Milano

Statale, Montani (Obiettivo Studenti): "I Pro-Pal sui giornali, ma poi..."

Chiara Pisani

Elezioni studentesche in Statale a Milano, stravince la ilsta Obiettivo Studenti. Montani: "Noi ci impegnano silenziosamente e concretamente". L'intervista

Statale, Elia Montani: proteste pro-Palestina? "Contesto la violenza"

Si sono svolte da poco le elezioni studentesche dell’università Statale di Milano. A fare il pieno di voti è stata “Obiettivo Studenti-Lista aperta“, che si è confermata prima lista, sia in Cda dove gli studenti hanno conquistato 3.193 preferenze, sia in Senato dove hanno ottenuto 3.123 voti, per un totale di quattro seggi ottenuti al parlamentino universitario. “Attualmente in Statale non è garantita la libertà di espressione di tutte le parti. Non contesto l’occupazione, contesto la violenza, quindi le minacce, i bagni imbrattati e il fatto che gli studenti israeliani abbiano paura di venire in università. Ecco, mi chiedo se questo possa contribuire alla pace”. È lapidario il giudizio di Elia Montani, coordinatore di Obiettivo studenti e attuale presidente della Conferenza degli studenti, in merito alle proteste degli studenti pro-Palestina che, dalla Statale alla Bicocca, stanno affollando gli atenei meneghini.

Siete soddisfatti del risultato ottenuto?
Oltre la soddisfazione, siamo contenti di continuare a lavorare negli organi accademici. Inoltre, siamo molto contenti che gli studenti abbiano premiato la nostra campagna elettorale. Per noi si tratta di una dimostrazione che l'ateneo può essere un luogo di incontro, dialogo e cultura.

In questi giorni i cortili degli atenei sono affollati da tende. I ragazzi manifestano il loro sostegno al popolo palestinese.
I membri che si trovano nei cortili parlano per loro. Come in ogni epoca anche in questa sui giornali va chi alza i toni perché è molto difficile che chi, impegnandosi silenziosamente, sia al centro dell’attenzione. Da un lato comprendo seriamente l'esigenza di pace e giustizia che i manifestanti stanno continuando a portare avanti, dall’altra mi chiedo cosa significa costruire la pace all’interno delle università poiché si incorre nel rischio di confondere la pace dei popoli e quella degli individui.

Cioè?
Realmente , come studenti e dunque come individui, il contributo che possiamo dare alla pace è quello di incitare alla violenza? Attualmente in Statale non è garantita la libertà di espressione di tutte le parti. Non contesto l’occupazione, contesto la violenza, quindi, le minacce, i bagni imbrattati e il fatto che gli studenti israeliani hanno paura di venire in università. Ecco, mi chiedo se questo possa contribuire alla pace.

Le università dovrebbero rescindere gli accordi con quelle israeliane?
Non sono accordi con lo stato né con il Governo. Abbiamo un accordo di scambio e non di ricerca, per cui non stiamo mettendo i nostri fondi a disposizione della guerra.

L’affluenza, però, è stata molto scarsa…
È vero, ha votato il 13 per cento degli aventi diritto, ma a frequentare l’università non sono molti di più. Credo che il loro disinteresse politico debba essere ricondotto a una modalità sempre più passiva di vivere l'università. C’è poco interesse nei confronti del mondo politico e poca curiosità.

Il convegno su Israele che si sarebbe dovuto svolgere il 7 maggio è stato annullato. Si è trattata di una censura?
Mi rattristano le condizioni che hanno portato a far sì che il rettore Elio Franzini abbia spinto a farlo online. Se ci dimentichiamo il valore del dialogo come costruttore della pace mi interrogo allora in che altro modo sia possibile farlo. Ritengo che la libertà di espressione sia l’unica ed efficace soluzione.

Con i gruppi pro-pal c’è dialogo?
Nei limiti del possibile. Conosco i membri di Cambiare Rotta, ma su questi temi è molto difficile instaurare un vero dialogo.

Su temi come la salute mentale che ruolo deve svolgere l’università?
Non possiamo medicalizzare e, a fragilità complesse, rispondere con un servizio immediato, ma è necessario e giusto che le università si interroghino: da un lato si deve intervenire, ed è ottimo che gli atenei offrano sportelli psicologici, dall'altro non bisogna confondere i ruoli.

In che senso?
Le università non possono per natura sostituirsi al sistema sanitario nazionale, ma possono fare da sentinella.

Marina Brambilla è la neo-rettrice dello Statale. Cosa vi aspettate dal suo mandato?
È un valore che ci sia una persona che crede che l’università abbia un ruolo fondamentale nel contribuire alla formazione degli individui. Parlando di Milano, si parla di raddoppiare il Cpr di via Corelli…
Le immagini sono raccappriccianti e molto tristi. Laddove si valutasse questa ipotesi è importante essere millimetrici nel garantire le condizioni che non sono state rispettate fino ad ora.







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