Milano

Rete idrica, Cap adotta il Water Safety Plan

Si scrive Water Safety Plan (in breve WSP) e si legge rivoluzione per l’acqua del rubinetto. È quella annunciata a Milano da Istituto Superiore di Sanità, Ministero della Salute, Oms e Gruppo Cap, gestore del servizio idrico integrato della Città Metropolitana di Milano, che sarà il primo in Italia ad adottare il WSP sul proprio sistema acquedottistico.

Il tema è al centro del convegno internazionale di oggi al Museo della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”, organizzato con il patrocinio del Ministero della Salute, dell’Istituto Superiore di Sanità, di Regione Lombardia, Città Metropolitana di Milano, ATO Città Metropolitana di Milano, Utilitalia e Confservizi Cispel Lombardia, alla presenza dei massimi esperti mondiali di acqua potabile a uso umano. Il convegno è l’occasione per confrontare le migliori esperienze europee e programmare al meglio i prossimi passi italiani per l’attuazione e implementazione del Water Safety Plan. La giornata è stata introdotta da Emilia de Biasi, Presidente Commissione Salute Senato e Claudia Maria Terzi, Assessore Regione Lombardia, Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile.
 
Il WSP è divenuto parte integrante della legislazione europea con la direttiva 2015/1787 che modifica gli allegati II e III della direttiva 98/83/CE del Consiglio, che riguarda la qualità delle acque destinate al consumo umano, e concede due anni di tempo ai singoli Stati per adeguarsi alla nuova normativa. Di fatto il WSP ridefinisce il modello del controllo dell’acqua potabile, basato fino ad ora sulla sorveglianza di segmenti circoscritti del sistema-acquedotto (prelievo-trattamento-distribuzione) e sul monitoraggio a campione dell’acqua distribuita in rete, trasformandolo in un sistema globale di gestione del rischio esteso all’intera filiera idrica dalla captazione al punto di utenza finale.
 
“Il passaggio al WSP significa per il Gruppo un investimento importante in innovazione tecnologica, in ricerca e sviluppo della conoscenza. È il coronamento di un percorso che ha portato la nostra azienda a dotarsi di strumenti innovativi quali per esempio il Piano Infrastrutturale Acquedotti, il WebGIS, l’accreditamento ISO 17025 del Laboratorio Acque Potabili, e a concludere il censimento degli scarichi. Tappe senza le quali l’adozione del Water Safety Plan non sarebbe nemmeno immaginabile. – spiega Alessandro Russo, presidente di Gruppo CAP – Tutto per garantire un’acqua ancora più di qualità, sulla quale i controlli non sono solo puntuali e continui, come avviene già adesso, ma anche ritagliati sulle caratteristiche della nostra falda e del nostro territorio, anche grazie al dialogo con i Comuni e con i cittadini”.

“In pratica, per ogni sistema acquedottistico – dichiara Luca Lucentini, ricercatore dell’ISS -  vengono valutati i possibili pericoli che possono compromettere la sicurezza dell’acqua in ogni fase della sua presenza nell’ambiente naturale, captazione, trattamento e distribuzione fino al rubinetto, stimandone il rischio e il possibile impatto sulla salute e, soprattutto, ridefinendo le misure per evitare pericoli. Un lavoro multidisciplinare e poliedrico, definito in una Linea guida nazionale, che CAP intende attuare in una filiera idro-potabile complessa e di larga estensione, svolto in cooperazione con le Autorità sanitarie e ambientali regionali e locali, e con il supporto tecnico-scientifico dell’ISS. Certamente, data la sua portata innovativa, le esperienze del progetto andranno a contribuire alle azioni di prevenzione in tema di acqua e salute coordinate dal Ministero della Salute e condotte da molte Regioni e Province Autonome, fornendo anche elementi di conoscenza originali da condividere in ambito europeo ed OMS”.
 
Il WSP consentirà di decidere insieme alle ASL e alle altre autorità competenti, sulla base di una valutazione dei rischi, quali parametri monitorare in relazione ai rischi realmente presenti sul territorio e accuratamente analizzati. Sarà possibile, infatti, scegliere di aumentare o ridurre la frequenza dei campionamenti nelle zone di approvvigionamento, nonché estendere la lista di sostanze da monitorare in caso di preoccupazioni per la salute pubblica. Il tutto anche grazie al coinvolgimento attivo dei Comuni e degli stakeholder.
 







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