Milano
Piastra di Expo: la strana storia giudiziaria dell'appalto che inguaia Sala

L'indagine sulla Piastra di Expo nasce nel 2012 e matura nel pieno della "guerra della Procura di Milano". Ecco l'iter che ha portato ad indagare Beppe Sala
Corruzione e turbativa d'asta: queste le accuse rivolte al sindaco di Milano Beppe Sala nell'ambito dell'inchiesta milanese sulla "Piastra di Expo", il principale appalto dell'Esposizione universale 2015 di cui Sala è stato commissario unico. Con lui, accusato di turbativa d'asta, indagato anche l'imprenditore Paolo Pizzarrotti.
VERBALI RETRODATATI PER I RITARDI DI EXPO - La Procura generale indaga in particolare sull'assegnazione nel 2012 della gara alla ditta Mantovani, con un ribasso di oltre il 41% giudicato non congruo con i prezzi di mercato. Circostanza che sta portando ad approfondire tutti i passaggi dell'appalto. A Sala sono contestati due reati: "falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici" e "falsità ideologica commesa dal pubblico ufficiale in atti pubblici". Nel maggio del 2013 la Guardia di Finanza parlava in una informativa di due verbali relativi alla sostituzione di due componenti della commissione giudicatrice della gara per l'appalto sulla "piastra" che sarebbero stati retrodatati per evitare di annullare la procedura sin lì svolta, anche alla luce dei ritardi sui cronoprogrammi di Expo.
DALLA QUASI ARCHIVIAZIONE ALL'INDAGINE SU SALA - E dire che ormai quasi un anno fa, nel febbraio del 2016, l'inchiesta pareva ormai essere incanalata verso la richiesta di archiviazione per i primi cinque indagati. Poi, tra novembre e dicembre, il cambio di rotta con la richiesta di una proroga per ulteriori approfondimenti ed indagini. Che ha portato alla nuova clamorosa evoluzione.
Ma andiamo con ordine. L'indagine per l'appalto da 149 milioni era nata dalla trasmissione di alcuni atti relativi alla indagine veneziana sul 'Mose'. Indagati della prima ora erano stati l'ex manager di Expo Angelo Paris, l'ex responsabile del Padiglione Italia Antonio Acerbo, l'ex responsabile della Mantovani Costruzioni Piergiorgio Baita e gli imprenditori, padre e figlio, Erasmo e Ottaviano Cinque. Le accuse, a vario titolo, turbativa d'asta e corruzione.
I tre pubblici ministeri Paolo Filippini, Roberto Pellicano e Giovanni Polizzi avevano iniziato le indagini all'epoca nel pieno dello scontro in Procura tra l'allora procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e il capo del pool anticorruzione Alfredo Robledo. Erano giunti a chiedere l'archiviazione perchè, "nonostante gli sforzi investigativi", non era stata "provata l'esistenza di tangenti" ma erano emerse "numerose anomalie e irregolarita' amministrative". Robledo, all'epoca dello scontro con Bruti (finito davanti al Csm e col suo trasferimento a Torino), aveva sostenuto che non gli era stata data la possibilita' dal suo superiore di indagare su Expo. Ma l'11 novembre la svolta, con il pg Felice Isnardi che ha tolto il fascicolo ai tre pm chiedendo al gip Andrea Ghinetti la revoca della richiesta di archiviazione e una proroga di un mese. Passato il quale, è giunta la richiesta di una proroga alle indagini di ulteriori altri sei mesi, con riferimento a "nuovi scritti" oltre che a nuove "audizioni" svolte nelle ultime settimane. Sino alla notizia di questa notte: tra i nuovi indagati figura anche l'attuale sindaco di Milano Beppe Sala.
LA PROCURA: "REATO COMMESSO IL 30 MAGGIO 2012" - Giuseppe Sala e' indagato per falso materiale e ideologico nell'ambito dell'inchiesta sull'assegnazione dell'appalto sulla Piastra dei Servizi di Expo, reato che avrebbe commesso il 30 maggio 2012. E' quanto emerge dalla richiesta di proroga delle indagini firmata dal pg di Milano, Felice Isnardi. Nel documento di due pagine, il magistrato che ha avocato le indagini alla Procura nei mesi scorsi 'svela' le 2 nuove iscrizioni nel registro degli indagati, oltre alle cinque che erano ga' note. Si tratta dell'imprenditore Paolo Pizzarotti e, appunto, del sindaco di Milano, ora autosospeso, che e' indagato per gli articoli 476 e 479 del codice penale, rispettivamente 'falsita' materiale commessa da pubblico ufficialein atti pubblci' e 'falsita' ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici', puniti entrambi con la reclusione da uno a sei anni.
IL PROCURATORE GENERALE ALFONSO: "NULLA DA AGGIUNGERE" - "Ho letto i giornali, cosi' e', non ho nulla da aggiungere, vi faccio solo gli auguri di buon Natale". E' quanto si e' limitato ad affermare il procuratore generale di Milano Roberto Alfonso ai cronisti che gli hanno chiesto conto degli sviluppi dell'indagine che coinvolge il sindaco Giuseppe Sala. Alfonso e' il 'capo' del pg Felice Isnardi che nei mesi scorsi ha avocato l'inchiesta sulla Piastra dei Servizi di Expo dopo che il gip non aveva accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura.