Milano

Pinocchio/ L'istinto di sopravvivenza dei funzionari che rallenta il Paese



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C'era una volta un Paese dove comandavano i funzionari. Non quelli di partito, il che sarebbe anche una cosa buona, ma quelli della pubblica amministrazione. Lo premetto fin da subito: non ho proprio nulla contro la pubblica amministrazione, che riflette solo e unicamente i difetti dell'Italia. E, in un certo qual senso, li amplifica. Ora, ho una certa esperienza, anche personale, di pubblica amministrazione. In una pubblica amministrazione comanda l'autorità politica. Dà la direzione, impone gli obiettivi e in certa misura spinge sui tempi. La motivazione è semplice: una buona amministrazione, che vuole essere riconfermata, deve portare a casa risultati concreti altrimenti il voto non lo riesce ad acciuffare. Questo in un sistema sano, come dovrebbe essere. Quando quindi un assessore entra in carica, per non parlare del sindaco, si circonda di persone fidate e poi inizia ad esercitare quella pressione e quella spinta necessarie a indirizzare la macchina. E più un assessore e un sindaco stanno in carica, più conoscono i meandri della macchina e riescono a governarli.

E' la motivazione per la quale devono governare i politici e non i tecnici. Il tecnico non deve vedersi riconfermato il posto di lavoro alla fine del mandato: è assunto a tempo indeterminato. Il dirigente della pubblica amministrazione ha come primo compito quello di non finire all'interno di cause e contenziosi. E' l'istinto di conservazione che lo domina, non l'istinto al cambiamento e all'innovazione, che sono rischiosi, e che percorre solo se obbligato dal suo capo. Malgrado questo disseminerà tranelli, trappole, opporrà resistenze pur di non farsi spingere in situazioni di rischio. Un esempio? Se per ristrutturare qualcosa serve fare in fretta, proporrà sempre e comunque, anche laddove la legge non lo impone, una gara internazionale di 6 mesi almeno. E se i cittadini aspettano pazienza. Quindi, è importante che gli assessori restino in carica e si facciano le ossa. A Roma, in neanche un anno, sono cambiati 10 figure apicali, tra assessori e presidenti di partecipate. A Milano, mezza giunta vuole candidarsi alle regionali o alle politiche. Non è un bel segnale per i cittadini.







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