Milano

Riflessione sul tempismo con cui Fedez è di Rozzi e del nostro di mandarlo a quel paese

Fedez si erge a portavoce di Rozzano, ma il suo ritratto distorto rischia di affossare una comunità che lotta contro gli stereotipi: è tempo di riflessioni scomode

Riflessione sul tempismo con cui Fedez è di Rozzi e del nostro di mandarlo a quel paese

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Generalmente non scrivo quasi mai sullo stesso argomento un commento per due giorni di fila. Ma questa volta faccio un'eccezione perché Rozzano è la mia città, è il Paese che amo e bla bla bla (manca solo la libreria dietro e la calza sulla telecamera). Ieri ho scritto un editoriale sul fatto che Fedez continua a bulleggiare qui e là dicendo che è di Rozzano, contribuendo a una cattiva nomea della città, per farsi figo e che la cosa più preoccupante di tutta quella vicenda, è che si sta creando il mito, del tutto falso, di una città pessima nella quale sono tutti delinquenti. Un mito che i giornali hanno alimentato scrivendo stupidaggini fin dal quadruplice omicidio del parchetto di via Biancospini. E anche prima. L'obiezione, da cui anche un Tapiro, è stata semplice: "Però quando ha donato 130mila euro per rifare un parchetto, mica lo avete detto a Fedez che non era rozzanese". E' talmente assurda questa obiezione che mi piace argomentare per smontarla. Numero uno, e vale come concetto per qualunque paese o città: se arrivasse qualcuno che ci vuole regalare soldi senza avere nulla in cambio (ribadisco: senza avere nulla in cambio!) se non una foto, io quei soldi li prenderei tutta la vita! Per una cifra milionaria prenderei soldi anche da Jack Lo Squartatore, poiché quei soldi non ce li si intasca, ma li si mette al servizio della comunità. Preferisco vedere una palestra rifatta nuova, una scuola più accogliente, un centro anziani ristrutturato a qualunque altra cosa.

Autenticità e appartenenza: la cittadinanza non si compra

Numero due: qualcuno dice che la cittadinanza non si regala, io dico che la cittadinanza (inteso come appartenenza alla storia di una città) non si compra. In questo caso esiste lo ius soli, nel senso che bisogna averla vissuta, frequentata, amata per dire di appartenervi. Bisogna avere sofferto e gioito in quella città. Fedez l'ha fatto? E se pure lo avesse fatto, perché la dipinge come un luogo che non è? Lui non è rozzanese perché gli è convenuto dire che era di Buccinasco fin quando "Bucci" era il luogo della 'ndrangheta, adesso che "Rozzi" - grazie a un altro trapper, peraltro - è tornata in auge, lui è di "Rozzi". Ma le città mica sono un tram! Non ci si sale per poi scendere e prenderne un altro. Numero tre: il problema di tutta questa vicenda, dei 130mila euro, di Buccinasco, di Rozzano eccetera è che c'è gente in giro, che ci sia nata oppure no, che grazie a questi paesi di periferia, e alle loro difficoltà, fa fortuna. Ma non fa la fortuna di questi paesi: ne sfrutta le disgrazie, le aggrava incidendo uno stigma ancora più profondo. E' così: approfittano e distorcono realtà più complesse a proprio beneficio. Nessuno può dirlo del famoso scrittore perché è in auge, oggi lo diciamo di Fedez perché è in caduta libera. Su questo sì, dovremmo fare autocritica. Sul tempismo con il quale li mandiamo a f...







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