Rubabandiera a San Vittore: l'installazione di Bros per Fondazione Maimeri - Affaritaliani.it

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Rubabandiera a San Vittore: l'installazione di Bros per Fondazione Maimeri

Milano, l'installazione Rubabandiera di Bros a San Vittore il 19 giugno per avvicinare le persone al carcere: iniziativa di Fondazione Maimeri

Rubabandiera a San Vittore: l'installazione di Bros per Fondazione Maimeri

A Milano, mercoledì 19 giugno 2019, la Fondazione Maimeri organizza e presenta, nella Casa circondariale San Vittore (piazza Filangeri 2), l’installazione di Bros, Rubabandiera. A seguire il concerto di Young Rame e la cena a buffet preparata dai detenuti facenti parte di “Libera scuola di cucina”. L’intento di questo progetto è di avvicinare le persone al carcere e valorizzare l’importanza e la complessità dei percorsi di recupero, il lavoro difficile degli operatori, l’importanza del ruolo del contesto cittadino, le necessità di un’integrazione che parta proprio dal luogo più difficile della città. San Vittore vuole incontrare la città e i milanesi trasmettendo messaggi dettati da un’anima positiva e istruttiva non ancora conosciuta e riconosciuta. Il carcere è un luogo dove oggi si incontrano tutte le culture del mondo con un modello di integrazione possibile che va favorita, supportata, accompagnata e comunicata. Una mostra immersiva, emozionale e relazionale, che si rivolge ai detenuti del Carcere di San Vittore, ma che in parte è anche frutto della collaborazione con i detenuti stessi.

È quella che l’artista milanese Bros, al secolo Daniele Nicolosi, uno dei più celebri esponenti della scena artistica urbana italiana, realizzerà a partire dal 19 giugno all’interno della rotonda centrale della struttura di via Filangeri. La mostra, intitolata Ruba Bandiera, a richiamare i giochi infantili e il periodo esistenziale caratterizzato dall’innocenza e dallo svago ma anche a un momento della vita in cui i detenuti, privati della loro libertà, sono stati sradicati dal proprio territorio e spogliati della propria identità di uomini liberi, sarà composta da una serie di bandiere e di superfici specchianti, posizionati nel luogo di maggior transito della Casa Circondariale.

Le bandiere di Bros, che riprendono quelle realizzate dallo stesso artista per una performance messa in atto a Milano nel 2011 per il Carnevale Ambrosiano (“Squaraus – Colore dal corpo”), vogliono essere un vessillo identitario, gioioso, bizzarro e colorato, esente però da qualsiasi carattere di demarcazione territoriale, nazionale o etnica. Queste bandiere, alcune delle quali sono state realizzate direttamente dalle detenute del laboratorio di sartoria del reparto femminile (e allestite poi dai detenuti della sezione maschile), simboleggiano infatti l’idea di una “mappatura emozionale” del territorio, alternativa alla classica demarcazione politico-geografica con cui fin da bambini ci hanno abituato a suddividere le aree del mondo. In contrapposizione ai territori geografici già codificati, Bros ci propone così, attraverso le sue bandiere fantastiche, nuovi “territori emozionali” su cui confrontarci e riconoscerci. La “demarcazione emozionale”, scandita dai colori mutevoli e fantastici delle bandiere dell’artista, vuole infatti rappresentare un momento di riappropriazione delle proprie emozioni e della propria intimità da parte degli stessi detenuti, che passandovi davanti riconosceranno, a livello inconscio, i vessilli e gli abbinamenti di colori che più si confanno al proprio stato d’animo.

All’interno della stessa rotonda, una serie di specchi rimanderà invece ai detenuti di passaggio la loro immagine, filtrata però da una serie di adesivi applicati in sovrimpressione sulla stessa superficie specchiante, con disegni molto semplici ed elementari, come rose, rondini, picche e cuori, soli radianti dietro sbarre, etc, realizzati sui disegni originali di Flavio Cannata di Bowery Classic Tattoo di Legnano. I tatuaggi che, come antichi emoji analogici, costelleranno la superficie degli specchi, rappresentano un evidente richiamo alla tradizione dei tatoo storicamente associata alla vita carceraria: è noto infatti che, da sempre, i tattoo venivano impiegati dai detenuti non solo per la decorazione del corpo, ma anche per la comunicazione di fatti riguardanti la propria vita privata o sociale come reati, simboli di appartenenza, amori, etc.

La funzione paradossale di questi “tatuaggi” sugli specchi è però che, benché formalmente rimandino a una delle più antiche tradizioni carcerarie, dall’altra richiamano anche, al contempo, il classico uso degli emoji e delle altre “decorazioni digitali” che ogni giorno costellano le storie di Instagram sugli schermi dei nostri smartphone. Passando davanti agli specchi, i detenuti potranno così imbattersi nella propria immagine, filtrata però da una serie di elementi simbolici che rimanderanno loro emozioni contrastanti: richiami al mondo di “fuori”, coi suoi nuovi riti digitali (emoji, simbolini, selfie, etc.), rimandi alla tradizione della vita “dentro” (i tatuaggi), in una sorta di territorio spurio, emozionalmente neutro, che non appartiene né all’una né all’altra situazione esistenziale, ma solamente a se stessi. “Riuscire a trasformare il carcere di San Vittore in un luogo espositivo è un processo semplice e liberatorio, che può essere fatto innanzitutto partendo da un cambiamento di prospettiva”, dice l’artista, che fin dagli albori della sua ricerca è convinto che la pratica artistica non si possa rilegare ai luoghi in cui oggi siamo abituati a fruirla.

Ed è proprio prendendo coscienza del proprio corpo nello spazio insieme reale e irreale della vita carceraria, col suo carico di emozioni forti e contrastanti che fatalmente porta con sé, che il cambiamento di prospettiva può farsi realtà. L’inaugurazione della mostra sarà scandita dalle note e dalle parole di Young Rame, giovane rapper milanese proveniente dal quartiere della Barona. La Fondazione Maimeri che ha sposato con entusiasmo il progetto, coinvolgendo personalità della società civile, la direzione della casa circondariale di San Vittore, sta creando un gruppo di lavoro che favorisca la realizzazione del progetto ed organizzi eventi in grado di creare una permeabilità tra rendendo fruibili alcune specifiche aree della struttura, in modo serio, sobrio, sicuro in linea con il ruolo istituzionale che la caratterizza e che la gente e le istituzioni si aspettano e le chiedono.








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