Referendum, a Milano nulla cambia. Gli scenari se vince il sì o il no
Che cosa cambia per Milano, in caso di sì o di no al referendum? Politicamente, praticamente, quasi nulla. Ecco tutti gli scenari, da sinistra a destra
di Fabio Massa
Che cosa cambia per Milano, in caso di sì o di no al referendum? Politicamente, praticamente, quasi nulla. Beppe Sala ha già convocato per metà mese gli stati generali della maggioranza, ma di fatto la luna di miele, secondo alcune rilevazioni che cominciano a girare, non si è ancora interrotta, tra il nuovo timoniere e i quartieri. Politicamente poi, non si sono verificati grossi scossoni neppure durante la difficile fase delle nomine, tradizionalmente terreno di scontro tra i partiti. A Milano esiste una solida trazione renziana, che tuttavia riesce ad essere aggregante anche nei confronti delle altre sensibilità. Al punto che proprio da Milano Pisapia sta cercando di elaborare la sua "cosa rossa 2" o, come la si vuole chiamare "cosa arancione". Insomma, un partito che stia a sinistra del Pd ma che del Pd sia alleato, come anticipato da Affaritaliani.it Milano e poi confermato dallo stesso ex sindaco. Pare proprio che sotto la Madonnina la conflittualità sia minima.
Ad ogni modo, che vinca il sì o che vinca il no, la prima "tappa" della politica cittadina, almeno a sinistra, sarà il congresso del Partito Democratico provinciale, il cui attuale segretario è Pietro Bussolati, e poi a seguire il congresso regionale, il cui attuale segretario è Alessandro Alfieri. Per ora i bookmakers danno probabile la ricandidatura del primo, mentre il secondo si starebbe scaldando per cercare di contendere la candidatura alla presidenza della Regione Lombardia a Giorgio Gori e Maurizio Martina. Quasi sicuramente se vincerà il sì, Bussolati potrebbe avere una via di riconferma praticamente unitaria. In caso contrario, vincesse il no, pur rimanendo il favorito sarebbe da prevedere una candidatura di Sinistra Democratica - Campo Aperto, che ha in Milano la sua più forte rappresentanza, sebbene stia viaggiando disunita tra cuperliani (che votano sì) e non cuperliani (che votano no, e tra questi Onorio Rosati), verso il 4 dicembre.
A destra, invece, in attesa delle mosse di Silvio Berlusconi, che avranno un impatto evidente anche su Giovanni Toti e Stefano Parisi, ad oggi ridotti di ruolo e di peso dal ritorno del leader, si andrà verso il congresso di un altro partito fondamentale sullo scacchiere politico: la Lega Nord oggi di Matteo Salvini. Il consigliere comunale di Milano, europarlamentare nonché segretario federale del Carroccio, si trova in questo momento, come ormai da mesi, in una lotta continua con il Senatùr, che proprio non lo digerisce, e soprattutto in una lotta intestina con Roberto Maroni, con il quale non si risparmia punzecchiature. L'ultima, sul patto per la Lombardia. Ad ogni modo, c'è tutto un mondo dell'apparato e della base leghista che vorrebbe un cambio: maroniani, calderoliani non convertiti, bossiani. I "salviniani", dal canto loro, cercano di fare muro. Ma il congresso non sarà affatto una passeggiata. In via Bellerio, infatti, di tensione ce ne è molta. Tensione che si potrebbe sciogliere come neve al sole in caso di vittoria del no al Referendum, che spianerebbe la strada a Matteo Salvini, che rivendicherebbe la propria personale vittoria (seppur in condivisione con Movimento 5 Stelle ed altri).
Ultima posizione è quella del Movimento 5 Stelle. Qui la situazione è più complessa, ma su Milano non ci saranno mutamenti. Gianluca Corrado e Patrizia Bedori sono appena stati eletti e non si registrano tensioni. Condizioni completamente diverse rispetto alla Regione Lombardia, dove invece è tutta da scrivere la storia delle prossime candidature a consiglieri regionali...
@FabioAMassa
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