Milano
Pinocchio/Marino, Milano e le decisioni irrevocabili (forse)

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C’era una volta un Paese nel quale si davano le dimissioni a metà. Ovviamente il caso è quello di Marino, l’ormai quasi ex sindaco di Roma. Ex perché le dimissioni le ha date. E quasi perché quelle dimissioni possono essere ritirate per venti giorni. C’era una volta un detto: in Italia non c’è niente di più definitivo di ciò che è provvisorio. Ed è propriamente questo che mi spaventa: la provvisorietà delle decisioni. Le dimissioni, si suppone, dovrebbero essere irrevocabili. Perché mai uno dovrebbe darle per essere pronto a ritirarle. Personalmente sono di quella schiera di persone che credeva e crede che Marino, al di là della destra e della sinistra, è riuscito ad inanellare una tale serie di sciocchezze da non poter far altro che levarsi di torno. L’ho sempre detto, anche pubblicamente. Beccandomi, tra l’altro, del fascista, del mafioso, del poco trasparente da gente dell’ultrasinistra ultraarancione milanese. Perché poi, e qui arriviamo a Milano, la politica nell’era dei social network è un po’ così: uno non può dire che il bianco non gli piace che diventa subito un amante del nero, o viceversa. Grigi e colori, non sono contemplati. Per quanto riguarda la provvisorietà delle decisioni, anche a Milano la tentazione c’è, e grande. Pisapia dice che non si vuole ricandidare? Eppure tutti sperano e credono in un ripensamento. Del Debbio non vuole correre: però vedrete che alla fine correrà. Sala vuol fare il manager: no, ma alla fine farà il sindaco. Insomma, in Italia non c’è nulla di più provvisorio di decisioni che sembrano e dovrebbero essere definitive.