Milano
Rischia la riapertura di settembre. Sindacati: l'orario di lavoro non si tocca
Tra didattica a distanza e doppi turni le scuole si preparano per riaprire a settembre, ma le difficoltà sono molte. E' a rischio anche l'apertura autunnale?
Scuola, rischia la riapertura di settembre. Sindacati: l'orario di lavoro non si tocca
Facili a dirsi difficili a farsi: i doppi turni nella scuola, che dovrebbero essere avviati per il ritorno in aula a settembre sono un nodo su cui ci sarà da lavorare se non si vuole far perdere a bambini e ragazzi un altro anno scolastico. E non sono l’unico: l’alternativa - o la forma di integrazione - è una didattica a distanza che ad oggi non è stata regolamentata, lasciando ad ogni scuola il compito di organizzarsi ed escludendo di fatto 1 milione e mezzo di studenti (dati Cgil) sprovvisti di connessione e device.
Ma la soluzione non è per niente facile, perché la scuola è un mondo variegato ed enorme che ha connessioni con tutte le istituzioni: basti pensare all’organizzazione dei trasporti e alla gestione dei plessi (talvolta regionali, talvolta comunali). Come potranno arrivare in classe - magari puntuali - studenti e docenti, in orari scaglionati, se il trasporto è ridotto fino al 70%? Come si creano i piccoli gruppi se la disponibilità di aule è sempre la stessa?
Servirebbero le idee di tutti per trovare una soluzione “accettabile”, ma “le relazioni con il Governo in questo momento sono pessime”, constata Jessica Merli, segretaria generale della Flc Cgil Milano: “Il Governo ha messo un muro, non parla, non risponde, non fa. L’atteggiamento del Miur è indegno”, rincara la dose la sindacalista.
I conti sono semplici da fare: “Solo a Milano, ad esempio, nelle scuole primarie i bambini hanno un monte di 40 o più ore settimanali, coperto da due insegnanti, ciascuno con 22 ore di servizio. Se le classi si sdoppiano abbiamo bisogno del doppio del personale: è facile”. E la realtà è che la pandemia non ha fatto che portare alla luce “moltiplicandole all’ennesima potenza, le criticità che il comparto aveva già prima”.
Ossia una carenza di organico costante e atavica, non solo nel corpo docente, ma anche in quello del personale Ata (gli ex bidelli): “Non ci dimentichiamo le tragedie avvenute a Milano (non più di qualche mese fa un bambino precipitato da una balaustra): “Per vigilare corridoi e scale ci vogliono le persone e se non ci sono le persone, le cose accadono” denuncia ancora Merli (Cgil).
Sulla necessità di assunzione di organico concorda anche la Cisl: il segretario generale per Milano, Massimo Sambruna è chiaro: “O il ministero ci dà organico aggiuntivo sia di docenti che di personale Ata o non si potrà fare la didattica per piccolo gruppi”. E anche in questo caso il silenzio da viale Trastevere è visto come un problema: “Siamo già in una situazione di ritardo preoccupante. Il ministro ci dica che scuola prevede per settembre”.
Aumentare l’orario di lavoro degli insegnanti non è un’ipotesi considerabile per i sindacati, almeno stante così le condizioni contrattuali: “Il contratto non si tocca, o va adeguato. Se si aumentano i turni e le ore di lavoro deve essere consequenziale anche lo stipendio”, taglia corto Carlo Giuffrè, segretario generale Uil scuola Lombardia. Naturalmente una modifica di contratto prevederebbe un provvedimento legislativo di cui il Ministero non ha mai parlato. Non è inutile ricordare che il mito delle 18 ore di lavoro dei docenti non è altro, appunto, che un mito: riunioni, correzioni di compiti e preparazione delle lezioni sono da sempre dimenticati dal contratto nazionale.
La soluzione più veloce sarebbe l’assunzione per titoli dei precari storici o comunque con almeno tre anni di esperienza. Ma anche sul punto le soluzioni sono meno nuove di quelle che sembrano: i 60mila ingressi annunciati dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nell’ultima ‘conferenza stampa/messaggio alla popolazione”, rappresentano in realtà “un piano che esisteva già prima”, precisa Merli (Cgil). E che comunque con le condizioni attuali è di fatto inutilizzabile: “Non siamo ancora in grado di pensare a quando le persone potranno iscriversi al concorso, figuriamoci di sapere se potremo avere gli insegnanti sufficienti per la riapertura in autunno. Siamo preoccupatissimi”.
La storia che c’è dietro ai concorsi nella scuola negli ultimi anni in effetti non depone a favore della velocità delle procedure: “La media per espletare un bando è di due anni”, fa presente Giuffrè (Uil).
Insomma gli insegnanti “non hanno alcuna opposizione ideologica” né alla didattica a distanza né ai doppi turni, chiedono però “coinvolgimento nelle decisioni e una regolamentazione” che dica stop al far west di oggi: “Alcuni sono costretti a fare videolezione alle 18 perché gli allievi possono usare il pc solo a quell’ora, dopo che lo hanno adoperato i genitori per lavoro. Ne va dell’apprendimento e della ricaduta didattica, e anche del diritto alla studio per tutti”, denuncia Sambruna.