Milano

Pio Albergo Trivulzio, assenteismo e poche protezioni alla base dei decessi

La relazione della commissione d'inchiesta evidenzia scarse protezioni per gli operatori, ritardi negli interventi e assenteismo da parte del personale

Pio Albergo Trivulzio, assenteismo e poche protezioni alla base dei decessi

La commissione d'inchiesta sulle morti al Pio Alberto Trivulzio durante l'emergenza coronavirus ha consegnato la sua relazione. Ne emergono scarse protezioni per gli operatori, ritardi negli interventi e assenteismo da parte del personale. I commissari però in parte 'salvano' la gestione del PAT. Tra le criticirà evidenziate ci sarebbero infatti le numerose assenze dei lavoratori, la carenza di mascherine e dispositivi di protezione, ma secondo i commissari (tra cui sono annoverati anche Gherardo Colombo, incaricato dal Comune, e Giovanni Canzio, nominato dalla Regione) la gestione al PAT non ha avuto esiti peggiori rispetto a quelli delle altre case di riposo lombarde travolte dall'emergenza sanitaria. Questi i primi esiti del lavoro della commissione d’inchiesta sull’operato del Pio Albergo Trivulzio in cui si sono verificati, tra sedi centrali e decentrate, 300 decessi.

In base alla relazione dei commissari durante la pandemia, in malattia c’erano molti più lavoratori, di quelli riconducibili a motivazioni legate al Covid. Sulle discutibile applicazione delle misure di sicurezza dei lavoratori, i commissari evidenziano come in quelle settimane si registrasse una carenza generalizzata in tutta Italia per i problemi di approvvigionamento. La relazione sarà ufficialmente presentata oggi in Regione Lombardia e consegnata a Regione, Comune e procura della Repubblica, dove è aperta un’indagine per epidemia e omicidio colposi.  

Coronavirus: Ats Milano, 'Al Trivulzio è arrivato presto, non sa malati trasferiti'

 Il Pio Albergo Trivulzio "metteva già in isolamento a fine febbraio alcuni casi con sintomatologia simil influenzale che, col senno di poi, riconosciamo probabilmente essere stati casi di coronavirus. Quindi erano presenti già allora. L'ipotesi è di un ingresso precoce dell'infezione dall'esterno, probabilmente attraverso gli operatori di assistenza o gli educatori, con poi una propagazione interna che ha raggiunto il suo massimo nella seconda metà del mese di marzo. Questa ipotesi è incompatibile rispetto a quella di un innesco partito da pazienti trasferiti durante l'emergenza Covid-19". A farlo notare è Vittorio Demicheli, direttore sanitario dell'Ats Città Metropolitana di Milano, durante la presentazione a Palazzo Lombardia dell'esito dei lavori della Commissione di verifica sulla gestione dell'emergenza al Pat. "Il numero pazienti della seconda metà di marzo è incompatibile con questa ipotesi. C'era per forza già prima un contagio. E si capisce abbastanza bene", ribadisce Demicheli, ricordando anche che il rapporto fra decessi osservati e attesi nella fase della pandemia, che ha mostrato un aumento di mortalità rispetto agli anni precedenti, "è risultato lievemente inferiore al Pat rispetto alla media rilevata nelle Rsa".

Trivulzio: Commissione regione, no prove divieto mascherine 

"Nessun riscontro documentale sul divieto di indossare mascherine nei confronti degli operatori sanitari". E' questa la conclusione della Commissione regionale lombarda che ha redatto una relazione, frutto di tre mesi di lavoro e illustrata alla stampa in Regione, sulla gestione dell'emergenza coronavirus al Pio Albergo Trivulzio. Un esito che stride con le decine di segnalazioni di lavoratori del Pat, secondo i quali l'uso dei dispositivi di protezione individuale sarebbe stato vietato in modo esplicito dai dirigenti. Agli atti dell'inchiesta della Procura di Milano c'e' una mail spedita da Giuseppe Caliccio, direttore generale del Pio Albergo Trivulzio di Milano, indagato per omicidio colposo, ai sindacalisti della Cisl che due giorni prima, gli avevano denunciato le "parecchie criticita'" legate soprattutto alla mancanza di Dpi e mascherine. "Nessuna disposizione nazionale o regionale e' stata disattesa o sottovalutata - aveva ribattuto la guida della storica struttura milanese - e la mancata applicazione di regole dettate da puro allarmismo, piuttosto che da competenza, non e' evidentemente mancanza di tutela degli operatori".

Rispondendo a una domanda a margine dell'incontro coi giornalisti, il direttore sanitario di Ats, Vittorio Demicheli, ha affermato che "non risultano documenti" in cui veniva sconsigliato l'uso di mascherine e che "molte persone hanno reinterpretato come segnalazioni"in questo senso dei documenti che invece non avrebbero imposto alcun divieto di indossare i dispositivi. La risposta fornita da Calicchio nella lettera del 13 marzo non convinse i sindacati che tre giorni dopo tornarono a farsi sentire. "Gli operatori sanitari ci stanno segnalando che in alcuni reparti viene negato l'utilizzo delle mascherine perche' non necessarie in assenza di pazienti Covid", scrivevano il 16 marzo i due rappresentanti della Cisl ribadendo che "nelle manovre di movimentazione dei pazienti e' impossibile mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro previsto dall'ordinanza governativa del 7 marzo". Nella stessa lettera i due rappresentati dei lavoratori del Trivulzio evidenziavano come i sanitari, "venendo dall'esterno, possono essere portatori ansintomatici di virus e trasmetterlo al paziente". Da qui la richiesta di fornire tutti gli operatori di mascherine per scongiurare "il rischio di trasmettere ad altri degli agenti patogeni, tutelando i pazienti. La replica del direzione generale del Trivulzio arrivo' in una lettera datata 28 marzo con Calicchio che lamentava come l'approvvigionamento di mascherine e Dpi fosse "particolarmente difficoltoso" e di conseguenza la loro disponibilita' "contingentata". Ed e' per questo, precisava il dg, che "questa azienda ha scelto di evitarne lo spreco laddove non necessarie".

Trivulzio: presidente vittime, c'e' stato nascosto assenteismo 

"Se davvero al Pat c'era un assenteismo del 65%, allora significa che mentivano quando a noi familiari dicevano che andava tutto bene e la situazione era sotto controllo". Alessandro Azzoni, il presidente dell'associazione Felicita che raccoglie i familiari delle vittime del Pat, esprime sua "delusione" per gli esiti della Commissione regionale che individua nell'"assenteismo anomalo della forza lavoro" all'interno della casa di cura una delle criticita' emerse durante la fase piu' acuta della pandemia. "Ci e' stato nascosto che non erano in grado di tutelare i nostri cari - afferma all'AGI - veniamo a sapere solo ora di questo assenteismo. Se davvero e' andata cosi' e c'erano queste lacune del personale, e' vero, come dicono gli operatori, che venivano trasferiti da un reparto all'altro contribuendo alla diffusione del contagio". 

 








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