Milano

Rozzano, la boxe in oratorio: un progetto tra sport, fede e riscatto sociale

Il 29 gennaio l'evento "Un gancio da Dio", per dare l'avvio ad un percorso innovativo di inclusione e crescita sociale. Intervista a don Luigi Scarlino

di Federico Ughi

Rozzano, la boxe in oratorio: un progetto tra sport, fede e riscatto sociale

Un ring di pugilato nel cuore dell'oratorio Sant'Angelo a Rozzano. Il gong iniziale di un suggestivo e innovativo percorso tra sport, educazione, fede: l'appuntamento è per mercoledì 29 gennaio alle 20.45 in viale Romagna 46 con l'evento "Un gancio da Dio". La presentazione di una idea nata un paio di anni fa. La boxe come strumento di riscatto sociale e aggregazione positiva, in un contesto complesso come quello rozzanese. Con il progetto di allestire una palestra negli spazi dell'oratorio. Per dare ai giovani del territorio una alternativa.

In prima linea ci sono don Luigi Scarlino, la pastorale giovanile Rozzano ed il Movimento dei Colpitori fondato da Federica Guglielmini e Dome Bulfaro. Loro gli organizzatori di una iniziativa che conta già del sostegno di diverse realtà. Il 29 gennaio ci saranno infatti anche Maria Laura Guido, vice sindaco di Rozzano, il sottosegretario Sport e Giovani di Regione Lombardia Federica Picchi, don Luca Meacci, assistente ecclesiastico nazionale Csi, Carmelo Ferraro, presidente di MI'mpegno, Mauro Grimaldi, ad Federcalcio Servizi, Mario Furlan dei City Angels, Paolo Bocedi di SOS Italia Libera. Ed ancora il magistrato Raffaella Zappatini, Antonella Minieri, primo arbitro donna di boxe. E diversi ospiti speciali come Luca Messi, ex campione di pugilato, Vincenzo Gigliotti, ex campione italiano ed allenatore, Jonathan Kogasso, campione italiano dei pesi massimi, Antonino Guerra, ex campione ed allenatore del Club pugilistico Rozzano. "Stiamo lavorando tutti insieme a qualcosa di bello per una città fragile come Rozzano. Un'occasione per dare un senso diverso alla propria vita. Ed anche un modo nuovo per evangelizzare utilizzando un linguaggio diverso", spiega ad Affaritaliani.it Milano don Luigi Scarlino. L'intervista.


 

Don Luigi, come nasce l'idea di portare la boxe in oratorio a Rozzano?

L'intuizione risale già ad un paio di anni fa. Occupandoci delle esigenze e dei bisogni di alcuni ragazzini, durante un percorso di terapia era stato suggerita la pratica di sport di combattimento per le regole che impongono e per cementare l'autostima personale. Importante anche un convegno sulla boxe promosso in Regoine Lombardia dal consigliere Maira Cacucci. Da qui l'idea, anche grazie all'incontro con amici come il Movimento dei Colpitori. La boxe è anche cultura. Uno sport forse un po' inusuale per un oratorio, ma una alternativa ad altre attività come il calcio.

Il 29 gennaio presentate alla città quello che è l'inizio del percorso.

L'aspetto più bello è come si è arrivati a questo momento. Grazie a sinergia e lavoro in team. Ognuno in base alle proprie competenze e nel proprio ruolo sta contribuendo per creare qualcosa di bello in una città martoriata e fragile come Rozzano. E sentiamo un grande interesse attorno a questa iniziativa. Il 29 gennaio sarà allestito un ring in oratorio. Ma il progetto è di creare una palestra. Uno spazio di sport ma anche di cultura.

L'evento si intitola "Un gancio da Dio". Cosa significa per lei?

Viviamo in un contesto sociale di grandi conflitti. Generazionali, ma non solo. Vogliamo provare ad offrire strumenti per gestirli partendo da un linguaggio diverso, quello dello sport. Un altro gancio per un'altra guancia da porgere: in questo senso parliamo anche di una lotta spirituale. E di dare un senso alla propria vita. Attraverso la boxe. Uno sport che introduciamo in ambiente oratoriale. E' l'inizio di qualcosa che si muove, qualcosa di innovativo. E può anche essere una diversa occasione di evangelizzazione. Ricordo la preziosa collaborazione con l'associazione Giovanni Testori, che ha dedicato una intera mostra al pugilato. Insomma: è cultura, è fede, è un nuovo modo di dialogare nella città promuovendo nuovi cammini e nuovi processi.

Il tutto in un territorio complesso come quello di Rozzano. Unico Comune del Nord Italia inserito nel cosiddetto decreto Caivano bis. Non a tutti questa scelta è piaciuta. Lei cosa ne pensa?

Oggi si chiama Caivano bis. Io preferisco chiamarlo "Decreto Rozzano" o "Decreto della speranza". Perchè è una occasione di aiuto ulteriore. Anche qui ci sono delle fragilità e questo è stato riconosciuto. Non bisogna demonizzare: è uno strumento che viene dato alla città per migliorarsi, crescere, mettersi in gioco. Aggiungo che, diversamente da quello che è stato il decreto Caivano originale, questo provvedimento non pone in cima alle priorità questioni securitarie e di repressione. Si tratta di rinascita, inclusività, lotta al degrado ed alla dispersione scolastica.  

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