Milano

Quando in redazione si salutava. I silenzi del Corsera. #Spione

Un post di Maurizio Donelli del Corriere della Sera scatena il dibattito sul lavoro nelle redazioni dei giornali

di #Spione

Chiamale, se vuoi, redazioni. Posti un tempo affollati, fumosi, pieni di rumore, voci, dialoghi. E invece no, è arrivato il tempo del silenzio. Silenzio in sala. Così, capita che Maurizio Donelli, caporedattore e guru dei motori del Corriere della Sera, scriva sul suo profilo Facebook: "Oggi sono entrato in una grande redazione del mio giornale. Silenzio. Tanti giovani (di cui ignoro nomi, cognomi e compiti) e meno giovani con la testa piegata sulla tastiera o sul cellulare. Nessuno che saluta (neanche tra i veterani). Una situazione quasi angosciante. E niente, ho solo pensato a quando nelle redazioni si cazzeggiava, ci si mandava a quel paese, si rideva, ci si prendeva allegramente per il culo consapevoli di essere particolarmente fortunati di poter fare un mestiere così bello e ogni giorno sempre diverso. Discorsi da vecchio, lo so. Ma il disagio che ho provato oggi è stato più intenso e amaro del solito".

Sotto, è un fiorire di commenti. Danilo D'Anna, del Tirreno: "Qui se ridi ti prendono per matto". Corrado Ruggeri, ex direttore dell'edizione romana del Corsera: "Sappiamo chi ringraziare, e di questi conosciamo nomi, cognomi e anche indirizzi. Avevano ragione i vecchi saggi, cioè noi, quando si diceva che se un giornale lo fa da incazzato viene male". Fabio Cavalera, inviato del Corriere da Pechino: "È la completa integrazione cervelli-computer, tra poco ci saranno solo computer. E i cervelli (o presunti tali) non si stanno accorgendo di essere cancellati! Forse sono pure contenti. Il cuore e la passione sono sentimenti preistorici, in redazione." E così via, tra una recriminazione e l'altra. Chiamale, se vuoi, emozioni.







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