposta politica innovativa sono:
• il riconoscimento dell’area metropolitana di Milano e del Nord, nell’accezione cara a Piero Bassetti, come motore e fattore principale dello sviluppo ancora possibile e necessario;
• la conferma della scelta di una nuova Europa, basata sui rapporti fra le sue Aree urbane per ritrovare le ragioni dell’essere Europei, dopo il “tradimento dei chierici” dell’Europa della finanza;
• la conferma della necessità di superare l’apparato centralista, tornando a riformare il Titolo V in senso federalista,regionalista,municipalista……………..

In questa situazione complicata a livello nazionale, l’obiettivo di arrivare al Governo della Regione Lombardia è assolutamente primario per noi, per il centro-sinistra e per chiunque intenda impegnarsi in questo ambiziosissimo  disegno politico. 
E’ in questa Regione, come del resto in Piemonte,  che esistono già oggi potenzialità, uomini, poteri legislativi per poter sviluppare un esperimento che possa funzionare anche in politica come motore, come primo nucleo di un rinnovamento molto più ampio…………………..

Io credo che già oggi, in questa sala, ci siano, magari in embrione , latenti o non dichiarati, tutti questi elementi. 
Nel cammino non tanto lungo che ci attende fino alle elezioni sarà necessario compiere scelte intermedie coerenti. Ce ne è una che vi propongo di fare con coraggio: l’annunciato referendum di Maroni sull’autonomia è mal concepito e scritto male ed ha la strumentalità al limite della pretestuosità che tutti sappiamo.
Ma come dimostra anche la recente esperienza del referendum dello scorso dicembre, l’espressione del voto popolare spesso prescinde dal quesito quasi incomprensibile che si trova sulla scheda referendaria, ma si determina sul significato politico avulso attribuito alla chiamata alle urne.
E allora perché non approfittare dell’occasione per trasformare un referendum convocato per dividere in una occasione per condividere e sostenere la nostra proposta di federalismo e regionalismo di sviluppo  può essere una grande occasione.
Un altro passaggio “tattico” possibile sul quale riflettere è dato dalla legge elettorale nazionale post sentenze della Corte. Credo che difficilmente potrà essere modificata e quindi al Senato si baserà su uno sbarramento del 3% per liste in coalizione e dell’8% per liste che si presentino da sole. La ripartizione dei seggi è regionale ma le liste e le coalizioni devono essere presentate in forma analoga almeno in tre Regioni……………….
Ebbene,  è così velleitario pensare  che proprio nelle nostre tre Regioni sarebbe possibile tentare un esperimento di coalizione partiti-movimenti stile modello coalizione Milano? Ci sono condizioni per consolidare un’area che governa assieme Milano e quasi tutte le città, che guida la Regione Piemonte e si vuole candidare a guidare la Lombardia, che ha dimostrato di saper far convivere Partito Democratico, movimenti , associazioni e persone provenienti da storie e perfino schieramenti diversi .
E ci sono le condizioni per mandare un gruppo di senatori con forte collegamento sul territorio non animati dal tradizionale antagonismo “Nordista”, ma da una ben più sana convinzione di condivisione federalista, realizzando uno dei primi casi di applicazione del dettato costituzionale partendo da una spinta positiva proveniente dal “basso”.

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