Milano

Referendum a Milano, vince il sì? Ecco i partiti e i parlamentari che tremano

di Francesco Floris

Diciannove senatori e 38 deputati in meno. Ecco il conto da pagare per la classe politica della Lombardia se vince il “sì” al referendum sul taglio dei parlamen

Referendum taglio dei parlamentari: a Milano vince il sì? Ecco i partiti e i parlamentari che tremano

Diciannove senatori e 38 deputati in meno. Ecco il conto da pagare per la classe politica della Lombardia se vince il “sì” al referendum sul taglio dei parlamentari. Nella regione più “colpita” dalla riforma a pagare dazio sarebbe soprattutto Milano. O, per dirla in gergo elettorale, la circoscrizione “Lombardia 1” composta da quattro collegi che alla Camera dei Deputati eleggono 25 onorevoli con il metodo proporzionale dei listini bloccati nei collegi plurinominali e altri 15 con il maggioritario uninominale. Così chi è entrato a Montecitorio il 4 marzo 2018 senza preferenze degli elettori ma con il meccanismo dei listini bloccati non è detto ci riesca ancora. Soprattutto se nessuna nuova legge elettorale si affaccia all'orizzonte. Da due a tre sono i seggi che saltano nel primo collegio (Lombardia 1-01) che comprende Seregno, Monza e Gorgonzola. Ammesso e non concesso che le posizioni e i nomi siano quelli dell’ultima tornata, chi rischierebbe sarebbero Gloria Saccani Jotti di Forza Italia, il dem Gian Mario Fragomeli, il Cinque Stelle Davide Tripiedi e il leghista Massimiliano Capitanio. Mentre le porte di Roma resterebbero aperte per il capolista della Lega Paolo Grimoldi e Barbara Pollastrini del Pd. A sconvolgere ulteriormente le carte, rafforzando il centrodestra, l'ascesa nei sondaggi di Fratelli d'Italia e Giorgia Meloni, favorevoli al taglio dei parlamentari, e dati in continuo rialzo da vari istituti demoscopici: fra il 14% e il 18% nella penisola. Fattore che può contare parecchio visto che con l'attuale legge elettorale la ripartizione dei seggi avviene su base nazionale tra liste e coalizioni che hanno superato lo sbarramento e, solo dopo, all'interno delle stesse in base ai voti ottenuti nei collegi.

Anche il collegio Lombardia 1-02 (Bollate, Cinisello, Sesto e Cologno per 6 deputati eletti con il proporzionale), dove nel 2018 il primo partito è stato il Movimento Cinque Stelle con quattro punti di vantaggio su Lega e Pd, verserà il suo tributo di due-tre seggi in caso di vittoria del fronte del Sì il 20-21 settembre. Chi dunque dovrà insistere per non essere ricandidato nelle stesse posizioni saranno l'azzurro Valentino Valentini, il democratico Gianfranco Librandi (ora in Italia Viva) e uno fra i grillini eletti nel 2018 Stefano Buffagni (oggi viceministro) e Paola Carinelli (molto molto vicina al reggente Vito Crimi).

Milano, con i suoi 860.512 elettori, è l'unico collegio a trazione centrosinistra. Il Pd prendendo il 27,06% ha eletto Ivan Scalfarotto (ora con Matteo Renzi in Italia Viva) e Emanuele Fiano. Non verrebbe eletta probabilmente Laura Boldrini – volata nel frattempo con i dem – che due anni fa è entrata con Liberi e Uguali prendendo il 4,49%. Mentre il Movimento Cinque Stelle si è aggiudicato un solo seggio sui sette disponibili ai listini bloccati con Manlio Di Stefano. Scotterebbero le posizioni del leghista Alessandro Morelli (che però la Lega mai metterebbe in un collegio a rischio), di Pasquale Cannatelli di Forza Italia e di Carlo Fidanza (Fdi) poi sostituito a Montecitorio da Maria Teresa Baldini. Nel caso di Fidanza, come per Morelli, essendo un dirigente di primo piano del partito, con i nuovi numeri (e peraltro con sondaggi particolarmente rosei) non ci sarebbe comunque stato alcun dubbio sulla rielezione.

Chiude la lista dei potenziali “tagli” il collegio Lombardia 1-04 che comprende le aeree di Legnano, Abbiategrasso e Rozzano per 671mila elettori e 6 posti alla Camera dei Deputati prima della riforma. Ora a rischiare sarebbero Lisa Noja eletta con il Pd (oggi in Italia Viva) e Cristina Rossello di Forza Italia che ha preso il 13,85%. Due a testa i deputati eletti con il proporzionale per Lega (Fabrizio Cecchetti e Fabio Boniardi) e Cinque Stelle (Riccardo Olgiati e Stefania Mammì) con questi ultimi che però ora devono scontare un pesante ribasso nei sondaggi rispetto alle elezioni del 2018.








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