Pinocchio/ Sicurezza a Milano: allarmismi di comodo e scomode verità
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ASCOLTA LA RUBRICA "PINOCCHIO" OGNI GIORNO SU RADIO LOMBARDIA (100.3), IN ONDA ALLE 19.15 DURANTE IL PROGRAMMA DI APPROFONDIMENTO "PANE AL PANE" E IN REPLICA IL GIORNO DOPO ALLE 6.45
C’era una volta un Paese nel quale occorreva dire la verità. A tutti i costi. Perché la verità rende liberi. E la verità è che sulla sicurezza, a Milano, bisogna darsi una regola. Bisogna decidere dove sta l’asticella della sicurezza. Che cosa vuol dire avere una città sicura? Una città sicura è una città senza movida? Una città sicura è una città nella quale invece si esce la sera? La città sicura è quella dove i parchi sono recintati? O la città sicura è quella che non ha barriere? La città sicura è quella nella quale ci sono solo italiani, la Milano dei milanesi? O la città sicura è quella multiculturale? Queste sono le domande che dovremmo porci oggi sulla questione sicurezza. Non quella, cretina, se serva l’esercito o no? E’ come dire a uno che sta morendo di fame: scusa, so che la carne rossa fa male, ma ne vuoi un chiletto? Quello che fa, secondo voi? Dobbiamo dirci chiaramente, sulla questione sicurezza, che non possiamo limitare tutto a due militari davanti a una banca. Dobbiamo invece pensare che la sicurezza passa da una visione differente dei quartieri popolari. Facciamo zone miste, creiamo mix sociali, oppure facciamo una via di italiani e l’altra di nordafricani e l’altra di cinesi? E per tutti questi, riusciamo a dire che bisogna metterci soldi pubblici per pagare le case popolari? Riusciamo a dire che ci vuole nuovamente il contributo Gescal, il che vuol dire alzare le tasse a tutti i lavoratori? Ce la facciamo? Forse no. E allora andiamo avanti a urlare in televisione ogni volta che due si accoltellano in via Padova e che l’ennesima notte di disperati in Stazione Centrale sfocia in un pestaggio a cielo aperto, roba indegna per la capitale morale d’Italia.