Milano
Pinocchio/ Le palme in piazza Duomo? Starbucks non fa beneficenza
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C'era una volta una città con le palme. No, non ci possiamo esimere. Ne avrei fatto volentieri a meno, ma non ci possiamo proprio esimere. Però, la questione delle palme in piazza Duomo, per una volta, vorrei cercare di prenderla all'inverso. Cioè, mi spiego. Non voglio discutere sul fatto che le palme siano belle o brutte. Personalmente non ho il pollice verde e purché non siano alberi spelacchiati, gli alberi mi piacciono un po' tutti. E poi quell'atmosfera da lungomare, mi ha sempre messo allegria. Non voglio discutere di questo. Voglio discutere di un concetto che ormai pare la base dell'azione amministrativa e del centrodestra e del centrosinistra. In pratica, visto che la finanza pubblica ha sempre meno soldi, si cercano i soldi dei privati.
Si sponsorizzano le linee della metropolitana, si mettono enormi loghi sopra il Duomo di Milano (che è anche un po' una vergogna, la Cattedrale con sopra un maxischermo quasi fosse New York o Shanghai), e si mettono, appunto, le palme. In fondo, il discorso della politica è questo, se vogliono darci i soldi noi li prendiamo. Certo, giusto. Ma i privati non sono certo dei benefattori. Io non lo sono, e sono un privato. Quando tiro fuori i due euro e mezzo per cappuccio e brioche, voglio cappuccio e brioche. Le sponsorizzazioni sono un modo per comprare pubblicità, non una elargizione liberale. Non sono un atto di generosità, ma una transazione commerciale. Quindi, fatemi la cortesia, quando giustificate le palme in piazza Duomo. Non prendetelo come un favore da parte di Starbucks. Solo il fatto che continuiamo a citare il nome della catena americana, significa che il loro tornaconto l'hanno raggiunto alla perfezione.
Post Scriptum: Ho da pagare una scommessa persa con un amico grillino, e quindi la onoro, qui in pubblico, anche se non c'entra niente. Sì, tra i sostenitori delle scie chimiche ci sono anche alcuni parlamentari Pd. E una interrogazione la presentò addirittura Di Pietro.