Milano
Rapinata e violentata in ascensore, 8 minuti di terrore: "Credevo di morire"
Violenza nel Milanese, l'aggressore è un 31enne libico irregolare e con un ordine di abbandonare l'Italia mai eseguito. La vittima: "Credevo di morire"
Rapinata e violentata in ascensore, otto minuti di terrore: "Credevo di morire"
Otto minuti di terrore rinchiusa in ascensore con il suo rapinatore e violentatore. La 44enne di Segrate, Comune nel Milanese, ha raccontato l'incubo che ha vissuto: "Una volta entrata in ascensore, mentre premevo il tasto del piano, sentivo la porta da cui ero entrata poco prima sbattere e subito compariva un ragazzo che in tutta fretta si fermava tra le porte dell'ascensore bloccandolo".
Il Gip: aggressore poteva colpire chiunque
"Le caratteristiche dell'azione e la personalita'" di Hamza Sara "fanno emergere un pericolo di reiterazione particolarmente grave, avuto luogo della pura casualita' della violenza sessuale, che avrebbe potuto colpire casualmente chiunque". E' quanto si legge nell'ordinanza con cui il gip di Milano Roberto Crepaldi ha convalidato il fermo e applicato la custodia cautelare in carcere al 31enne libico accusato della rapina e la violenza sessuale aggravata del 21 dicembre a una donna di 45 anni commessa nell'ascensore di un complesso residenziale a Segrate. Per il giudice, Sara, rintracciato lo scorso 17 gennaio dai Carabinieri a casa di un conoscente, ha "una scarsissima considerazione dei piu' elementari diritti della persona e una concezione della donna quale strumento per la sua soddisfazione sessuale".
L'aggressore è irregolare in Italia
L'aggressore è Hamza Sara, 31enne di origini libiche, irregolare, con diversi precedenti e un ordine di abbandonare l'Italia mai eseguito: è stato individuato e arrestato dai carabinieri 17 giorni dopo i fatti a Trezzo sull'Adda. Ad incastrarlo un'impronta sullo stipite dell'ascensore e l'esame del Dna. Una violenza «di particolare crudeltà consumata con estrema freddezza» che «dimostra una personalità particolarmente pericolosa e priva di qualsiasi controllo», come scrivono i magistrati Letizia Mannella e Rosaria Stagnaro nel decreto di fermo.
La ricostruzione degli otto minuti da incubo e le indagini
Come ricostruisce il Corriere, la donna era appena rientrata a casa, in un quartiere residenziale, dopo aver passato la serata con un'amica ad un corso di cucina. Arrivata all'ascensore ha avvertito una presenza alle spalle. Le porte dell'ascensore si sono riaperte all'improvviso: «Non l'avevo mai visto. Era giovane, nordafricano, cappuccio della felpa in testa e mascherina chirurgica». Quindi l'aggressione: "Mi ha colpito con il palmo della mano sulla tempia - ha messo a verbale - e mi diceva di stare zitta che altrimenti mi avrebbe ammazzato".
La donna gli ha consegnato i 35 euro che teneva nel portafoglio ma l'aggressore invece di fuggire ha iniziato a slacciarsi i pantaloni: "L'ho implorato più e più volte di non farmi del male. Ero pietrificata dalla paura. Pensavo di morire". La donna è stata abusata per otto interminabili minuti: "Mi minacciava che non avrei dovuto dire nulla facendomi credere che conoscesse il mio nome". Poi l'uomo ha sentito un rumore e si è allontanato: "Devo andare dalla mia fidanzata", le sue ultime parole. La vittima è riuscita a dare una dettagliata descrizione del suo aguzzino ai carabinieri, che lo hanno individuato grazie ad alcuni fotogrammi delle telecamere alla stazione di Pioltello.