Milano

Rsa, i pm di Milano: "Archiviare le indagini sui morti al Trivulzio"

Non e' stata acquisita alcuna evidenza di condotte colpose o irregolari in merito ai decessi al Pat di Milano durante la pandemia. Amareggiati i familiari

Rsa, i pm di Milano: "Archiviare le indagini sui morti al Trivulzio"

Non e' stata acquisita alcuna evidenza di condotte colpose o comunque irregolari - causalmente rilevanti nei singoli decessi - in ordine alla assistenza prestata. Anzi, con riguardo ai singoli casi, neppure sono state accertate evidenze di carenze specifiche, diverse dalle criticita' generali () riguardo le misure protettive o di contenimento che possano con verosimiglianza aver inciso sul contagio dei singoli soggetti". E' quanto si legge nelle conclusioni della richiesta di archiviazione, firmata dai pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, dell'indagine sugli ospiti morti al Pio Albergo Trivulzio durante la prima ondata della pandemia da Covid-19. "Lo standard probatorio richiesto al riguardo richiederebbe la dimostrazione precisa del nesso causale tra il singolo evento dannoso e una specifica condotta riprovevole: il che pare senz'altro da escludere sulle base delle evidenze acquisite", osservano i pm, coordinati dall'aggiunto Tiziana Siciliano, nel provvedimento che riguarda l'inchiesta per epidemia colposa e omicidio colposo plurimo a carico dell'ex dg della 'Baggina' Giuseppe Calicchio e della struttura stessa per la legge 231/01 sulla responsabilita' amministrativa degli enti.

La richiesta di archiviazione firmata dai pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, coordinati dall'aggiunto Tiziana Siciliano, ora dovra' essere valutata dal gip che potra' disporre l'accoglimento o il rigetto ordinando nuove indagini. L'inchiesta della Guardia di Finanza era nata nell'aprile 2020 partendo da alcune denunce sporte da famigliari di ospiti, per lo piu' deceduti, al Pio Albergo Trivulzio, storico istituto gerontologico milanese, in cui si contestavano deficienze e irregolarita' nella gestione dell'emergenza determinata dalla diffusione del Covid-19. Gli accertamenti, svolti anche con la collaborazione di un collegio di esperti in medicina legale, medicina del lavoro, epidemiologia e infettivologia, hanno riguardato l'esame di circa 400 cartelle cliniche di pazienti ospitati nella struttura nel periodo gennaio-aprile 2020.

La ricostruzione dei nessi causali trova "un ostacolo insuperabile nell'impossibilita' di tracciare con ragionevole certezza il percorso del virus nel suo ingresso e diffusione nella struttura del Pat". Lo scrivono i pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi nella richiesta di archiviazione dell'indagine sui morti alla 'Baggina' durante la prima ondata della pandemia da Covid-19. In particolare, stando alla ricostruzione dei pubblici ministeri, coordinati dall'aggiunto Tiziana Siciliano, "non e' possibile dire quanto abbia inciso nella diffusione" del virus "l'inserimento di pazienti provenienti" da ospedali esterni come quello di Sesto San Giovanni senza prima sottoporli a tampone "ne' l'ordine impartito in alcuni casi di non indossare le mascherine"

I familiari: "Diffusa rimozione della tragedia"

"Nel corso di questi 18 mesi abbiamo assistito alla diffusa rimozione della tragedia nell'intento di cancellare il conflitto tra gli interessi dei cittadini direttamente colpiti e i diversi interessi delle parti economiche, politiche e istituzionali a vario titolo coinvolte nella catena di responsabilità", commenta Alessandro Azzoni, presidente dell'associazione Felicita che riunisce i parenti delle vittime.

 Azzoni si chiede "quante morti si sarebbero potute evitare se ci fosse stata una risposta più adeguata all'epidemia nella gestione e nell'organizzazione delle strutture". L'associazione Felicita si dice "amareggiata" della decisione della Procura e in attesa di leggere gli atti depositati annuncia una conferenza stampa in settimana "per esprimere un giudizio più compiuto sull'archiviazione e comunicare tutte le azioni che l'organizzazione intende mettere in campo affinché sia data piena risposta all'imprescindibile domanda di giustizia e di verità".

Gallera: "Trivulzio, fu un vergognoso attacco mediatico"

La Procura di Milano, "dopo un'analisi attenta del materiale raccolto e a seguito di una meticolosa attivita' investigativa, ha deciso di chiedere al Giudice per le Indagini Preliminari di archiviare l'inchiesta sulle responsabilita' dei decessi nel corso dell'emergenza Covid al Pio Albergo Trivulzio. Rimangono il profondo disgusto e il disprezzo per il proditorio attacco mediatico e politico che abbiamo subito per mesi e la profonda riprovazione per chi ha utilizzato la sofferenza e i morti di quel drammatico momento per biechi fini politici". Lo scrive su Facebook l'ex assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera.

"Il 5 aprile 2020, con un articolo su Repubblica a firma Gad Lerner dal titolo 'La strage nascosta del TrivulziO', partiva un vergognoso attacco mediatico nei confronti di Regione Lombardia. L'inchiesta giornalistica proseguiva nei giorni successivi con grande enfatizzazione e titoli quali 'L'Epidemia insabbiata, al Trivulzio s'indaga su 70 morti' e 'Cosi' la Baggina e' diventata un focolaio'. Un attacco mediatico andato avanti per mesi con una violenza inaudita nei confronti del sottoscritto, del Presidente Fontana e di Regione Lombardia", afferma Gallera. "Noi, sin dal primo giorno, abbiamo sempre dato il massimo per affrontare lo 'tsunami Coronavirus' e salvare il maggior numero possibile di vite umane. Il tempo - prosegue l'ex assessore - fortunatamente e' galantuomo. I dati scientifici avevano gia' nei mesi scorsi evidenziato l'azione positiva ed efficace di Regione Lombardia in piena emergenza, in un contesto difficilissimo da gestire e senza alcun tipo di indicazione preventiva da parte della stessa comunita' scientifica".







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