Milano

Pisapia e la dichiarazione di voto. Pronta la Cosa Rossa 2. Inside

Per il dopo Referendum, Giuliano Pisapia è in procinto di chiudere l'accordo con Renzi per la costruzione di una sponda di sinistra non dem

di Paola Bacchiddu e Fabio Massa

Dopo la vittoria trumpiana negli States, gli umori già depressi dei piddini nazionali sembrano aver ricevuto il colpo ferale. L'ipotesi più probabile che corre in queste ore e che fa tremare i polsi del premier, infatti, è che la coda lunga dell'antipolitica e del populismo, dopo aver toccato il paese più potente del mondo, possa condizionare anche il contesto nazionale, col voto sul referendum del prossimo 4 dicembre.

Ma nell'attesa del risultato delle urne, come già anticipato, ci si organizza per il dopo Referendum. Secondo quanto può riferire Affaritaliani.it Milano, Giuliano Pisapia – invitato alla Leopolda, ma poi assente – potrebbe essere in procinto di chiudere l'accordo con Renzi per la costruzione di una sponda di sinistra non dem e non antipremier che rechi soccorso alle urne, prima alle amministrative del 2017 e in seguito, se l'esperimento dovesse funzionare, alle politiche del 2018. In pratica, la replica a livello nazionale del modello SinistraxMilano, dove la discioglienda Sel è di supporto e di stimolo all’amministrazione del renziano Sala. Di certo, non una formazione di oppositori tenaci come vorrebbero invece Fratoianni&Co.

Il 5, 6 e 7 dicembre, infatti – o comunque in una data che si colloca immediatamente dopo il voto - dovrebbe essere lanciata a Milano quella che giornalisticamente chiameremo “La Cosa rossa 2” (un primo tentativo, naufragato, era stato già avviato dagli stessi interpreti politici due anni fa, come aveva anticipato Affaritaliani.it ai tempi). Per ora le indiscrezioni riportano di grandi lavori in corso nella costruzione della macchina che vedrebbe coinvolti anche altri partner della sinistra collaborativa con l'attuale governo. 

Si era già parlato del contributo determinante del sindaco di Cagliari Massimo Zedda – uno dei principali interlocutori di Pisapia – e di altri sindaci sul territorio. E a proposito del primo cittadino sardo di Sel, la coalizione di centrosinistra, a livello locale, così come sta accadendo a Milano, sembra spaccata nelle divisioni intestine non solo sul progetto che tenderebbe una mano al governo Renzi in difficoltà, ma anche su un punto delicatissimo su cui anche Pisapia sta riflettendo: esporsi pubblicamente o meno sul Sì al referendum a ridosso dal voto. Ipotesi che provocherebbe parecchi mal di pancia a una nutrita area di sinistra che non accetterebbe un endorsement così marchiano verso la compagine politica del premier, e abbandonerebbe l'idea di partecipare alla nuova formazione pisapiana. 

Lui, intanto, l’avvocato, di ritorno dal viaggio in Africa, dovrebbe sciogliere il nodo del pronunciamento pubblico sul suo voto. Da una parte ci sono alcuni suoi consiglieri che lo “tirano per la giacchetta” affinché dica pubblicamente che vota sì (perché che lo farà nel segreto dell’urna è sicuro) e faciliti quindi la creazione della cosa rossa 2. Dall’altra altri consiglieri lo tirano per la giacchetta perché non dica nulla, ed eviti così ulteriori spaccature a sinistra. Del resto, questi ultimi continuano a ricordargli che già in occasione delle Europee non dichiarò di votare Schultz al posto di Tsipras, quindi non sarebbe neanche una prima volta che nel segreto dell’urna si fa la politica. Di certo, Pisapia sta per tornare, e lo vorrebbe fare non in una posizione da antagonista. Addirittura c’è chi pensa che in caso di vittoria del no, nel caso il premier se la cavasse solo con un rimpasto di governo (e non il ricorso diretto alle urne), l’avvocato Pisapia sarebbe il ministro della Giustizia perfetto. Chissà che cosa ne pensa Orlando, che pure a Milano ha i suoi estimatori…







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