Milano

Resca, Confimprese: "Resi merce franchising: massima attenzione al contratto"

L’annuale ricerca Confimprese sul franchising analizza le dinamiche del reso merce nell’era della multicanalità, con focus sul franchising.

C’è ancora una parziale arretratezza sulle clausole contrattuali adottate nei contratti di franchising per regolare il rapporto con gli affiliati in relazione ai canali di vendita diretti e online. La ricerca Confimprese 2018 “Multicanalità e servizio al cliente nel franchising: il reso merce”, condotta in collaborazione con lo studio legale Cocuzza & Associati ed Epson, analizza le problematiche civilistiche e fiscali dei resi, evidenziando la necessità di redigere un contratto di franchising idoneo a tutelare gli interessi di entrambe le parti. Lo studio è stato svolto su un campione di 52 retailer, di cui oltre il 63% con un fatturato superiore ai 50 milioni di euro e oltre 50 punti vendita.

«I retailer – commenta Mario Resca, presidente Confimprese (300 marchi commerciali, 35mila punti vendita, 660mila addetti con un fatturato di 152 miliardi di euro) – hanno accettato le vendite online come fatto imprescindibile per non soccombere al dominio dell’e-commerce. L’esigenza di permettere al consumatore di restituire la merce acquistata in qualsiasi negozio sia in caso di difetto che di ripensamento è sempre più frequente. Tuttavia, oltre la metà del campione interpellato, pari al 53,6%, dichiara di non avere ancora inserito nel proprio contratto di franchising clausole contrattuali sui resi, cosa che li espone a contenziosi con i propri affiliati».

Come dire, insomma, che c’è ancora molta strada da fare per arrivare a una situazione di maggiore tutela per entrambe le parti.

I risultati della ricerca

I resi nel canale fisico: Il 46,3% dei retailer dichiara di avere già in essere clausole contrattuali con gli affiliati per regolare i rapporti con i canali di vendita diretti e di questi la maggior parte (45,5%) ha adottato il contratto estimatorio. Il restante del campione si divide tra il 27% che ha affiancato al contratto di franchising quello di commissione alla vendita e il 22,7% il contratto di conto deposito. La tipologia di contratto meno diffusa, che non raggiunge il 5%, è il mandato. E’ evidente come il contratto estimatorio sia la forma contrattuale più utilizzata in associazione con il franchising, perché permette la restituzione della merce invenduta da parte del franchisee al termine della stagione senza impegnarlo quindi all’acquisto.

Sulla materia occorre fare un distinguo tra i resi di prodotti difettosi o non conformi per cui il consumatore deve solo presentare lo scontrino chiedendo la riparazione, la sostituzione del prodotto o la riduzione del prezzo; resi di ripensamento in cui il consumatore ha 14 giorni di tempo per esercitare il diritto di recesso  e resi per effetto della clausola soddisfatti o rimborsati, che prescindono dalla difettosità del prodotto e sono frutto di una libera politica commerciale del venditore, che è libero di stabilire termini e condizioni.   

I resi nel canale online: Passando all’online, la ricerca ha analizzato la possibilità per il cliente di restituire presso un negozio in franchising la merce acquistata online o tramite un canale di vendita diretto. La peculiarità di questa soluzione deriva dal fatto che il franchisee è un soggetto terzo e autonomo rispetto al rapporto contrattuale di compravendita tra il franchisor e il consumatore. Per questo è importante per il franchisor inserire nel contratto con il franchisee clausole contrattuali adeguate a regolare le condizioni del
reso merce in negozio. Considerando solo quei retailer che hanno già inserito clausole per regolare i rapporti tra rete diretta e franchising nei contratti con i propri affiliati, emerge che di essi poco più della metà, quasi il 53%, ha previsto per i franchisee l’obbligo di effettuare consegne ai clienti che hanno acquistato online, il 47% l’obbligo di accettare resi di prodotti acquistati online o in negozi diretti, il 35,2%, infine, ha fissato la regola di dare informazioni a chi acquista online. A completare il quadro il 53% degli intervistati ha previsto una remunerazione o incentivi rispetto a tali obblighi. Andando oltre il contratto e guardando a quanto accade nella pratica, ben oltre la metà del campione, pari al 57,8%, non ha ancora adottato la formula del click, cosa che permetterebbe ai consumatori di restituire nel punto vendita un prodotto acquistato online e che, oltretutto, offre il vantaggio di avere un contatto personale con il cliente. La restante percentuale dei retailer (42%) che permette di effettuare il reso in negozio garantisce il servizio solo in parte, in quanto il 56% permette di riportare il prodotto sia nei punti vendita diretti sia in franchising, ma un notevole 43,7% lo ammette solo in quelli diretti. Un’ulteriore dimostrazione che l’integrazione tra showrooming e webrooming, che in altri Paesi è ormai una consuetudine acquisita, in Italia è ancora in uno stadio quasi embrionale. Focalizzando l’attenzione sul rapporto franchisor-franchisee in riferimento ai resi dei prodotti acquistati online, il 68,4% dei retailer dichiara di non avere regolamentato il tema nel contratto. Solo il restante 31,5% lo fa, ma si tratta di una percentuale esigua rispetto a un aspetto di nodale importanza per un corretto funzionamento del flusso di prodotti acquistati su canali differenti.

Tale situazione può essere il frutto della circostanza che assai spesso i retailer non danno la necessaria importanza allo strumento contrattuale utilizzando contratti standardizzati che non tengono conto delle peculiarità del caso concreto né delle esigenze attuali del mercato. Tra i retailer che hanno già fissato clausole sui resi quasi la totalità (85,7%) ha stabilito che il franchisee debba restituire i prodotti direttamente al franchisor. Solo il 14% ha adottato, invece, la formula del conto vendita in modo tale che la merce sia trattenuta in negozio. Dal quadro tracciato risulta evidente che le situazioni problematiche legate al reso merce sono molte e andrebbero regolamentate nel contratto di franchising per limitare eventuali problematiche con i franchisee. In conclusione, è consigliabile che la singola impresa valuti le necessità del caso concreto e rediga, con il supporto del proprio legale, un contratto di franchising idoneo a tutelare adeguatamente i propri interessi.







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