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Milano
Rischio primarie flop e attendismo. Mdp-Pd e il groviglio delle Regionali

di Fabio Massa

A livello nazionale, ormai la spaccatura è conclamata. Mdp e Pd se le suonano di santa ragione praticamente tutti i giorni, tra legge elettorale e tutto il resto. Eppure la Lombardia, in vista delle prossime regionali, fa un po' storia a sè. Certo, la via lombarda, il famoso modello Milano, è una cosa un po' sui generis rispetto a quello nazionale e alla muscolarità di certo renzismo. Eppure, proprio per cercare di mantenere questa identità milanese, i dem lombardi stanno correndo grossi rischi. L'argomento? Quello ovviamente delle primarie. Volente o nolente Giorgio Gori, Alessandro Alfieri, il segretario regionale, ha dato il via libera alle primarie. Volente o nolente Alessandro Alfieri, Giorgio Gori ha iniziato la sua campagna elettorale di fatto come se fosse già il candidato iniziale. Forte dell'appoggio dei pisapiani, prova ad allargare il fronte a sinistra senza dimenticare che c'è circa un milione e mezzo di voti che non ha mai cambiato idea e che ha determinato una maggioranza più che stabile dagli anni novanta ad oggi. Ora, secondo rumors raccolti da Affari, all'ultimatum di Alfieri sul 3-4 dicembre, insomma, sui primi giorni di dicembre e comunque prima di Sant'Ambrogio, Mdp vorrebbe un rinvio ancora di qualche giorno, magari alla settimana successiva, magari a quella a ridosso di Natale. Insomma, più tempo possibile dopo che avrà sciolto la rosa dei quattro, come già scritto dal Corriere e da Repubblica oggi: Corsini, Rosati, Panzeri e Laforgia. Rosati continua a dichiarare di non correre, Laforgia difficilmente si butterà in una sfida locale quando c'è da giocare la partita di Roma. Corsini e Panzeri, forse, aspirerebbero, dall'alto della loro esperienza. Ma come fare a tenere insieme il Pd a livello locale mentre a livello nazionale il litigio è ormai atomico? Il mandato dei vertici nazionali è ancora quello: cercate la pace in Lombardia. Ma per quanto? Difficile prevederlo. Di fatto oggi le incognite sono altre, brutalmente organizzative. Chi pagherà le primarie? E perché i volontari impegnati nella campagna elettorale dovranno essere distratti per una consultazione che pare un rito (stanco) per tenere dentro una forza politica che a livello nazionale spara a palle incatenate? E ancora: che cosa succederebbe se alle primarie per incoronare Gori si presentassero in pochi, delusi da una consultazione di prammatica? Già con Pizzul in campo il quadro cambierebbe. Ma di quanto? Il rischio per il Pd è alto e per Giorgio Gori ancor di più. Ma la tarantella va avanti, tra Cornelli candidati a loro insaputa e Rosati che stentano a sbocciare.

fabio.massa@affaritaliani.it

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