Milano

Produrre carta dal sushi avanzato: l’idea green della Greta milanese

Di Emanuele La Veglia per Affaritaliani.it Milano

Nei laboratori del PoliMi Greta Colombo Dugoni e Monica Ferro hanno scoperto un modo alternativo per ricavare cellulosa dagli scarti delle industrie food

Produrre carta dal sushi avanzato: l’idea green della Greta milanese

Greta Thunberg è ritornata a scuola dopo il suo anno sabbatico e l’attenzione del mondo spostata sul tema del Coronavirus. Intanto però a Milano c’è un’altra Greta, con qualche anno in più di quella svedese, che, insieme alla collega Monica, cerca di migliorare l’ambiente, partendo da esperimenti di chimica.

Tutto inizia nei laboratori del Politecnico di Milano dove Greta Colombo Dugoni, dottoranda di 28 anni, e Monica Ferro, ricercatrice 37enne, unendo dei precedenti progetti a cui lavoravano, hanno scoperto un modo alternativo per ricavare cellulosa, la materia prima che serve per fare la carta.

L’idea è utilizzare gli scarti delle industrie food, in particolare residui della lavorazione della birra, bucce di riso e gusci di gambero. E così dalla produzione di un potenziale menù a base di sushi, bevanda inclusa, può nascere una risma di fogli per scrivere.

 “Questi scarti solitamente vengono bruciati, noi invece – spiegano le ricercatrici a Affaritaliani.it Milano – vogliamo dare loro una nuova vita. In chimica queste sostanze rientrano nelle biomasse e recuperandole si evitano anche i costi per il loro incenerimento. La cellulosa inoltre si può estrarre anche dai residui di lavorazione delle bioplastiche, i sacchetti per la raccolta dell’umido per intenderci.”

Il progetto, denominato Bi-Rex, dall’unione di “biomasse” e “recycling”, guarda oltre l’ambito accademico: nel 2019 ha ottenuto 30mila euro vincendo una challenge organizzata dal Politecnico in collaborazione con Deloitte e Polihub, l’incubatore dell’ateneo milanese. Nello stesso anno è arrivata una menzione speciale da Legambiente nell’ambito del premio “Innovazione Amica dell’ambiente”, nel quale Greta e Monica si sono confrontate con realtà già strutturate.

“Noi al momento non costituiamo ancora un’azienda: siamo in due a portare avanti tutto, tra attività di ricerca, partecipazione dei concorsi e studio di un business plan. Da dicembre – annunciano - si aggiungerà una ragazza per aiutarci in laboratorio e vorremmo coinvolgere anche qualcuno che si occupi della parte economica.”

L’obiettivo è di diventare una start-up entro il 2021, grazie ad un finanziamento preseed di 160mila euro, stanziato quest’anno dal fondo di investimento Poli360 per studiare cioè la fattibilità tecnica del progetto e verificarne la sostenibilità economica su scala industriale.

“Negli ultimi mesi, proprio in concomitanza della firma del contratto preseed, non abbiamo avuto accesso al laboratorio per diversi mesi, a causa dell’emergenza sanitaria. Inoltre – aggiunge Monica - non essendo ancora un’azienda autonoma, dobbiamo sottostare alle norme accademiche e questo ci rallenta in termini burocratici o per l’acquisto di materiali.”

Le difficoltà sono compensate dai successi, anche a livello internazionale: di recente Bi-Rex è stato selezionato dall’ECRN (European Chemical Regions Network) e incluso tra le migliori fonti alternative di materie prime.

“Il nostro modello di sostenibilità oltre che nella valorizzazione degli scarti, sta nel processo di estrazione della cellulosa. Utilizziamo solventi atossici e non inquinanti e lavoriamo a basse temperature, senza mai superare i 100 gradi. Mantenere un modello davvero green – ammettono entrambe - è un’impresa difficile ma si tratta di temi sempre più al centro dell’attenzione, ma crediamo che il momento sia propizio.”

Attualmente per produrre la cellulosa bisogna abbattere gli alberi, invece, partendo dal progetto di Monica e Greta, si potrebbero salvare tante foreste, utilizzando dei semplici scarti industriali. E questo sarebbe un bene, soprattutto ora che il verde del pianeta rischia di ridursi drasticamente a causa dei vasti incendi che stanno colpendo America, Australia e non solo.

Ecco allora che, grazie ad un’idea tutta milanese, i gusci buttati via da un’azienda che confeziona gamberi potranno arrivare comunque nelle nostre case, ma con una nuova vita, fatta di carta. Basti pensare a libri e giornali, ma anche a prodotti usa e getta come tovaglioli, fazzoletti, rotoli di carta igienica. E non solo.

 “La cellulosa è ovunque – conclude Greta - anche se non la vediamo. Si trova anche nelle vernici e nelle montature degli occhiali da vista”.

Insomma, se la start-up prenderà piede su larga scala, gli occhiali che indosseremo potrebbero essere “made by sushi”.








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