Milano
Procura, Robledo: "Con Bruti Liberati stasi di indagini su Expo"
La "guerra" tra il procuratore capo della Procura di Milano Edmondo Bruti Liberati e l'ex procuratore aggiunto Alfredo Robledo si arricchisce di un nuovo capitolo, con l'esposto presentato al consiglio giudiziario milanese, da parte dell'ex procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo, sospeso dal Csm dalla carica di pm e ora in servizio a Torino come giudice. Il quale scrive che nel periodo seguente alla sua revoca "con assunzione del coordinamento direttamente in capo al Procuratore Edmondo Bruti Liberati si e' verificata una stasi nell'attivita' del Dipartimento resa a lui nota anche per iscritto da parte di taluni colleghi e notoria all'esterno anche con riferimento alle indagini sull'area Expo". Inoltre, Robledo sostiene che tutti i suoi ex collaboratori "che costituivano un team organizzato e di esperienza e che garantivano pertanto al Procuratore aggiunto che avrebbe poi coordinato il dipartimento la massima efficacia della sua azione (...) sono stati tutti allontanati dal secondo Dipartimento, contro ogni logica ed efficienza funzionale dell'Ufficio". A giugno verra' discusso in Cassazione il ricorso di Robledo contro la misura cautelare provvisoria della sua sospensione dalla funzione di pm per le telefonate col legale Domenico Aiello.
OMISSIONE DI SOCCORSO, BRESCIA ARCHIVIA/ Nel frattempo, la Procura di Brescia ha chiesto l'archiviazione dal reato di omissione d'ufficio per Bruti Liberati nell'ambito di una vicenda partita da una denuncia di Robledo, attualmente giudice a Torino. Nell'indagine di cui si chiede l'archiviazione, Bruti Liberati e' accusato di essersi rifiutato "indebitamente", nella sua qualita' di capo dell'Ufficio, di iscrivere nel registro delle notizie di reato una denuncia depositata da Robledo il 13 novembre 2012. La denuncia riguardava una presunta calunnia ai danni di Robledo da parte di un maresciallo della Guardia di Finanza in servizio presso la Procura milanese, Davide D'Agostino, e da una cardiologa dell'ospedale Niguarda, Maria Vicario. "Dall'attivita' istruttoria - scrivono nella richiesta di archiviazione il procuratore di Brescia Tommaso Buonanno e il pm Paolo Savio - non emergono elementi di fatto per ritenere che l'indagato abbia consapevolmente posto in essere un'attivita' ostruzionistica nei confronti del collega 'che chiedeva giustizia'".
"OGGETTIVA E INGIUSTIFICATA VIOLAZIONE DEGLI OBBLIGHI DI UFFICIO"/ Nel chiedere l'archiviazione dell'indagine su Edmondo Bruti Liberati per omissione in atti d'ufficio, il procuratore di Brescia definisce la condotta del capo della Procura milanese di "oggettiva e ingiustificata violazione degli obblighi d'ufficio". Tuttavia, spiegano i pm Buonanno e Savi, "non sembra adeguatamente sorretta da quel necessario elemento soggettivo richiesto dalla norma incriminatrice in quanto non si puo' escludere con certezza che l'omissione sia stata determinata da una sottovalutazione iniziale del contenuto dell'atto che il dottor Robledo aveva depositato e, successivamente, dall'avere appreso che, comunque, gli atti segnalati dal denunciante erano gia' stati trasmessi alla Procura di Brescia; circostanza questa - sottolineano i magistrati - che seppur effettiva non poteva certo esimerla dal compimento dell'atto dovuto (iscrizione e trasmissione a Brescia), ma che appare frutto di una sottovalutazione colposa del fatto". Nei prossimi giorni Robledo, attraverso il suo legale, presentera' opposizione all'archiviazione.
CONFERMA BRUTI LIBERATI, DECISIONE A FINE GIUGNO/ E' stata rinviata al 30 giugno, salvo ulteriori slittamenti, la decisione del consiglio giudiziario di Milano sulla conferma o meno del procuratore capo Edmondo Bruti Liberati alla guida della Procura meneghina. A quanto si e' saputo, il rinvio e' stato motivato, su impulso del Presidente della Corte d'Appello Giovanni Canzio, dall'opportunita' di attendere che il Csm si pronunci sul provvedimento col quale, nell'ottobre scorso, Bruti aveva trasferito l'allora capo del pool anti - corruzione Alfredo Robledo all'ufficio esecuzione. Il consiglio giudiziario milanese aveva all'epoca espresso dei rilievi in merito alla decisione di Bruti, seguita al duro scontro che l'aveva contrapposto a Robledo.