Milano

Piattaforma Milano, il progetto per rimettere insieme il mondo moderato

Carmelo Ferraro: Sono sicuro che c’è uno spazio politico, che non è visibile nelle percentuali elettorali

Di Carmelo Ferraro si sente molto parlare a Milano. Direttore dell’Ordine degli Avvocati abituato alle manifestazioni pubbliche, coordinatore di alcune realtà culturali e sociali molto attive in città, candidato nelle ultime elezioni alla Camera. E ora?

Ora mi occupo di Piattaforma Milano, di cui sono stato eletto portavoce 2 mesi fa. Un progetto nato dal basso per rimettere insieme un mondo moderato, liberale e popolare che è sempre stato maggioritario in città. Una forza politica nuova e innovativa nel metodo di coinvolgimento democratico, nell’origine popolare e non comandata, nei contenuti che guardano alle esigenze non a progetti. 

Non sono concetti deboli, in questo momento in cui la sinistra si fa più identitaria e i sovranisti dilagano in tutta Italia?

Sono sicuro che c’è uno spazio politico, che non è visibile nelle percentuali elettorali. Me ne sono reso conto in queste combattute primarie in cui hanno votato 5.000 persone, diverse per provenienza ma tutte in attesa di una nuova possibilità di impegno e anche di voto. Per la prima volta, in questa città, numerosissime persone si sono messe in movimento non a ridosso di elezioni politiche, ma per darsi una propria rappresentanza civica. E la forte e quasi inaspettata grande motivazione delle 5000 persone coinvolte, è la legittimazione democratica di questo progetto.

A Milano i progetti “riformisti” non hanno avuto un grande successo negli ultimi tempi: basti pensare al progetto di Passera, durato pochi mesi.

Il nostro progetto sta in piedi perché si basa sulla capacità di stare in mezzo alla gente; non è un progetto da salotto e non vuole sostituirsi ai partiti. Vuole dare una casa a chi non si riconosce in una politica partitica spesso chiusa in se stessa, una politica demagogica, in difficoltà anche rispetto a un recente passato. Piattaforma Milano vuole raggiungere un obiettivo semplice: trasformare Milano e la città metropolitana in luoghi vivibili, inclusivi e solidali, nella quale cittadini, associazioni, comunità tornano a essere protagonisti. 

Quali sono le parole d’ordine del vostro progetto?

Poche idee, ma forti.  Vogliamo una politica che non sia solo quella del leader, ma della squadra, superando la tentazione sempre presente dell’uomo forte, saggio o tecnocrate, ma alla fine sempre solo al comando; una politica meritocratica fatta da chi lavora e ha consenso, contenuti ed esperienza; una politica nella quale i rappresentanti siano scelti fra persone meritevoli e capaci di valorizzare la società civile da cui provengono; una politica che lavori nelle amministrazioni affrontando i problemi in modo non ideologico, ma popolare, in mezzo alla gente.

Cosa manca a Milano?

Sarebbe facile dire che manca una politica realmente incisiva sulle periferie, che alcuni servizi sociali sono carenti, che non c’è coordinamento con i comuni dell’hinterland. Sono critiche molto classiche. Milano ha bisogno di questo e anche di più. Innanzitutto è necessario far sì che la gente partecipi di più, che abbia la possibilità di liberare le proprie energie, che abbia la possibilità di stare insieme. Una città dove i giovani che studiano o fanno famiglia possano trovare case a costi accessibili; dove tutti i bambini trovino posto negli asili; dove la sussidiarietà sia il regime ordinario e non una concessione e sporadica e mal sopportata. E poi Milano non può che percorrere la sua vocazione internazionale: sostenere il Tribunale Unificato dei Brevetti, aiutare la riuscita delle Olimpiadi, cercare nuovi eventi e nuove manifestazioni che ci proiettino nel mondo come ha fatto l’Expo. Milano è al centro dell’Europa.

Chi sono i vostri nemici?

Non abbiamo nemici, perché non nasciamo contro qualcuno o qualcosa. I nostri veri avversari, sono l’indifferenza, la rassegnazione, l’astensionismo, ma anche le ideologie bloccate, i sovranismi e populismi senza scrupoli, tutti i centralismi statalisti che tendono a sacrificare le energie che vengono dal basso.

 

Cosa farete, cosa proponete?

Abbiamo costituito numerosi gruppi di lavoro tematici e territoriali per suscitare il coinvolgimento, ascoltare, raccogliere proposte. Stiamo tessendo una grande trama di rapporti con associazioni, comitati civici, comunità che sono il cuore pulsante e responsabile di Milano.  A inizio luglio ci sarà una prima manifestazione per protestare e ricordare a chi amministra la città che le proposte che incidono sulla vita dei cittadini, su servizi essenziali (come il costo dei biglietti dell’ATM) vanno condivise e spiegate. A fine ottobre si terrà un “convention” con tutti i gruppi di lavoro, aperti alla città e a tutti coloro che vorranno coinvolgersi con responsabilità. A fine inizio maggio saranno convocati gli Stati Generali di Milano, un grande evento per pensare alla Milano del presente e del futuro. Per progettare insieme la città a misura di donna e di uomo, di anziano e di giovane; dove ognuno possa essere protagonista e chiamare a raccolta tutte quelle forze ed energie rimaste troppo a lungo ai margini e silenziose.

 

Cosa vi aspettate di ottenere?

Quello che sta già succedendo, un entusiasmo e un generoso e gratuito coinvolgimento di cittadini. Individuare una sorta di identikit del sindaco delle prossime elezioni. Una mappatura dei bisogni, delle necessità e delle priorità delle persone delle famiglie e delle imprese. Ma più di tutto ci aspettiamo che la scintilla di speranza che ha riacceso il fuoco della partecipazione, faccia nascere contenuti e programmi, di questa nuova rinascita civica e popolare.

 

 








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