Milano
Pinocchio/ C'era una volta un Paese che faceva piangere
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ASCOLTA LA RUBRICA "PINOCCHIO" OGNI GIORNO SU RADIO LOMBARDIA (100.3), IN ONDA ALLE 19.15 DURANTE IL PROGRAMMA DI APPROFONDIMENTO "PANE AL PANE" E IN REPLICA IL GIORNO DOPO ALLE 6.45
C'era una volta un Paese che faceva piangere. Letteralmente piangere. Per un momento lasciamo stare i tassisti e le palme, e pure Starbucks e il Comune di Milano. Parliamo un attimo della situazione nazionale e riassumiamo per chi si fosse perso l'interessantissimo dibattito in corso nel Partito Democratico. Matteo Renzi ha silurato Enrico Letta che a suo tempo aveva preso il posto di uno che si era fatto fuori da solo, Pierluigi Bersani, nel famoso e umiliante streaming con il Movimento 5 Stelle. Bersani, dopo qualche anno a bagnomaria, inizia ad agitarsi sotto il referendum che Renzi, non si sa bene per quale motivo, usa come una clava per autoinfliggersi mutilazioni politiche fatali. Ma chi glielo ha chiesto di fare il referendum su una cosa che non frega un tubo agli italiani? Ma chi glielo ha chiesto di cambiare la costituzione dopo che ci hanno raccontato per decenni che è la più bella dell'universo mondo? Boh. Comunque, vedendo Renzi che si tira le mazzate con la clava del referendum, Bersani dice: ehi, forse c'è ancora spazio per me. Ed inizia ad agitarsi. Intanto Letta sta molto sereno a insegnare da qualche parte, in attesa di essere riesumato un po' come D'Alema, che nessuno capisce che cosa stia facendo da dieci anni a questa parte, ma evidentemente qualcosa fa, giacché è a capo degli scissionisti. I quali prendono armi e bagagli e fanno un comunicato dicendo: usciamo. Tra di loro l'unico che ha un po' di responsabilità amministrativa è il governatore della Puglia, Emiliano. Il quale però non deve avere le idee molto chiare, tanto che un secondo dopo aver detto che molla, torna indietro e si candida a sfidare Renzi nelle primarie del Pd. Capito? No? Non avete capito? Fa niente. Basta tapparsi le orecchie per i prossimi sei mesi di congresso. Serve per non sentire le sciocchezze e neppure gli scricchiolii di un Paese che va a rotoli.