Milano

Rom, a Milano la politica continua a sgomberare. Ma loro sono raddoppiati

Quanti sono i nomadi a Milano? L'analisi di Affaritaliani.it Milano

Quanti sono i nomadi a Milano? Da 1500 sono diventati 4000. La politica di inclusione scolastica è al palo. Continua la politica degli sgomberi, anno dopo anno. Ma non basta (perché non funziona).

di Eleonora Aragona per Affaritaliani.it Milano

I presunti spari nei pressi del campo rom. Più recentemente, il messaggio sui treni di Trenord. Ma il risentimento nei confronti dei rom e "degli zingari" è più profondo, e non ha colore politico. “C’è un clima di disagio e insofferenza diffuso”, spiega ad Affaritaliani.it Milano il presidente dell’Opera nomadi di Milano, Maurizio Pagani. La notizia degli spari presso il campo nomadi di via Olmi si è poi rivelata infondata ma resta la questione della gestione del rapporto con i rom, sinti e caminanti in città. “È una situazione che viene da lontano, i motivi sono legati all’inefficacia degli interventi per quanto riguarda i campi rom ufficiali. Gli interventi pubblici in questi spazi sono arroganti e non ricercano un’alleanza necessaria con queste comunità per progredire verso il meglio”. Pagani non risparmia critiche ai governi di destra e sinistra che hanno guidato Milano negli ultimi 15 anni. È come se le problematiche intorno alla questione delle comunità zigane abbiano messo d’accordo le fazioni opposte. “I toni sono più aggressivi a destra e più sfumati a sinistra, però in tutto questo arco di tempo sono continuati gli ssgomberi, con gli stessi numeri”, spiega Pagani.

Alla fine il problema è che le politiche degli ultimi quindici anni hanno appesantito l’emergenza abitativa e di abusivismo nelle strutture popolari delle periferie milanesi. L’inefficacia delle politiche sociali e di integrazione verso le comunità romani è un punto su cui concordano gli interventi di molte associazioni. “Dal 2012 quando il governo Monti firmò la Strategia nazionale di inclusione di Rom, Sinti e Caminanti non sono stati compiuti passi in avanti. Anzi in 10 anni a Milano la situazione è peggiorata, ad esempio negli anni sono aumentati i numeri che riguardano la dispersione scolastica”, rincara la dose Pagani. Più nomadi non vanno a scuola, più aumenta la criminalità, e cresce l'odio.

Nel 2006 l’Opera Nomadi segnalava un forte e costante incremento dei minori rom iscritti nella scuola materna e dell’obbligo. “A fronte di oltre 500 iscrizioni registrate a Milano nell’anno scolastico 2005/2006, che salgono a quasi 900 in tutta la Provincia, con una previsione di crescita minima di ulteriori 100 unità per ogni anno scolastico”, diceva. Stando ai dati comunali nel 2012 il 23% dei minori che viveva nei campi non risultava essere scolarizzato, mentre tra quelli che viveva in un’abitazione la percentuale si aggirava intorno al 7%. Insomma una situazione comunque complicata (perché un quarto dei bimbi che non va a scuola è comunque molto), ma che poi peggiora drasticamente. E non conta se il sindaco è di sinistra, o se il Governo cambia colore. Nei rapporti sul Progetti nazionali per l’inclusione e l’integrazione dei bambini rom, sinti e caminanti sulla dispersione scolastica nel 2013, anno di avvio del programma, però c’erano solo 10 bambini rom coinvolti. E nei monitoraggi sull’andamento degli anni successivi i dati di Milano non sono pervenuti. Nel rapporto dell’Osservatorio sulle scuole sulla dispersione scolastica a Milano nel 2017 non appare neanche un riferimento diretto alla questione rom, sinti e caminanti. C’è l’espressione generica “svantaggiati” in cui si includono tutte le categorie e le minoranze. Questa scarsa trasparenza rende complicato capire quanto siano state efficaci le azioni messe in atto per arginare il problema.

Bassa scolarità, scomparsa di una politica mirata. Poi c'è però il problema sottostante a tutto: la propensione criminale all’interno dei gruppi rom non può essere negata. I casi a dimostrazione che nei campi e nelle comunità cittadine il tasso di criminalità sia elevato non sono mancati. Il campo di via Monte Bisbino ha offerto molte prove, come nel caso della “banda del sassolino” o della perquisizione in cui furono trovati 67 pregiudicati su 83 controllati.

E come reagisce l'amministrazione comunale a tutto questo? Si fa a gara per fare più sgomberi. La Giunta Moratti secondo quanto dichiarato nel 2015 dall’ex vicesindaco De Corato aveva effettuato 535 interventi in 5 anni ed era riuscita a ridurre la presenza rom a 1.500 unità circa. Nel 2012 la presenza, dati del Comune, era cresciuta fino ad arrivare a 2.500 persone, di cui 650 nei 7 campi autorizzati (Bonfadini, Chiesa Rossa, Idro, Impastato, Martirano, Negrotto, Novara), 200 caminanti e sinti in camper e roulottes, e 1.650 negli insediamenti non autorizzati. Oggi si parla di 4.000 persone sparse tra campi regolari e irregolari. Per quanto riguarda gli sgomberi invece i dati raccolti dalla Commissione consiliare sugli insediamenti sono molto chiari: da gennaio a maggio 2018 i controlli sono stati 266 e hanno portato all’allontanamento di 8.540 persone.

Gli sgomberi continuano ad essere una parte rilevante della strategia milanese per contenere i problemi che gravitano attorno alla questione rom. Però nello stesso documento del Comune appena citato si legge anche che è stato previsto un incremento delle risorse destinate alla gestione dei Centri d’accoglienza temporanea (che hanno sostituito i Centri per l’emergenza sociale) e i Centri per l’autonomia abitativa. Per 13 mesi sarà destinato a questo progetto un milione 807 mila euro. Le cooperative a cui viene concessa la gestione di questi centri devono usare questa cifra per l’ordinaria organizzazione dei campi e anche per tutte le attività di formazione e di inclusione sociale. La giunta Moratti spese fino a 2 milioni e 500 mila euro tra il 2007 e il 2011.

Cambiano le giunte, le cifre sono diverse, ma in ogni caso la questione rom è affrontata ancora come un’emergenza. Si concede grande attenzione alla questione abitativa, ma è difficile capire quanto si sia attenti verso gli altri temi che contribuiscono ad aggravare le criticità. Sicuramente trovare forme diverse dell’abitare per i rom, sinti e caminanti è parte del problema, restano però questioni culturali e di opportunità che mantengono molto ampio il divario tra le comunità nomadi e i concittadini milanesi

 







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