Milano
Pinocchio/ Fondazioni politiche, trasparenza e il rasoio di Occam
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ASCOLTA LA RUBRICA "PINOCCHIO" OGNI GIORNO SU RADIO LOMBARDIA (100.3), IN ONDA ALLE 19.15 DURANTE IL PROGRAMMA DI APPROFONDIMENTO "PANE AL PANE" E IN REPLICA IL GIORNO DOPO ALLE 6.45
C'era una volta un Paese che aveva la fondazioni. Tante, tantissime. In questo nostro strano e disgraziato Paese tutto è una fondazione. Le banche? Sono di proprietà di fondazioni. Che per statuto non hanno l'obbligo di trasparenza. I leader politici? Se vogliono raccogliere fondi creano una fondazione. Secondo il Corriere della Sera il 93,33% della fondazioni omette, con la scusa della privacy, di rendere accessibile l’elenco dei soci e dei donatori. Così c'è chi mette online i dati. Ma poi saranno davvero tutti? Ora, al di là di chi si è fatto la fondazione, che è un po' come aprire il conto in Svizzera, io ragiono sempre in termini di metodo. Qualcuno mi fa capire perché mai le fondazioni politiche sono consentite? O meglio, perché si consente alle Fondazioni di omettere con la scusa della privacy il nome dei donatori? Forse che i donatori si vergognano di far vedere il proprio nome a sostegno di questo o quel politico? E se si vergognano, perché donano soldi? E se donano soldi malgrado la vergogna, allora vien da chiedere: che cosa viene loro in tasca sostenendo questo o quell'esponente politico? La verità è che in Italia le cose non funzionano perché non si vogliono fare funzionare. Si creano a tavolino le scorciatoie, le scappatoie. Tutto quanto si può fare per complicare la vita. C'è una legge che in Italia pare non essere rispettata mai: è chiamata il rasoio di Occam, perché taglia in due le questioni. Dice che la cosa più semplice sarà anche la più probabile. Applicatela al principio delle Fondazioni e vedete che cosa ne viene fuori.