Milano

Radice (Riformisti): "Per una Milano capitale internazionale della creatività"

di Federico Ughi

Gianmaria Radice, candidato con i Riformisti, sogna una Milano che valorizza ulteriormente la vocazione alla creatività ed all'internazionalizzazione. Ecco come

Radice (Riformisti): "Per una Milano capitale internazionale della creatività"

"Milano è come una giostra veloce, ma se ci sali è molto bello". Lo ha detto Enrico Bertolino, milanese purosangue, e lo sottoscrive in pieno Gianmaria Radice, che con il capoluogo lombardo ha coltivato da sempre un rapporto intenso, un legame che origina dal padre, milanese trasferitosi a Verona, che è poi cresciuto negli anni da studente universitario in Statale ed è sbocciato definitivamente da quando nel 1997 è qui tornato per viverci, lavorare e mettere su famiglia. Nel mezzo, una passione per la politica che ha portato Radice a frequentare attivamente gli ambienti radicali e socialisti della città. Sino al coup-de-foudre del 2012 per le idee e le ambizioni di Matteo Renzi. Radice fonda con altri il circolo Pd milanese della Pallacorda, per poi seguire Renzi nella nuova avventura di Italia Viva. Coordinatore dei renziani nel Municipio 1, ora l'impegno in prima linea, candidato nella lista dei Riformisti per Milano. Dentro a un ticket che lo riempie di orgoglio, quello con la deputata di Italia Viva Lisa Noja. "Uno dei motivi maggiori di soddisfazione della mia candidatura è poter lavorare ogni giorno al suo fianco: è una persona fantastica dalla quale si impara moltissimo. E tutti restano conquistati dalla sua solidità e dolcezza. Sarà sicuramente eletta e darà il massimo per questa città, perchè ama Milano. E se sarò eletto anche io, è riuscita a farmi promettere che smetterò di fumare...".

Radice, che cosa rappresenta per lei Milano?
Sin da bambino, Milano era le incursioni con mio padre, originario dell'Isola, al cinema in Buenos Aires, il panettone che arrivava a Natale a Verona, il tifo per l'Inter. Poi è stato il luogo della famiglia e della mia attività nel campo dell'organizzazione degli eventi e della comunicazione, che ora svolgo con ritmi un po' più lenti come consulente. Perchè Milano dà tanto ma chiede tanto, il suo tempo è fondamentalmente diverso da quello della provincia. Milano è esplosiva ed è centinaia di cose contemporaneamente

Secondo alcuni, pure troppo: Luca Bernardo ha definito "inutili e dispendiose" "week" e "city"
L'eventizzazione può essere un rischio, ed è soggetta naturalmente a vivere dei cicli. Ma criticare il sistema di eventi milanesi vuol dire non sapere di cosa si sta parlando. E ostacolarlo significa non solo fare un danno all'economia della città ma anche andare contro a quella che è una sua vocazione assolutamente peculiare

Quale?
Quella che ho scoperto io stesso ad esempio lavorando per Book City: l'anima di questo evento sono le decine e decine di realtà private e associative che fioriscono in ogni singolo quartiere della città e che si impegnano per essere protagoniste, generando eventi. Ma lo stesso Fuorisalone è nato così, come un evento popolare cresciuto grazie alla determinazione dei pochi che inizialmente ci credevano. Ci è voluto un po' prima che decollasse davvero. Questa spinta spontanea non è scontata, non ci sono esempi analoghi altrove in Italia e probabilmente nel mondo.

Il sostegno alla creatività non a caso è uno dei due pilastri della sua candidatura. Che progetti ha?
Milano esprime una particolare bellezza attraverso la creatività, che qui assume forme assai articolate. Si passa dalla Scala agli eventi, sino al ruolo dell'industria e del mondo produttivo. Spettacolo e musica sono settori che danno impiego a decine di migliaia di lavoratori. E solo qui possono nascere esperienze spettacolari come i 'Bagni misteriosi'. Milano fa già tantissimo e offre moltissimi spazi. Ma io ho un sogno più grande

Di cosa si tratta?
Quello che ho in mente è la nascita di una "Agenzia del Comune per la città creativa", un organismo che sia punto di riferimento per i soggetti interessati rispetto a bandi, spazi, occasioni di investimento nel campo della cultura, e che possa offrire anche supporto, assistenza e consulenza. Un luogo in grado anche di raccogliere e produrre nuove idee per eventi ed attività attrattive. Per una Milano che si imponga come capitale internazionale della creatività, con la capacità di attrarre talenti. Promuovendo ad esempio anche iniziative di housing sociale in sinergia con le università. Il Comune di Milano, i suoi assessorati e Yes Milano fanno moltissimo per la creatività e la cultura ma ora è necessario uno scatto di reni per portare Milano al centro del mondo come Città Creativa

Un'ambizione che si lega al secondo pilastro della sua proposta, ovvero l'internazionalizzazione
Parto da un dato di fatto: Milano è la città al mondo con il maggior numero di consolati: 122, uno in più di New York. Questo in parte perchè ospitiamo una varietà importante e significativa di comunità straniere, dai filippini, dagli egiziani, ai cinesi ai peruviani. Un fatto assolutamente positivo, persone che lavorano e contribuiscono al PIL della città ed i cui figli saranno italiani perfettamente integrati. Ma l'alto numero di consolati è indice anche dell'importanza che Milano riveste a livello internazionale per il business. Per questo sogno una agenzia che si occupi specificatamente di questo. Oggi esiste già un ufficio che dipende dal capo del Gabinetto e che fa un ottimo lavoro. Ma immagino un organismo di maggiore respiro, una agenzia che coinvolga Comune, istituzioni, Ministero degli Affari Esteri per un dialogo profondo con i consolati e che abbia anche un grado di autonomia sufficiente nello sviluppo di progetti commerciali, nell’attrarre investimenti e nello sviluppare progetti culturali e di formazione.

Idee accolte nell'incubatore del progetto Riformista: come sta andando?
Il simbolo è nuovo e raccoglie esperienze diverse, ma dietro di esso c'è una visione di grandissima coerenza politica. E persone che condividono la medesima prospettiva: riformismo significa ragionare sempre con un'ottica riformista, non dedicarsi a questa o quella singola riforma. Una vera azione riformista ha senso solo dentro ad un sistema a sua volta riformista. La nostra società ha una complessità talvolta bizantina che bisogna cambiare: le soluzioni possono e devono essere trovate

E a livello personale?
Sono grato a chi mi ha proposto di candidarmi. Anche perchè, pur vivendo Milano da moltissimo tempo, la campagna elettorale si sta rivelando una occasione per scoprire luoghi straordinari della città come ad esempio, non unico, il Parco delle Cave. E poi mi da la possibilità di dare ascolto in prima persona ai cittadini. Anche a chi si lamenta: le persone vanno ascoltate, vanno registrate le loro critiche e bisogna farsi carico insieme della propria parte di soluzione. Ogni cittadino deve poi fare il proprio, nelle piccole cose di tutti i giorni, anche il decoro è bellezza. Non ultimo, è poi fondamentale esercitare il proprio più grande diritto: votare







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