Pinocchio/ Rose, libri e femminismi sterili
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ASCOLTA LA RUBRICA "PINOCCHIO" OGNI GIORNO SU RADIO LOMBARDIA (100.3), IN ONDA ALLE 19.15 DURANTE IL PROGRAMMA DI APPROFONDIMENTO "PANE AL PANE" E IN REPLICA IL GIORNO DOPO ALLE 6.45
C’era una volta il femminismo. O meglio, c’è ancora. Il problema è che si tratta di un femminismo di maniera, di facciata. Un femminismo che non punta a eliminare le discriminazioni delle donne, ma a eliminare qualunque tipo di tradizione, e oserei dire anche di gentilezza, nei confronti del gentil sesso. E vengo al punto: ieri il sindaco Beppe Sala, alla presentazione del nuovo Salone del Libro di Milano che si chiamerà “Tempo di Libri” ha rilanciato l’idea di una tradizione catalana, che vuole che per un giorno i librai regalino a tutti gli uomini che comprano un libro anche una rosa per le mogli o le fidanzate. Una iniziativa carina, ho subito pensato, perché nulla vieta agli uomini, se vogliono, di comprare un libro per le mogli e insieme di dare loro anche la rosa, che resta offerta. Oppure quella rosa possono portarla alla mamma, o a chi vogliono. Che male c’è a diffondere un po’ di libri e un po’ di rose in giro per la città? E invece no! Il problema c’è, eccome. Nella testa delle femministe, ovviamente. Sentite che cosa dice Marilisa D’Amico, esimia professoressa universitaria e organica al Partito Democratico: “E’ una tradizione discriminatoria, che presuppone che le donne preferiscano ricevere una rosa invece di un libro”. Ecco, capito? E’ un po’ come quando apri la portiera o fai passare prima una signora sul tram. E’ discriminatorio. Inaccettabile. Magari preoccupiamoci che le donne abbiano le stesse opportunità degli uomini, e lo dico da padre di una bambina, piuttosto che impedire a un fidanzato di regalare una rosa, che per quanto effimera, un po’ di allegria la mette sempre.