Milano

Qui Parisi, l’one man show. Pochi big oltre al candidato

Milano, la cronaca di Affaritaliani.it dal quartier generale di Stefano Parisi

di Paola Bacchiddu
 
Inizia con dichiarazioni di ottimismo la lunga notte elettorale di Stefano Parisi, candidato del centrodestra. Arriva alle 23, in compagnia della moglie e delle figlie, dopo aver prenotato una camera per affrontare la nottata di spoglio. Davanti ai taccuini e alle telecamere dispiegate al Mariott Hotel di via Washington, il manager è sorridente e rilassato. Non si risparmia davanti all’interminabile ridda di collegamenti con le tv nazionali per commentare i primi risultati degli exit poll e delle proiezioni dei seggi scrutinati.
 
I primi numeri lo danno in svantaggio di qualche punto, sotto il concorrente del centro-sinistra Beppe Sala. Il capolista ed ex sindaco Gabriele Albertini racconta ai giornalisti che la comunicazione mediatica non ha aiutato il suo schieramento: troppo poca informazione sui giornali e sulle tv che a suo avviso erano sbilanciate sull’ex commissario Expo: “Sono andato a votare al seggio, nel pomeriggio, e un mio elettore si è complimentato per la mia amministrazione quando ero sindaco, ma non sapeva che io fossi candidato come capolista nel cartello civico a sostegno di Parisi. E questo vuol dire solo una cosa: non è stato comunicato abbastanza, e bene, evidentemente”. Su Parisi, invece, è ottimista “All’inizio dovevo presentarlo io quando giravamo per i mercati, ora la città lo riconosce subito”. 
 
L’assessore Giulio Gallera, che fa un salto prima di andare al comitato di De Chirico, sembra già proiettato verso il ballottaggio: “Al secondo turno parte dell’elettorato dei 5 stelle potrebbe votarci”.
 
Il candidato Manfredi Palmeri, invece, in corsa nella lista civica di Parisi, approdato dopo l’esperienza con Passera, non si sbilancia: “È ancora presto per commentare, ma sarebbe meglio che il risultato del primo turno non registrasse una forbice superiore a 5 punti rispetto a Sala, per potersela giocare davvero”.
 
Ma i big della coalizione che sostiene Parisi, dove sono finiti? Il leader della Lega Matteo Salvini è con i suoi nella sede del partito in Bellerio e qui non si fa vedere; così come la coordinatrice regionale Maria Stella Gelmini, bloccata nel suo comitato in via Valtellina. 
 
Maurizio Lupi, di Area Popolare, e Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia, hanno preferito sedersi sulle poltrone degli studi televisivi, piuttosto che condividere con Parisi lo spoglio. E a tal proposito, un candidato della lista civica che preferisce non apparire, confessa che non avrebbe giovato, a Parisi, farsi ritrarre nelle fotografie elettorali, accanto a volti di centrodestra che la città ha già bocciato nella precedente tornata.
 
La vicepresidente di Fiera Milano ed ex eurodeputata Licia Ronzulli, invece, arriva dopo la mezzanotte. Si lamenta per la data sfortunata decisa dal governo per il voto, che a suo avviso non avrebbe aiutato il centro destra, in svantaggio di pochi punti sotto Sala nelle prime proiezioni. Addebito al governo Renzi che condivide anche Parisi - che lo dichiara a più riprese a taccuini e telecamere – e Corrado Passera, che raggiunge il comitato molto tardi, dopo l’una, sostenendo che per aggiudicarsi il ballottaggio bisogna puntare molto sul lavoro, uno dei punti del suo programma elettorale, prima di ritirarsi da candidato sindaco e sostenere Parisi.
 
Musi un po’ lunghi e dichiarazioni tiepide vengono però inaspettatamente interrotti da un applauso scrosciante dei militanti che sono incollati agli schermi televisivi delle prime parziali proiezioni: Parisi passa inaspettatamente in vantaggio di pochi voti sul candidato Sala. Il comitato si riaccende, i sorrisi si moltiplicano e la speranza torna a ipotizzare l’inconfessato: una vittoria al primo turno, seppur per una manciata di voti. Pietro Tatarella, di Forza Italia, arriva al Marriott sorridente: anche per l’insperato risultato del partito che, dato per morto solo pochi mesi fa, in favore della Lega, si piazza nei risultati parziali al 20 per cento, su una Lega al 12. Una straordinaria rinascita di Forza Italia che indica che Berlusconi è ancora vivo sul territorio, politicamente parlando. 
Ma le operazioni di scrutinio sono più lente del previsto: alle 3 del mattino la sala è quasi vuota. Resiste ancora qualche giornalista e lo staff di Parisi: il candidato, invece,  che saluta i presenti e si congeda regalando ai cronisti un’ultima chicca: “Sono ottimista, anche se i dati sono parziali, ma confesso che preferirei stare sotto Sala di 2 punti al primo turno: così i miei non pensano di avere già vinto e si danno ancora da fare”. 






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