Milano

Più autonomia per Milano? Ecco perché la città dovrebbe avere più poteri

Debora Bionda

Recentemente insignito dell'attestato di Civica Benemerenza, Milano Città Stato raccoglie sempre più consensi e punta al referendum per chiedere più autonomia

Più autonomia per Milano? Ecco perché la città dovrebbe avere più poteri

Mentre l'autonomia regionale, tra un "è cosa fatta" e un "forse si farà", fa discutere ormai da tempo, inizia a farsi strada un'idea ancora più rivoluzionaria: e se a essere autonoma fosse Milano? Sono molti a pensare che il capoluogo lombardo abbia tutte le carte in regola per essere una città di stampo internazionale, con norme, procedure e budget propri. Del resto, mai come in questi anni ha dimostrato di essere un caso a parte nello scenario italiano, tanto che si parla di 'modello Milano'. Affaritaliani.it Milano ha intervistato Andrea Zoppolato, fondatore di Milano Città Stato, il movimento che crede, divulga e si fa promotore dell'autonomia milanese attraverso un magazine online molto seguito che racconta la città e un manifesto dove si mette nero su bianco perché Milano deve avere poteri a sè stanti. E 'idea di una città più autonoma piace talmente tanto che nella recente cerimonia di assegnazione dell'Ambrogino d'Oro, Milano Città Stato ha ricevuto l'attestato di Civica Benemerenza.

Come nasce l’idea di Milano Città Stato?

Nasce nella primavera del 2015 nei tavoli di ideazione organizzati da Vivaio dedicati a individuare un progetto politico prioritario che potesse rendere Milano più protagonista a livello internazionale.  Al tavolo c'erano esponenti di tutte le principali forze politiche oltre a diversi membri della nostra associazione. Alla fine abbiamo trovato l'accordo sull'esigenza prioritaria di dare a Milano lo stesso tipo di poteri e di autonomia che hanno tutte le principali città del mondo con cui si confronta. Come Berlino, Amburgo, Madrid, Londra, Ginevra, Mosca, San Pietroburgo, Bruxelles, Vienna, Bruxelles, Budapest e tante altre, tutte formalmente delle città stato, ossia dotate di un solo potere sul territorio che si relaziona direttamente con il governo del paese. 

Milano è pronta per puntare a una sua “autonomia”? E questa autonomia non andrebbe a discapito di altre realtà?

La Costituzione prevede che ogni territorio con almeno un milione di abitanti possa ottenere lo status di una regione. Quindi Milano ha tutte le carte in regola per poter diventare la prima città regione d'Italia, aggiungendosi alle molte esistenti in Europa (siamo l'unico grande paese europeo a non avere nessuna città stato). Se diventa regione, non comporterebbe costi aggiuntivi per lo Stato: si avrebbe una ripartizione di poteri e di risorse tra Milano e la Regione Lombardia, come avviene ad esempio in Germania tra Berlino e il Brandeburgo che geograficamente fanno parte della stessa regione ma amministrativamente sono due territori autonomi. Chiediamo lo stesso per Milano e il resto della Lombardia. 

Quali dovrebbero essere gli step per arrivare a una maggiore autonomia?

Quelli previsti dalla Costituzione (art.132) e dagli statuti del Comune e della città metropolitana. Quindi: 
1. Realizzare un referendum propositivo tra cittadini come da statuto del comune 
2. In caso di successo, diventerebbe immediatamente attuativo sul consiglio comunale che deve deliberare per fare richiesta al Parlamento per diventare una Regione insieme a tutti i comuni della città metropolitana che vorranno farne parte 
3. In caso di via libera ci sarà un referendum confermativo tra i cittadini 
4. In caso di vittoria dei sì nascerebbe Milano città regione 

A chi potrebbe dare fastidio una Milano-Città-Stato?

A tutti quelli che ci guadagnano sul sistema attuale basato su: confusione di poteri che decidono sul territorio (comune, città metropolitana, regione oltre allo Stato); necessità di richiedere a stato e regione le risorse per ogni tipo di intervento strutturale nella città; mancanza di trasparenza sulla gestione delle risorse che rimangono lontane dai cittadini. A questo si aggiunge chi in Regione è autonomista con Roma ma centralista con Milano e anche se dovrebbe tutelarne gli interessi non accetta che i milanesi si possano esprimere sul grado di autonomia da avere per la loro città. 

Quali sono degli esempi riusciti di città-stato nel mondo?

