Milano

Pifferi, si alla perizia psichiatrica. I pm: "Manipolata dalle psicologhe"

di Redazione

Sì alla perizia psichiatrica sulla 37enne che ha lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi. Ma pesano per l'accusa i test effettuati in carcere sulla donna

Pifferi, la Corte dispone la perizia psichiatrica: polemiche in aula

La Corte di assise di Milano ha ritenuto "necessario" far svolgere una perizia su Alessia Pifferi per accertare "la sussistenza al momento del fatto della piena capacita' di intendere e di volere" e la sua eventuale "pericolosita' sociale". La donna e' imputata dell'omicidio pluriaggravato della figlia di quasi 18 mesi Diana abbandonata e lasciata morire di stenti nel luglio del 2022 nella loro abitazione al quartiere Ponte di Lambro. Alla richiesta di perizia presentata dall'avvocata Alessia Pontenani, legale di Pifferi, si erano opposti la Procura e le parti civili (madre e sorella dell'imputata). L'udienza del conferimento dell'incarico del perito, Elvezio Pirfo, e' stata fissata per il prossimo 13 novembre.

Nel caso venisse accertato che la donna era totalmente incapace e, dunque, non imputabile, sarebbe assolta per vizio totale di mente e collocata, in caso di pericolosità sociale, in una struttura per l'esecuzione delle misure di sorveglianza. In caso di vizio solo parziale, invece, ci sarebbe una riduzione sulla pena. Se venisse, invece, riconosciuta capace, Pifferi rischierebbe una condanna all'ergastolo.

Alessia Pifferi, i consulenti dei pm: "Manipolate dalle psicologhe del carcere"

"E' nostro dovere esternare una forte perplessità rispetto ad una apparente prassi che, come ripetiamo, nella nostra piuttosto ampia esperienza, non abbiamo mai visto applicare a nessun altro detenuto". Lo scrivono gli psichiatri forensi Marco Lagazzi e Alice Natoli, consulenti dei pm di Milano De Tommasi e Stagnaro, in una relazione depositata ai giudici nel processo ad Alessia Pifferi. Una relazione nella quale, in sostanza, criticano fortemente l'operato delle psicologhe del carcere di San Vittore, che hanno anche effettuato un test sul quoziente intellettivo della donna. Quel test psicometrico Wais ha stabilito che Pifferi, in pratica, ha un ritardo mentale. "Il contributo delle psicologhe è già stato ampiamente discusso - si legge nella consulenza - e non si può non essere perplessi per l'attuazione di un test che non ha nulla a che fare con la gestione penitenziaria ma è utile per la difesa penale, e per una intensiva rilettura del caso fatta con l'imputata di un così grave reato.

L'impressione che si trae da tutto questo - scrivono i consulenti come riporta LaPresse- è che ciò renda tra l'altro ormai inutile qualsiasi esame peritale, perché valuterebbe non i vissuti della persona, ma ciò che la stessa ha riferito di avere appreso e discusso nel lavoro con le psicologhe, unitamente al suo deresponsabilizzante convincimento di essere lei stessa una bambina, sempre espresso dalla psicologa". Da qui, secondo i pm, una presunta "manipolazione" sull'imputata. Un intervento psicologico, proseguono gli esperti, "che, oltre al resto, scotomizza dalla scena la vittima ed il suo povero corpicino abbandonato, addirittura proponendo la tesi che oggi sia la madre biologica la bambina fattuale, da proteggere e metaforicamente risarcire". Le psicologhe, secondo i consulenti dei pm, hanno usato pratiche "non abitualmente in uso" e un test "non documentato né verificabile" e, poi, la consulenza psichiatrica difensiva si è basata proprio su questi dati.

L'avvocato di Alessia Pifferi: "Non era consapevole dei rischi cui sottoponeva la figlia"

Alessia Pifferi "non voleva uccidere la bimba, non era consapevole del rischio, l'aveva già lasciata sola altre volte e non capiva le conseguenze delle sue azioni". Lo ha spiegato l'avvocato Alessia Pontenani, legale della 37enne. L'avvocato ha espresso soddisfazione per la decisione dei giudici di disporre una perizia psichiatrica sulla donna e ha criticato le parole usate oggi dai pm, i quali hanno chiesto di respingere l'istanza di perizia, sostenendo che la donna sarebbe stata "manipolata" negli accertamenti medici in carcere, dai quali è emerso, in sostanza, che ha un ritardo mentale. "Non è vero che è stata condizionata - ha chiarito il difensore - ha fatto dei test specifici e secondo le psicologhe, tra l'altro, lei è pericolosa socialmente, perché influenzabile da terzi". E ancora: "il pm se parla di manipolazione faccia accertamenti sul carcere, li faccia".

La sorella: "Alessia è scaltra, conosce le sue bugie"

"Il mio pensiero resta sempre quello, io conosco le sue bugie, non la ritengo così incapace da non riuscire a parlare, scrivere, agire, come dicono i suoi consulenti, mia sorella è una scaltra". Così Viviana Pifferi, sorella di Alessia. "Era prevedibile che venisse disposta", ha spiegato la sorella, parte civile assieme alla madre, nonna di Diana, contro la 37enne. "Una persona che fino al giorno prima è normale ora passa per una che ha difficoltà di muoversi, di agire. Quando succedono queste cose qua si tende sempre a far venire fuori un deficit, qualcosa", ha aggiunto Viviana Pifferi. E ancora sulla sorella: "Pentita dice di esserlo, cambiata non so".








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