Milano
Primarie? Bassi: "No grazie. Però dobbiamo fare iniziativa comune"
Il presidente leghista del Municipio 4: " Le primarie non mi hanno mai fatto impazzire. Non credo siano una strada obbligata"
Primarie? Bassi: "No grazie. Però dobbiamo fare iniziativa comune"
Dopo l'articolo di Fabio Massa, su stimolo di Guido Camera, pubblichiamo di seguito il commento di Paolo Guido Bassi, presidente leghista del Municipio 4.
La proposta - di buon senso – lanciata da Fabio Massa potrebbe sembrare "provocatoria". Non penso lo sia. Se interpreto bene ciò che scrive da un po' di tempo, è semmai una sorta di grido (più o meno disperato) di un osservatore dei fatti milanesi stanco di sentire il suono di una sola campana. Personalmente, le primarie non mi hanno mai fatto impazzire. O meglio, mi piacciono quelle americane. Decisamente meno la versione in diciottesima importata dagli amici di centrosinistra. Questione di gusti. Non credo siano una strada obbligata. Della proposta avanzata, rilancio però il suffisso "delle idee". A mio modo di vedere, il Centrodestra milanese dovrebbe uscire dal guscio in cui si è rintanato da anni. Tornare ad essere coalizione più che sommatoria di partiti. Per ricordare un'iniziativa comune sulla città bisogna fare uno sforzo mnemonico che quasi si rischia un brutto mal di testa. E' un peccato. Così si rischia di essere percepiti solo per quelli che sono "contro" qualcosa o qualcuno (lecito), senza far capire bene quale sia la proposta alternativa. Certo, parlare di contenuti spesso è noioso. E pure poco "premiante" sotto il profilo del ritorno d'immagine. Pre pandemia, nel mio Municipio abbiamo organizzato diverse giornate di studio con un'associazione del Politecnico - l'ottimaUrban Curator TAT- sullo sviluppo urbanistico dei quartieri a Sudest del Duomo o sua possibile trasformazione dell'area di Porto di Mare con la costruzione di una piscina olimpionica (struttura che a Milano, fra l'altro, manca). Eventi molto partecipati da architetti e addetti ai lavori, ma pressoché disertati dalla politica (di destra o sinistra che fosse) e dalla stampa meneghina (eccezzion fatta per alcuni giornali online e per l' Alberto Giannoniche ne ha dato conto sulle colonne del Giornale Milano).
Un peccato, poteva essere l'occasione per sviluppare un dibattito. Non sarebbe bello, ad esempio, se le forze politiche alternative a Beppe Sala organizzassero nei momenti di confronto dai quali esce la posizione su temi concreti di rilievo, da San Siro, all’Ortomercato, passando per il sistema della mobilità o lo sviluppo dei Municipi.In sintesi, a mio modo di vedere, quindi, non serve tanto "votare" qualcuno fra i partiti prima di presentarsi ai milanesi, quanto mettere sul piatto idee e progetti che possano evocare una visione diversa di città. Che, fra l’altro, parla molto meno a senso unico di quanto si possa immaginare. Prendiamo le "piazze tattiche" del duo Maran/Granelli. Se ci basassimo su quello che si legge sui giornali o su certi profili social "amici", Pier e Marco sarebbero prossimi al Compasso d'oro se non quasi al Nobel per l'architettura. "Scavando" un pelo oltre lo smalto colorato riversato a ettolitri sui marciapiedi, però, si scopre che a molti non piacciono affatto. Tanti anni fa, venne coniato, in un altro contesto, il termine "maggioranza silenziosa". Credo lo si potrebbe mutuare. Questa, a mio avviso, è la sfida per il Centrodestra di Milano: dare voce a quei milanesi che normalmente non si fanno sentire. Un obiettivo sicuramente faticoso, che probabilmente non premia nell’immediato, ma che potrebbe rappresentare le fondamenta per il rilancio della coalizione dandole muscoli e gambe in grado di farla correre anche oltre la contingenza del voto comunale."