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Milano
Pittura italiana oggi: in Triennale gli Stati generali dell’arte
Roberto De Pinto - Solleone

Pittura italiana oggi: in Triennale gli Stati generali dell’arte

Pittura. Italiana. Oggi. Il nome scelto dal curatore Damiano Gullì per la mostra collettiva in esposizione alla Triennale di Milano sino all'11 febbraio 2024, tanto asciutto quanto perentorio, racconta molto della visione che ha guidato il progetto. Sono infatti presentate centoventi opere di artisti operanti in Italia, nati dal 1960 in poi. Una per artista. Rigorosamente dipinti (o, in qualche raro caso, installazioni pittoriche site specific). Con un ulteriore requisito: essere stati realizzati tra il 2020 ed il 2023. Una panoramica vasta, naturalmente non omnicomprensiva ma che pure in un certo senso ambisce ad essere definitiva. Perchè il gioco degli inclusi e degli esclusi interessa tutt'al più qualche addetto ai lavori.

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Valentina D'Amaro - Switzerland

Mentre i curatori - una volta compiuta la loro legittima selezione -  intenzionalmente paiono aver tolto ogni accento dalle singole personalità a favore di una rappresentazione massimamente democratica e corale dello spaccato che hanno inteso raccontare. Una collettiva nel senso più autentico del termine - impressione in questo senso favorita dall'allestimento a cura dello studio Italo Rota - perchè l'oggetto del discorso resti senza ambiguità aderente all'oggetto della mostra: "Pittura italiana oggi". Quale l'obiettivo di Gullì e del board composto anche da Francesco Bonami, Suzanne Hudson e Hans Ulrich Obrist? Sostenere l’arte nostrana e innescare un dibattito, come spiegato nel catalogo di presentazione.

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Nicola Samorì - Irene cura l'informale

Cosa significa fare pittura in Italia oggi

E allora dibattito sia. A partire da alcune annotazioni preliminari. Primo: Triennale e pittura. Non un'anomalia, ma - in occasione del centenario dell'istituzione - un filo che si riallaccia alla grande mostra della pittura murale organizzata nel Palazzo dell'Arte milanese nel 1933, anno del trasferimento da Monza dell'istituzione. E poi alla nona esposizione internazionale del 1951 con allestimento di Luciano Baldessari. Secondo: dopo l'ultima grande stagione di pittura italiana, quella di fine anni Settanta-primi anni Ottanta della Transavanguardia e - in misura relativamente minore - dei citazionisti e dei Nuovi Nuovi, l'arte pittorica nel nostro Paese ha vissuto una fase piuttosto lunga lontana da radar, mentre i riflettori si sono accesi altrove. Terzo: negli ultimi anni si è assistito tuttavia ad una inversione di tendenza. Perchè in fondo, spiega Bonami nel suo contributo al catalogo, "l'artista italiano vuole dipingere a tutti i costi". Ed il pubblico pare aver recuperato interesse. Quarto: dal 2020 al 2023, periodo preso in esame dalla mostra, il mondo ha vissuto più di un evento cataclismatico. Il Covid. Le guerre in Ucraina e Palestina. Aggiungiamoci, per chi si occupa di linguaggi, espressione, comunicazione, l'ascesa dell'Intelligenza artificiale.

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Nicola Verlato - Hostia

La pittura italiana oggi? Tante individualità

Fatte queste premesse, cosa ci racconta la mostra in Triennale? L'impressione generale è quella di un diffuso solipsismo che potrebbe in prospettiva costituire un tema nei confronti di una ulteriore possibile fase di crescita della pittura in Italia. Tante personalità (dagli esiti naturalmente quali maggiori quali minori) concentrate in un dialogo approfondito con i propri motivi, con i propri modelli e riferimenti. Ma non con i propri contemporanei. Né, nella stragrande maggioranza dei casi, con il racconto del proprio tempo. Non che quest'ultimo sia ovviamente requisito necessario per fare buona arte. Ma è una assenza complessiva che si nota. E si fa elemento di riflessione.

 

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Dario Pecoraro - Imperatrice

Se un novello Bonito Oliva volesse insomma lanciarsi nell'impresa di promuovere quelle che ritenesse le più rappresentative espressioni della pittura italiana di oggi, faticherebbe a individuare un manipolo di artisti di alto profilo connotato da qualche comune denominatore linguistico, tematico, vocazionale. E gli converrebbe forse puntare sulla valorizzazione di singole, specifiche individualità. Individualismo, appunto, come segno dei tempi che si fa anche agenda programmatica. E pluralismo. Non si tratta, beninteso, di demonizzare. Ma persino il più solitario dei geni, così siamo abituati a pensare a Van Gogh, anelava a costituire una comunità di pittori ad Arles.

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Francesco De Grandi - Inizianti

Pittura italiana oggi: alcune istantanee

Per concludere questi appunti non definitivi su una mostra che merita di essere attraversata e meditata per coglierne tutte le sfumature e ricchezze, alcune immagini rimaste particolarmente impresse. L'immota intimità del ritratto di spalle di Gianluca Di Pasquale ("Felci e fiori").  Il paesaggio sospeso e abbagliante di Valentina D'Amaro ("Switzerland").  Gli echi espressionisti alla Otto Dix di Silvia Argiolas ("La noia"). La scabrosa matericità di Nicola Samori ("Irene cura l'informale"). L'indolenza ironica di Roberto De Pinto ("Solleone"). La chiarezza e compostezza di Romina Bassu ("Reviviscenza"). Il notturno onirico di Angelo Bellobono ("Il mondo dal buco"). La sontuosa allegoria pasoliniana di Nicola Verlato ("Hostia"). L'enigma esistenziale di Manuela Cerutti ("Soliloquio"). Il lussureggiante intervento di Roberto Coda Zabetta ("Frana e fango"). La minuziosità cinematografica di Chiara Enzo ("Accidente").  Le corposità ed i preziosismi di Dario Pecoraro ("Imperatrice"). Il purismo metafisico di Jem Perucchini ("Senza titolo/Tappeto").  Le reminiscenze böckliniane di Francesco De Grandi ("Inizianti").

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Pietro Ruffo - Antropocene 33

 

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