Tutte le città che hanno richiesto e ottenuto una maggiore autonomia sul loro territorio hanno avuto dei miglioramenti sostanziali. L'autonomia significa sempre crescita, sia per le città più ricche, come Londra, Amburgo, Vienna, sia  per quelle che in partenza erano meno prospere come Madrid, Buenos Aires e l'ultima arrivata tra le città stato, Città del Messico. Non esiste caso al mondo un esempio di città che con l'autonomia abbia visto peggiorare il suo benessere. Non solo, mentre esistono decine di casi di comunità cittadine che hanno richiesto una maggiore autonomia, non esiste nella storia un solo caso di città che abbia fatto l'opposto, ossia abbia richiesto di ridurre la sua autonomia e i suoi poteri. Fino ad arrivare ai casi estremi di gente pronta a mettere in gioco anche la vita per difendere la propria autonomia, come succede a Hong Kong. 

Milano è all’avanguardia da tanti punti di vista, su cosa invece deve e può ancora migliorare? E quali saranno le sfide del futuro per una città che vuole continuare a essere al passo coi tempi?

In una situazione in cui Milano è intrappolata all'interno di un sistema di confusione di poteri e di burocrazia che blocca qualunque tipo di innovazione amministrativa, ciò che riesce a fare è drenare risorse e lavoro dal resto d'Italia ma è incapace di attirare imprese e talenti dalle nazioni con cui dovremmo competere. Premessa fondamentale per poter essere la porta di ingresso del mondo in Italia è diventare una città stato. Questo per poter avere: 
1. Un solo potere che decide sul territorio e che rappresenta Milano direttamente con il governo 
2. Risorse da gestire direttamente per risolvere i problemi e cogliere le opportunità di Milano, senza dover andare come adesso con il cappello in mano da Regione o dal Governo per qualunque intervento strutturale in città. Potendo anche gestire direttamente i fondi europei, magari riuscendo a ottenerne più degli attuali, grazie alla sua efficienza. 
3. Un modello in cui si possa legiferare e sperimentare norme migliori da estendere al resto d'Italia per rilanciare un paese che non funziona. 

Si accusa spesso l’amministrazione comunale di essere molto più attenta al centro rispetto che alle periferie, è davvero così? C’è una parte di Milano che viene trascurata o non viene ascoltata?

Come la regione è autonomista con Roma e centralista con i suoi comuni, lo stesso si può dire per il comune di Milano: chiede soldi a governo e regione ma poi si dimostra centralista con i suoi municipi a cui ha azzerato poteri e risorse. 

Ogni municipio è abitato da un numero di persone che se fosse una città sarebbe la terza più grande della Lombardia, eppure ha un budget ridicolo e per ogni decisione deve passare per la burocrazia del comune, praticamente come ogni comune cittadino. Una cosa assurda perchè i municipi hanno un contatto diretto con il loro territorio e potrebbero affrontare i problemi della vita ordinaria delle persone in modo rapido ed efficace. Il risultato è che, come succede sempre con il centralismo, quanto più ti allontani dall'organo decisionale, tanto meno vengono ascoltati i bisogni delle comunità più lontane. E non serve a niente fare degli incontri saltuari per fare vedere che si esiste. 

Ricevere l’attestato di Civica Benemerenza è un grande privilegio, come siete arrivati in così poco tempo a questo risultato?

Siamo i primi ad essere rimasti sorpresi. Sia dalla candidatura che soprattutto dalla nomina. Sappiamo che l'iniziativa è partita da alcuni esponenti della Lega e dell'opposizione e successivamente è stata appoggiata anche da politici della maggioranza. In particolare a livello politico dobbiamo ringraziare chi è stato vicino al progetto di Milano città stato fin dalle origini, come Alessandro Morelli (Lega) e Filippo Barberis (PD) oltre a chi ha sempre manifestato supporto al progetto come Stefano Bolognini, Gianmarco Senna (Lega), Pietro Bussolati (PD) e Manfredi Palmeri (centro destra). Ci teniamo a dire che Milano città stato è un progetto trasversale che ha l'intento di essere sostenuto dalla comunità di Milano, unendo le diverse forze politiche e sociali della città e, in generale, tutti i cittadini. Se Milano città stato sarà espressione di una volontà condivisa da tutta la comunità siamo certi che diventerà realtà, a prescindere dal potere romano.  Questa è la visione che unisce tutti i partecipanti al progetto che hanno idee politiche diverse ma in comune il sogno di contribuire a una Milano più forte nel mondo e che possa trascinare l'Italia alla sua grandezza perduta. 

Quali sono i vostri progetti futuri?

Fare del 2020 l'anno in cui tutta la comunità dei cittadini diventerà consapevole di cosa significhi Milano città stato, avviando l'iter per il referendum in coerenza da quanto previsto dalla Costituzione. Ci tengo a ricordare che uno degli articoli fondamentali della nostra carta, l'articolo 5,  prescrive che la Repubblica "riconosce e promuove le autonomie locali", "attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo" e "adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento".







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