Milano
Pisapia parla con D’Alema. Inside. Ora è l’ex sindaco il “contenitore"

Un lungo colloquio, di quasi un'ora, dove Giuliano Pisapia e Massimo D'Alema si sono confrontati a Roma
di Paola Bacchiddu
Un lungo colloquio, di quasi un'ora, dove Giuliano Pisapia e Massimo D'Alema si sono confrontati a Roma. Come aveva anticipato nelle scorse settimane Affaritaliani.it Milano, infatti, l'ex sindaco di Milano – dopo l'annuncio di una possibile scissione del Pd – aveva fissato in agenda una riflessione sull'ipotesi di un listone unico, che potesse accogliere tutti gli schieramenti a sinistra del vecchio Pd renziano, Sinistra Italiana compresa.
Ma nell'arco di pochi giorni il quadro è drasticamente mutato. Nessuna scissione, ma un profondo cambiamento dall'interno del Pd, con l'accordo tra Area Dem di Franceschini e la corrente del Ministro Orlando, al lavoro per tenere unito il partito e andare a Congresso più forti, contro la leadership di Matteo Renzi. L'ex premier appare infatti sempre più accerchiato e poco lucido sul da farsi – come raccontano alcuni suoi parlamentari - tanto che l'ipotesi di elezioni a giugno sembra ormai definitivamente sfumata. Con tutta probabilità si andrà al voto a naturale scadenza di legislatura, nel febbraio del 2018, possibilmente con una legge elettorale riformata in Parlamento.
E Giuliano Pisapia non sta certo a guardare, avendo intuito che il potenziale a sinistra di Campo Progressista, col seguente quadro, diventa sempre più forte, dal punto di vista della rappresentanza elettorale. Come dichiara nell'intervista di oggi al Corriere della Sera, il suo partito (anche se non ama definirlo tale) ha messo il turbo. Il progetto è di collaborare con un Pd dal volto completamente rinnovato: non più renziano, come annunciato prima e poco dopo il referendum, ma fortemente bilanciato su area dem, e quindi sul Ministro Franceschini con cui il dialogo è già partito.
E Sinistra Italiana? Dopo la rottura tra la corrente di Fratoianni – poco dialogica col Pd – e l'area che si aggrega attorno al Capogruppo alla Camera Arturo Scotto, quest'ultima sembra seriamente intenzionata a convergere in Campo Progressista. Col movimento dell'ex sindaco arancione, infatti, la rappresentanza di Sinistra Italiana (che andrà a Congresso a Rimini il prossimo 17 febbraio, senza Scotto) sembra essersi depotenziata. L'ipotetico bacino elettorale del 2, 6 per cento, fotografato da rilevazioni interne e dai sondaggi pubblicati, pare essersi dimezzato, e il probabile prossimo segretario Nicola Fratoianni, accusato di fare accordi sottobanco con Massimo D'Alema per il vecchio listone unico, è quindi rimasto col cerino in mano. Questa domenica al teatro Ambra Jovinelli l'area di Scotto, i comitati per il no al referendum, quelli sul referendum contro il jobsact e anche una minoranza del Pd si riuniranno per riflettere insieme su come agganciarsi, o addirittura convergere in Campo Progressista, che sembra essere, allo stato attuale, l'unico contenitore di sinistra davvero credibile.
Ma le conseguenze dei movimenti in corso sullo scenario nazionale toccheranno anche i territori, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Come in Lombardia. Gli ex Sel, con Chiara Cremonesi, stanno pensando di costituire – come anticipato da Affaritaliani.it Milano e in vista delle prossime regionali del 2018 – il cartello “Sinistra per la Lombardia”, sull'esempio di “Sinistra per Milano” che ha concorso alle scorse amministrative per eleggere il sindaco Sala. L'ipotesi più probabile è quindi quella di convergere nel contenitore nazionale di Campo Progressista. Non solo. A fare i conti con i rapidi mutamenti in corso sarà anche anche il Congresso metropolitano del Partito Democratico e quello regionale, i cui equilibri delicatissimi risentiranno dei nuovi quadri che si profilano in queste settimane. Del resto, ogni congresso locale vive di equilibri complicati, con alleanze che in questo momento paiono diventate decisamente liquide.